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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Paolo Bettini

• Cecina (Livorno) 1 aprile 1974. Ex ciclista. Commissario tecnico della Nazionale italiana di ciclismo dal 2010 (è subentrato all’amico Franco Ballerini, deceduto nel febbraio dello stesso anno durante una gara di rally) al 2013. Dal 2014 è team manager del Fernando Alonso Cycling Team. Campione del mondo 2006 e 2007 (doppietta riuscita prima di lui solo a un altro italiano, Gianni Bugno). Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene (2004). Vicecampione del mondo nel 2001 (dietro Oscar Freire Gomez). Ha vinto la coppa del Mondo 2002, 2003 e 2004, la Milano-Sanremo 2003, il Giro di Lombardia 2005 e 2006 (pochi giorni dopo la morte dell’amatissimo fratello Sauro in un incidente stradale), due Liegi-Bastogne-Liegi (2000 e 2002), il G.P. di Francoforte 2001, la Hew Classics di Amburgo 2003, il G.P. di San Sebastian 2003, il campionato di Zurigo 2005, due campionati italiani (2003 e 2006), una tappa al Tour de France del 2000, una tappa e quattro giorni in maglia rosa al Giro d’Italia del 2005 ecc. «Mio papà Giuliano era presidente del Gruppo Sportivo La California. La società era impegnata in vari sport, ma papà era innamorato del ciclismo. È lui che ci ha trasmesso la passione. Prima di me ha corso mio fratello Sauro. Si è fermato agli allievi: non aveva voglia di studiare e papà gli disse che allora doveva lavorare, con lui operaio e mamma Giuliana casalinga, i lussi non erano permessi. Sauro non riusciva a conciliare le due cose e così mollò».
• «Nell’81, a 7 anni, ho cominciato io, da giovanissimo, il primo gradino della trafila. Li ho saliti tutti. Disputai la prima corsa a Marina di Bibbona e la vinsi, anche se non passai per primo sotto il traguardo. Fui secondo assoluto e primo della mia categoria, eravamo in due G1 ad aver preso il via. Non la consideravo una vera vittoria. Ma la domenica dopo giunsi davanti a tutti».
• «Andava forte in salita come in volata e non stava mai tranquillo in gruppo, saltando sulla sella tanto da guadagnarsi il soprannome di “Grillo”, che si porta dietro ancora oggi. Il talento emerse in fretta, ma tra i Giovanissimi dovette subire una cocente umiliazione, battuto addirittura da una ragazzina che poi avrebbe fatto parlare di sé: Fabiana Luperini. Ma fu solo un episodio. Passato dilettante, continuò a distinguersi anche se nel Mondiale under 23 di Lugano 1996 fu il più triste degli azzurri, quarto e ai piedi di quel podio sul quale stavano festeggiando i compagni di squadra Giuliano Figueras, Roberto Sgambelluri e Gianluca Sironi. Restare a ruota sarebbe stato il suo destino anche nei primi anni da professionista» (Giorgio Viberti).
• «La corsa della vita, la Liegi-Bastogne-Liegi del 2000, diventa lo spartiacque della carriera; nel prima c’era il gregario fedelissimo di capitan Michele Bartoli, nel dopo c’è il corridore che acquista consapevolezza dei propri mezzi. Bettini, dunque, esplose nel 2000, quando si aggiudicò anche la tappa di Dax al Tour de France. L’anno dopo arrivò la seconda vittoria in Coppa del Mondo, il Campionato di Zurigo. Ma nel frattempo qualcosa se ne stava andando: la grande amicizia con Bartoli, con cui era ormai destinato a entrare in rotta di collisione. Il segnale della rottura si ebbe al Mondiale di Plouay del 2000, quando Michele lo accusò di non averlo aiutato in volata. Un anno dopo, al Mondiale di Lisbona, l’amarissimo argento di Bettini venne condito dalle medesime accuse, stavolta in direzione contraria...» (Nino Minoliti).
• Leggendario il bis iridato a Stoccarda nel 2007: nei giorni precedenti la corsa, le accuse del presidente dell’Unione ciclistica internazionale Pat McQuaid (si disse “molto deluso” dal rifiuto dell’azzurro di sottoscrivere il documento antidoping dell’Uci, cosa che invece era avvenuta in toto riguardo alla parte etica, semplicemente aveva posto una clausola secondo la quale un’eventuale multa per positività sarebbe andata in beneficenza) e dell’ex compagno di squadra Patrick Sinkewitz («Mi diede il testosterone», dichiarazioni immediatamente smentite), parvero mettere in dubbio la sua partecipazione alla gara. Respinta ogni accusa, dato mandato ai legali per querele e quant’altro, promise «se fanno questo per destabilizzarmi, sappiano che io il Mondiale glielo rivinco apposta» e così fece.
• Nel 2011 patteggiò con il fisco pagando 2 milioni di euro (era stato accusato di aver evaso le tasse per quasi 4 milioni e mezzo e di non aver dichiarato redditi per oltre 10 milioni tra il 2003 ed il 2008).
• Ha raccontato la sua vita e il mondo del ciclismo anche attraverso la scrittura: da ultimo in Tutti campioni (2010, Red Edizioni, con Marco Bonarrigo).
• È sposato con Monica Orlandini (nozze il 29 ottobre 2000), una figlia (Veronica, nata il 28 settembre 2003).
• Appassionato di aerei, ha preso il brevetto di pilota e si è comprato un Tecnam P 92 (carrello retrattile, 100 cavalli di potenza, 230 orari come velocità di crociera, costo intorno a 50.000 euro).