Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Diego Bianchi

• (detto Zoro) Roma 28 ottobre 1969. Conduttore tv. Di Gazebo (dal 2013, Raitre).
• Sul venerdì di Repubblica cura la rubrica Il sogno di Zoro.
• Nel 2014 ha diretto e interpretato il suo primo film, Arance e martello.
• Nel 2003 fondò il blog “La Z di Zoro”, nel 2007 iniziò a realizzare le rubriche video Tolleranza Zoro, diffuse con successo su YouTube. Dal 2008 su Raitre in Parla con me di Serena Dandini, poi nel 2012 su La7 in The show must go off.
• «Zoro è un nickname che scelsi in omaggio a don Diego della Vega di Zorro, che nella mia infanzia era l’unico Diego famoso a parte Maradona, e siccome a Roma si lavora per sottrazione gli tolsi una r».
• «In questi anni Zoro si è costruito la figura del militante di sinistra che si arrovella costantemente sui destini della medesima. Si interroga con decisione e, nello stesso tempo, con lievità» (Aldo Grasso).
• «La sconfitta del partito è stata la fortuna di Bianchi. Mentana l’ha chiamato per commentare a Matrix la puntata “Sinistra anno Zero” e registi come Francesca Archibugi e Paolo Virzì ormai lo accolgono con un “siamo tuoi grandi fans”» (Concetto Vecchio).
• «Emblema della sinistra televisiva romana è il Gazebo di Diego Bianchi, alias Zoro, il Max Pezzali del Pigneto che dà vita agli ultimi bagliori del dandinismo. La strizzatina d’occhio, lo stravacco da sinistra romana, la t-shirt alternativa, le vignette, i tweet degli amici suoi letti alla lavagna come una versione antagonista del Maestro Manzi, lo stacchetto reggae dell’orchestra, Zoro ai bonghi, daje rega’» (Andrea Minuz).
• «Cosa mi sento veramente? Non saprei. La prima etichetta che mi appiccicarono fu quella di blogger. Cerco di essere un facilitatore, uno che prova a raccontare in termini più semplici possibili la realtà. La verità è che io non ho mai avuto una vera vocazione. Mi piacevano troppe cose. Frequentavo la sezione del Pci di Porta San Giovanni, giocavo a calcio in prima categoria, suonavo le percussioni africane, ho inciso anche dei dischi autoprodotti, infine amavo scrivere e quindi guardavo al giornalismo. Mio padre, per culto del ricordo, confezionava filmini sulla nostra famiglia. Forse la passione per i video mi è nata osservando lui» (a Concetto Vecchio).
• «“Da ragazzo ho affrontato tutte le tappe tipiche di chi non ha idea di che direzione prenderà la propria vita. A iniziare dalla facoltà universitaria. Scelsi Scienze politiche. Il titolo della mia tesi era Lega e Rete, dall’opposizione al governo locale. Il professore con cui mi laureai – Domenico Fisichella – divenne ministro del governo Berlusconi poco dopo”. E dopo la laurea? “Ho fatto di tutto. Dal 2000 al 2008 ho lavorato per Excite, uno dei primi portali italiani. Mandai un curriculum e venni assunto dopo due giorni”. Che esperienza fu? “Dodici mesi in un portale di quel genere come producer, a quell’epoca, valevano come un anno dei cani: un settennato. Andammo in gita societaria a San Francisco. C’era gente che si calava dalla pertica per raggiungere il piano di sotto e altra che lavorava come se nulla fosse fino alle 5 del mattino. Un luna park. Tornato a Roma feci i conti con la realtà”. E la realtà qual era? “Da responsabile di una redazione, con l’ambizione di fare un sito online di qualità, feci presto i conti con l’annosa dicotomia tra illusioni e concretezza”. Traduciamo concretezza? “Senza i video porno non avremmo potuto pagare gli stipendi. YouTube non esisteva, non si parlava di social network e caricare un video sul web equivaleva ad accendere il fuoco all’età della pietra. Ma il porno, esattamente come oggi, già tirava che era un piacere. C’era gente che entrava in ufficio e non faceva altro, con mille attenzioni, che selezionare contenuti. Non mi sono più dimenticato quale fosse la categoria, il risultato più cercato dagli utenti”. Qual era? “‘Autopompe’. Mi sembra una parabola universale, applicabile a universi anche molto lontani tra loro”» (a Malcom Pagani).
• Una figlia, Anita.
• Romanista, abbonato in Curva Sud accanto a Valerio Mastandrea.