28 maggio 2012
Tags : Goffredo Bettini
Biografia di Goffredo Bettini
• Roma 5 novembre 1952. Politico. Del Pd «Quello che conta non è il potere, è l’influenza che uno sa esercitare». Nel 2014 si è candidato alle elezioni europee con il Pd nella circoscrizione centro e ha raccolto più di 90.000 voti.
• Figlio dell’avvocato Vittorio, nobile e gran proprietario terriero marchigiano, e di Wilde, che in prime nozze aveva sposato diciassettenne il principe musulmano Xhemal Rexa, albanese e nipote di un pascià. «“Ho respirato politica fin da bambino. Papà non mi ha mai messo in mano un libro di favole. Mi faceva leggere Dostoevskij”. I lombi di lei sono repubblicani, laici e ricchi. Il padre nel 1946 affitta per gli amici del partito la storica sede di via dei Caprettari a Roma ed è tra i principali finanziatori del Pri. Cresce e poi ci vive da signora Bettini in una casa stupenda ai Parioli, molti salotti, e per lei metri e metri di grandi toilettes. Intimi di casa sono Ugo La Malfa (“Era uno di famiglia, passavamo le domeniche a giocare a bocce”), Randolfo Pacciardi (testimone delle sue seconde nozze), Oscar Mammì, Oronzo Reale. Grandi amici anche Gerardo Chiaromonte, Paolo Bufalini, Pietro Ingrao, Lucio Lombardo Radice. Il gran milieu repubblicano. L’intellighenzia del Pci. Dopo la separazione da Bettini, il lavoro da free lance per la Guida delle regioni» (Denise Pardo). «Geniale e potente burattinaio di mille trame» (Fabrizio Roncone), «uomo chiave della scalata di Walter Veltroni alla leadership del Pd» (Marco Damilano), «150 chili, un braccio rotto dagli autonomi nel 1978, scapolo, pariolino, colto, astuto e potentissimo» (Antonella Rampino), Bettini ha una «lunghissima storia politica e personale, attraversata da sfide, sconfitte, sofferenze esistenziali mai negate, successi elettorali (Francesco Rutelli 1993 e 1997, Veltroni 2001, Enrico Gasbarra 2003, Piero Marrazzo 2005) vissuti dietro le quinte e con aristocratica eleganza. Soprannominato “Panzarella” – tutti gli pizzicavano la pancia in segno di amicizia – era uno studente molto colto. Veniva da una famiglia nobile marchigiana, i Rocchi Bettini Camerata Passionei Mazzoleni “del triangolo che comprende Jesi, Ancona, Senigallia”, il tratto semplice e sicuro di chi ha ricevuto un’ottima educazione. Alla Fgci, prima diretta da Gianni Borgna, poi da Veltroni, infine da lui stesso, riesce a trasferire tutte le sue passioni: il trio organizza eventi entrati nella storia dello spettacolo. Lo spettacolo al Pincio in cui Roberto Benigni prende in braccio Enrico Berlinguer» (Barbara Palombelli).
• «I miei maestri si chiamano Pietro Ingrao, Paolo Bufalini, Gerardo Chiaromonte. I miei fratelli sono due, il maggiore è Massimo D’Alema, nella sua qualità di erede legittimo di quel patrimonio civile non rinnegabile e non cancellabile che è stato il Pci, l’altro è Walter Veltroni, cui mi lega una complicità totale, quella che sopporta e supera anche i litigi che per qualche anno, in passato, ci hanno tenuti lontani. Il mio primo brivido, in piazza, risale però ai comizi di mio padre Vittorio, avvocato repubblicano, grande e appassionato oratore».
• «I pasti fuori casa sono la dannazione di Goffredone. Stakanovisticamente impegnato con imprenditori di tutte le sponde (da Francesco Gaetano Caltagirone, proprietario del Messaggero di centrosinistra, a Domenico Bonifaci, proprietario del Tempo di centrodestra, all’almirantiano Giuseppe Ciarrapico) o banchieri, come Luigi Abete che con la sua Bnl è il foraggiatore di ogni iniziativa della Roma ds a cominciare dall’Auditorium (creatura squisitamente bettiniana), Goffrie non riesce a stare a dieta come vorrebbe. Così, si espande incontrollabile e si piace ogni giorno di meno. Per questo, va raramente in tv e si lascia fotografare mal volentieri. Animo gentile in un corpo da credenza babilonese, Bettini ha il complesso della propria goffaggine. Questo ne fa, nel profondo, un solitario. Il suo rifugio è la Thailandia di cui è un patito e dove soggiorna una volta l’anno» (Giancarlo Perna).
• È stato presidente della Fondazione Musica per Roma (Auditorium) dal 1999 al 2006, impegnandosi direttamente nella realizzazione del progetto di Renzo Piano: «Per l’Auditorium mi sono occupato degli ascensori, della disposizione dei bagni, delle sedie: insomma di cose concrete. È stata una sfida vinta perché è stata una sfida di coraggio. Quando i lavori erano impantanati, il cantiere fermo, e tutti dicevano che non si sarebbe fatto. E invece siamo riusciti a finirlo. Quando poi, una volta costruito, hanno detto che sarebbe rimasto vuoto, e invece è diventata la prima struttura europea per biglietti venduti». Presidente della Fondazione Cinema per Roma dal 2006 al 2008. In questa veste è stato il deus ex machina delle prime due edizioni della Festa del cinema di Roma, due grandi successi di pubblico (oltre 100 mila biglietti venduti nel 2006 e 110 mila nel 2007) e dure polemiche con il Festival del cinema di Venezia. Nel giugno 2008 l’allora sindaco Gianni Alemanno lo ha sostituito alla presidenza della Fondazione con Gian Luigi Rondi.
• Attaccato ad inizio 2008 da Clemente Mastella, appena dimessosi da ministro della Giustizia («io non ho una casa in Thailandia come Bettini»), rispose con una lettera pubblicata su Repubblica: «Sono solo (non avendo famiglia) e amando la Thailandia, insieme ai miei fratelli e a mia sorella ho deciso di investire lì, realizzando la casa della mia vita. Frequentata da tanti amici e familiari. A Roma possiedo un appartamento di 70 metri quadri, gravato di un mutuo di 300.000 euro. Ma c’è un particolare, che dico solo perché Mastella pare volermi fare i conti in tasca. Attorno a questa grande casa thailandese (il cui valore può essere paragonato a tre stanze al Circeo) gravitano sei famiglie locali che mantengo, sviluppando in questo modo concreto quella carità cristiana che a Mastella sta tanto a cuore e che ha manifestato così solertemente nelle adunate a San Pietro; inoltre questa casa è intestata a queste famiglie. Perché ciò che abbiamo acquistato in Thailandia voglio che torni alla Thailandia. Per queste mie scelte (oltre che per meriti riguardanti la promozione della cultura thailandese nel mondo) il Re della Thailandia mi ha conferito la più alta decorazione di quel Paese: “Cavaliere comandante del nobilissimo ordine del Regno di Thailandia”».
• È stato lui a imporre nello statuto del Pd il vincolo dei tre mandati (salvo deroghe).
• Nel 2007 fu eletto Coordinatore del Partito democratico, carica per la quale si dimise da senatore (era stato eletto nel 2006 coi Ds). In aprile, in pieno allarme diossina in Campania, dichiarò: «Mangio talmente tanta mozzarella di bufala che mi avvicino ai dieci chili a settimana». Nello stesso anno pubblicò A chiare lettere. Un carteggio con Pietro Ingrao e altri scritti, libro «che riflette più i dubbi che le certezze di questa enorme fatica che è fare politica» (edizioni Ponte Sisto Roma). Ha poi pubblicato PD anno zero (Gaffi 2009), Oltre i partiti (Marsilio 2011) e Carte segrete (Aliberti 2013).
• Nel luglio 2013 ha riassunto in 10 punti la sua proposta per il rinnovamento del Pd. Il documento ha avuto tra i primi firmatari Scalfarotto e la Puppato. Nell’agosto dello stesso anno, ha presentato un altro documento per chiedere al governo di accelerare la riforma elettorale e i più importanti provvedimenti economici e per consentire al più presto il ritorno alle urne.