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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Guido Bertolaso

• Roma 20 marzo 1950. Medico. Dal 2001 al 2010 capo del dipartimento della Protezione civile. Sottosegretario con delega all’Emergenza rifiuti in Campania nel Berlusconi IV. Commissario straordinario per diverse emergenze, tra cui: il terremoto dell’Aquila, le aree marittime di Lampedusa, la bonifica del relitto della Haven, il coordinamento delle attività connesse alla presidenza italiana del G8 del 2009, ecc. Candidato sindaco per il centrodestra alle comunali di Roma del maggio 2016, si è ritirato il 28 aprile 2016 dopo aver perso il sostegno di Fratelli d’Italia e Lega Nord.
• Il 10 febbraio 2010 fu raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del G8 del 2009, previsto prima all’isola della Maddalena e spostato poi all’Aquila. Per questo motivo rimise tutti gli incarichi nelle mani del premier Berlusconi, che però respinse le sue dimissioni. Andò in pensione l’11 novembre 2010.
• «Figlio di un generale dell’Aeronautica. Laurea in Medicina. Sognava di viaggiare e voleva “curare gli ultimi del mondo”. Il relatore della sua tesi gli disse: “Lei è un idealista, avrà tante delusioni”. Reagì come fa sempre: lavorando più di prima. Prese il master a Liverpool in Malattie tropicali, e partì volontario: Algeria, Tunisia, Burkina Faso, Mali. Dal ’77 al ’79. Nell’80 lo chiamò la Farnesina: “Lei è un esperto di malattie tropicali? Ci sarebbe da gestire un ospedale italiano in Thailandia”. Quando arrivò lì, l’ambasciatore lo guardò imbarazzato: “Ma lei è un ragazzo...”. Aveva 30 anni, salì su una campagnola Fiat con una mappa in tasca, e al confine della Cambogia il medico thailandese che lo accompagnava gli indicò una risaia ridendo: “Quello è il tuo ospedale”. Costruirono 4 padiglioni e ci restarono due anni. Il giorno che se ne andò portò via il suo tricolore: “Era finito per errore in una discarica. Lo recuperai con le mie mani”. Nel ’97 fu chiamato da Francesco Rutelli per il Giubileo. Lavorò con lui fino alla primavera del 2001, e in quella veste aveva preparato un piano per il G8 di Genova. Quando vinse Silvio Berlusconi, prima del vertice, scrisse due righe a Gianni Letta: avete scelto le persone e le strategie sbagliate. Troppo tardi per rimediare, ma Letta se ne ricordò e lo chiamò alla Protezione civile» (Pierangelo Sapegno).
• «Basta un allarme e Bertolaso, commissario ad acta, diventa il grande regista del set Italia. Ai suoi ordini 31.447 vigili del fuoco, 9.300 guardie forestali, 68.134 guardie di finanza, circa 120 mila carabinieri e 110 mila poliziotti. E poi gli aerei: 15 Canadair, 4 elicotteri S.64, un A 109 e un altro Ab 169. Più due aerei da trasporto» (Stella Pende).
• Nominato nel 2006 commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania (al posto del bassoliniano Corrado Catenacci), aveva ottenuto da Prodi un decreto per l’apertura delle discariche di Serre, Terzigno, Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimonte (11 maggio 2007). Dopo averlo emesso però il governo, pressato dalle proteste della popolazione locale, lo corresse al punto di svuotarlo da ogni effetto. Bertolaso si scontrò in particolare con il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio sull’apertura della discarica di Serre. Pecoraro invocava, a sostegno del suo no, la vicina oasi del Wwf e poco dopo ottenne che al posto di Serre si indicasse come sito Macchia Soprana e Bertolaso si dimise. Fu sostituito dal prefetto Alessandro Pansa.
• Nominato sottosegretario nel maggio 2008 («Che nessuno pensi che cumulo i due stipendi. Per me è un privilegio e lo faccio volentieri, ma gratis, come feci all’epoca quando fui nominato commissario per l’emergenza»), dopo 58 giorni Berlusconi poteva dichiarare: «È finita l’emergenza rifiuti, Napoli torna una città occidentale». Grazie alla riapertura delle discariche di Savignano Irpino e Sant’Arcangelo Trimonti, alla collaborazione di alcune regioni del Nord e all’accordo con la Germania, per la quale sono partiti rifiuti per decine di migliaia di tonnellate, Napoli è tornata pulita, pronta per un piano a lungo termine con termovalorizzatori e impianti per la produzione di cdr (combustibile derivato dai rifiuti).
• «Da giovane medico volontario nei campi profughi dell’Indocina a Palazzo Chigi. Due luoghi agli antipodi per la stessa missione: salvare il mondo povero o salvare Napoli dalla monnezza. Ha vinto tutte le battaglie, eliminato i nemici politici, incassato il riconoscimento del popolo italiano e del suo diretto rappresentante (Berlusconi). Nelle sue mani una concentrazione di poteri senza precedenti: esercito ai suoi ordini, prefetti di ferro che scattano come reclute, Palazzo Chigi costantemente mobilitato, l’intera macchina della Protezione civile in pugno. Ora non ci sono più alibi, a parte la magistratura. Discariche, differenziati e termovalorizzatori in trenta mesi. E poi diventerà San Guido per tutti» (Mariano Maugeri).
• Sfiorato dall’inchiesta su presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti della Campania quando, nel maggio 2008, venne arrestata (domiciliari) la sua ex vice, Marta Di Gennaro, nel 2009 è stato indagato nell’inchiesta “Rompiballe”, uno dei filoni d’indagine più complessi sul disastro rifiuti a Napoli. L’accusa: concorso in truffa per lo smaltimento dei rifiuti.
• Nel febbraio 2010 fu coinvolto nello scandalo degli appalti del G8 previsto alla Maddalena, poi sposato all’Aquila. «Tutto ha inizio con l’arresto, da parte dei carabinieri del Ros di Roma su ordine della magistratura di Firenze, di Angelo Balducci, ex collaboratore di Bertolaso e della Protezione civile. (…) Oltre a Balducci sono finite in manette altre tre persone: Fabio De Santis, ingegnere, provveditore alle Opere pubbliche della Toscana e successore di Balducci come “soggetto attuatore” delle opere per il G8, Mauro Della Giovampaola e Diego Anemone, imprenditore romano. Sarebbero in particolare tre, secondo quanto risulta dall’ordinanza del gip di Firenze, gli appalti collegati ai presunti casi di corruzione a loro contestati: gli interventi per il G8 alla Maddalena, la ristrutturazione degli impianti del Foro Italico per i mondiali di nuoto 2009 e il completamento dell’aeroporto internazionale dell’Umbria S. Egidio di Perugia in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Il gip contesta ai quattro la corruzione continuata in concorso: in cambio degli appalti avrebbero ottenuto mobili, cellulari, soggiorni in hotel (solo per Balducci), ristrutturazioni di immobili privati e altri benefit. Dieci le persone indagate (…) L’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Ferrara e dal sostituto Sergio Colaiocco, vuole fare luce su rapporti d’affari e legami più o meno diretti tra Balducci, suoi familiari e le società di costruzione che avrebbero dovuto trasformare l’ex base Nato in un villaggio a cinque stelle, in occasione del vertice, prima che venisse trasferito a L’Aquila. (…) Tutto sarebbe partito da un’intercettazione telefonica disposta nell’ambito di un’altra indagine della procura del capoluogo toscano, relativa alla trasformazione urbanistica dell’area di Castello a Firenze, che ha coinvolto tra gli altri Salvatore Ligresti e due ex assessori della vecchia giunta comunale. In quell’inchiesta il costruttore di origine siciliana, presidente onorario di Fondiaria Sai, è indagato insieme con il suo braccio destro Fausto Rapisarda, con gli ex assessori comunali Graziano Cioni (sicurezza sociale) e Gianni Biagi (urbanistica), con due architetti progettisti. Per tutti l’ipotesi di reato formulata è concorso in corruzione. Ed è proprio uno dei due architetti indagati per la vicenda di Castello, il fiorentino Marco Casamonti, l’anello di congiunzione con Angelo Balducci, ex vice del capo della Protezione civile e attuale presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. (…) Per ospitare nel 2009 alla Maddalena il G8 dei Grandi – poi spostato a L’Aquila a causa dell’incompatibilità tra lo sfarzo della Costa Smeralda e il terremoto abruzzese – sono stati spesi in meno di un anno (dal luglio del 2008 al maggio 2009) fondi pubblici per 327 milioni di euro: la somma è stata in gran parte utilizzata per ristrutturare l’ex Arsenale militare abbandonato da decenni e ridotto a discarica di amianto e idrocarburi. Gli interventi realizzati sono stati più volte oggetto di polemiche, ma sono stati “difesi” di recente dal capo della Protezione civile Guido Bertolaso. “Quei soldi non sono stati buttati – disse Bertolaso incontrando i giornalisti sull’isola –. “Le strutture nate per ospitare i Grandi saranno l’occasione per il rilancio turistico, economico e anche occupazionale – spiegò – non solo della Maddalena, ma dell’intera Gallura. Alla Maddalena è stata fatta innanzitutto la più grande bonifica di sempre, che ha permesso di trasformare un luogo che era ‘una fogna’ in qualcosa che sarà occasione di vanto per l’isola”» [Cds 10/2/2010].
• «L’imprenditore romano Diego Anemone, finito in manette per essere ritenuto il presunto corruttore del sottosegretario Guido Bertolaso e altri pubblici ufficiali per favoritismi negli appalti di alcune grandi opere, tra cui il G8 alla Maddalena, si sarebbe dato da fare per “organizzare una ‘cosa megagalattica a base di sesso’ in favore del Bertolaso”. Anemone si sarebbe attivato per “raccogliere denaro contante anche attraverso canali insospettabili, quali tale don Evaldo Biasini che, dal contenuto delle conversazioni intercettate, risulta occuparsi di opere di beneficenza in Africa”. Lo scrive il gip di Firenze nella sua ordinanza, sulla base dei testi di alcune intercettazioni. (…) Secondo la ricostruzione del gip di Firenze, Anemone avrebbe deciso di organizzare una “mega festa” per Bertolaso subito dopo averlo incontrato nel settembre del 2008 per comunicargli un aumento dei costi previsti per l’esecuzione delle opere del G8. Dal testo dell’intercettazione emerge che la festa, alla fine, era stata rimandata “ad altra occasione”. Il 21 novembre del 2008 Bertolaso è al telefono con Rossetti, gestore del centro benessere Salaria sport village. Bertolaso chiede a Rossetti di avere “il solito”, “quella brava”. “Sono Guido, buongiorno... Sono atterrato in questo istante dagli Stati Uniti, se oggi pomeriggio, se Francesca potesse... Io verrei volentieri, una ripassatina”. “Perfetto”, risponde Rossetti. “Perché so che è sempre molto occupata... siccome oggi pomeriggio sono abbastanza libero, ti richiamo tra un quarto d’ora”» [Rep 11/2/2010].
• «Questo medico laureato a Liverpool specializzato in catastrofi ha inanellato successi incredibili prima del tonfo finale. Non si conoscono le sue opinioni politiche, anche se l’inizio della sua carriera coincide con la nomina alla Protezione civile decisa dal governo Prodi. Si dice che fosse molto amico di Rutelli, sicuramente nella sua biografia c’è stata molta Dc. (…) Se iniziò con Prodi, deve la sua fortuna a Silvio Berlusconi. (…) Non poteva partire meglio la nuova avventura di governo del Cavaliere che vedeva nel capo della protezione civile l’interprete più autentico della sua filosofia del fare. Poi venne il terremoto dell’Aquila e anche qui la coppia Berlusconi-Bertolaso stupì il mondo con una organizzazione dei primi soccorsi che apparve a molti impeccabile. Il capo della Protezione civile si tolse anche alcuni sassolini nelle scarpe quando polemizzò con il vulcanologo titolato Enzo Boschi a cui addossò la colpa, del tutto infondata, di aver ignorato la minaccia sismica. I suoi apologeti dicono che fu sua l’idea del G8 a L’Aquila, togliendo a La Maddalena l’onore dell’incontro fra i Grandi. Sembrava Nembo Kid, l’uomo di scrivania che di fronte ai cataclismi si trasformava e nella sua tenuta blu metteva riparo ai disastri della natura. Le porte della politica si stavano spalancando. La destra lo considerava candidato virtuale alla Presidenza del Lazio o degli Abruzzi, Berlusconi lo nominava sottosegretario, con Gianni Letta formava il club romano che sembrava fare da contraltare alle invasioni barbariche di Bossi e del professor Tremonti. L’uomo sembrava invincibile, una vera risorsa del paese, un modello di funzionario pubblico moderno. Attorno a lui intanto si costruiva qualcosa di grande e, come vedremo, di terribile. La sua Protezione civile usciva dal tran tran dei grandi rischi per diventare la più grande agenzia pubblica italiana. Altro che Cassa del Mezzogiorno, altro che partecipazioni statali. L’affare erano le opere, tutte, maestose o piccole, strade o auditorium, caserme o case per gli sfollati, Sardegna o Toscana. (…) Nelle mani di Bertolaso si concentrava un potere immenso e spesso incontrollato. Non poteva durare. E non è durato. Prima in Campania, poi in Sardegna, poi a L’Aquila, infine a Roma si ammassavano i fascicoli giudiziari con il suo nome. Quando fu inquisito la prima volta ci fu un’ondata di incredulità tanto la buona fama aveva consolidato l’immagine dell’uomo delle emergenze. Poi vennero le accuse sulle imprese amiche, su una parentopoli affaristica, infine non mancarono le voci su massaggiatrici a sua disposizione h24 e su appartamentini per il sollazzo. Sono tutti procedimenti in corso nei quali Bertolaso si sta difendendo con puntigliosità. Ma un’altra débâcle incombeva su di lui. Era la dannazione italiana delle promesse mancate, degli obiettivi falliti, dei problemi incancreniti. Quelli dell’Aquila sono ancora in situazione d’emergenza e la ricostruzione è di là da venire, Napoli si è riempita di “monnezza” e quella gente che si era rassicurata alcuni mesi fa con le sue parole è tornata in strada inferocita. L’uomo delle cose in grande non si è fatto mancare neppure la grande gaffe. Berlusconi dopo il terremoto di Haiti pensò che fosse arrivato il momento di cantarle chiare all’America e mandò nell’isola il capo della Protezione civile a sistemare le cose. Bertolaso gli credette sulla parola e disse frasi sgarbate e incaute sul sostegno Usa suscitando un finimondo e una protesta formale di Hillary Clinton. (…) La stella di Bertolaso mandata in orbita da Berlusconi è diventata cadente assai rapidamente» (Peppino Caldarola) [Rif 6/11/2010].
• «Sono stato a capo della Protezione civile fino a quando l’ho deciso io. E ne sono uscito come ho deciso io: a testa alta e con le pezze al culo» (Romana Liuzzo) [Pan 12/11/2010].
• Nell’ottobre 2011, ospite a Matrix, dichiarò di essere stato «massacrato per due anni dai mezzi d’informazione che si sono inventati di tutto»: «Appalti in cambio di soldi o sesso. Questo gli contestano i magistrati. Ma Bertolaso è sicuro di riuscire a dimostrare che le accuse non reggono, che i suoi rapporti con il costruttore Diego Anemone sono sempre stati limpidi: “Anemone dalla Protezione civile non ha mai avuto un contratto, un appalto, mai una trattativa privata con me”. È un fiume in piena anche quando entra nel merito delle contestazioni: “I soldi da Anemone per i pm li avrei presi davanti ad un ispettore della pubblica sicurezza, un uomo che ha fatto per 20 anni la lotta alla mafia e che è stato mio capo scorta quando ero sottosegretario. Ma malgrado lui abbia testimoniato che è venuto con me e che non è successo niente, ancora in questi giorni hanno scritto che avrei preso la mazzetta da don Bancomat. E io avrei incontrato Anemone in un ufficio davanti al mio caposcorta con Anemone che mi dice ‘sai, i costi sono aumentati’ e avrei preso non so che mazzette”. (…) Litri di inchiostro sono stati spesi per parlare della casa di via Giulia pagata da Anemone dove Bertolaso soggiornò per un periodo. “Quando ho avuto problemi con mia moglie e sono uscito di casa – è la spiegazione – non volevo che lei pensasse che mi volessi rifare una vita altrove, allora mi rivolsi al cardinale Sepe che mi mise in un collegio di Propaganda Fide con i seminaristi. Il problema è che venivo chiamato ad ogni ora della notte per le emergenze e questo portava scompiglio. Così, dopo due mesi, Sepe mi consegnò le chiavi di via Giulia dicendomi che la casa era di Francesco Silvano, presidente del Bambin Gesù”. Il capitolo dei massaggi a luci rosse l’ex capo della Protezione civile lo liquida ricordando che gli stessi magistrati – che mai hanno interrogato la massaggiatrice in questione, quella che gli avrebbe fatto “vedere le stelle” alludendo al suo mal di schiena non ad altro – sul punto hanno fatto retromarcia» (Patricia Tagliaferri) [Grn 16/10/2011].
• «È un megalomane con il complesso di far del bene. Per le responsabilità che ha avuto, la fama che si è creato, non avrebbe mai dovuto vendersi per 50 mila euro. Quella era la sua tariffa: 50 mila euro, ogni volta» (così Francesco Maria De Vito Piscicelli, imprenditore edile noto per l’intercettazione in cui lo si sentiva ridere con il cognato dopo il terremoto in Abruzzo, ora collaboratore di giustizia, descriveva Guido Bertolaso a Corrado Zunino) [Rep 20/10/2012].
• A giugno 2012 la Corte dei conti, sempre in relazione alle spese del G8 sardo, gli contestò un danno erariale di 40 milioni di euro.
• Nell’agosto del 2012 Malcom Pagani lo intervistò per il Fatto Quotidiano: «“Mi hanno descritto come il braccio armato di Berlusconi, ma non faccio parte di nessuna casta, loggia o associazione, né conosco nomi e cognomi di chi a destra mi ha voluto sparare alle spalle. Ma è successo, le ferite restano e la mia famiglia ne paga ancora le conseguenze”. La cricca esisteva? “Assolutamente no. Esistevano rapporti inopportuni tra funzionari dello Stato e imprenditori. ‘Cricca’ però si rivelò un termine geniale”. Secondo i magistrati perugini lei ne faceva parte. “La mia estraneità a quel sistema è talmente evidente che in aula, nell’arco di una settimana, se si troverà un giudice bravo, ne sarò fuori”. (…) Al telefono, al gestore del Salaria sport village, lei dice: “Se oggi pomeriggio Francesca potesse, io verrei volentieri… una ripassata”. “Se andate sul mio sito internet ad ascoltare quella registrazione, potete facilmente sentire che non si dice mai ‘ripassata’, ma ‘rilassata’. Francesca è un’ottima fisioterapista e una madre di famiglia”. Secondo il Gip di Perugia lei ottenne favori sessuali in cambio di agevolazioni e appalti forniti ad Anemone. “Cosa ci voleva a fare un’irruzione e beccarci con i preservativi per terra? A interrogarla?: ‘Senta un po’ Francesca, ma lei a Bertolaso cosa faceva? La fisioterapia o qualche altro gioco strano?’. Perché non è mai stata sentita? Ma si fanno così le indagini? Ci deve essere una spiegazione”. (…) Che rapporti aveva con Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici? “Un caro amico. Non ho mai avuto il sospetto che rubasse”. (…) Molti suoi processi rischiano la prescrizione. “È la madre di tutte le battaglie. La respingerò. Si va a processo. Ho il diritto di sapere cosa sono stato. Qualcuno me lo dovrà pur dire”» [Fat 5/8/2012].
• L’indagine sugli appalti del G8 e dei “Grandi eventi”, nata a Firenze, è stata prima trasferita a Perugia e poi a Roma. Nel settembre 2013 Bertolaso è stato rinviato a giudizio insieme con Angelo Balducci, Diego Anemone e altre quindici persone: «La principale accusa mossa a Bertolaso è quella di corruzione poiché nella veste di pubblico ufficiale avrebbe favorito Anemone in cambio di denaro e favori» (L’Huffington Post 27/9/2013).
• Il 13 febbraio 2016 annuncia, dopo varie incertezze, la sua candidatura a sindaco di Roma, fortemente voluta da Berlusconi: «Bertolaso è uomo vicinissimo a Gianni Letta, sempre ha goduto della fiducia del capo di Fi che l’ha evocato, voluto e alla fine convinto e imposto agli alleati dopo un lavoro delicato di mediazioni incrociate» (Paola Di Caro) [Cds 13/2]. «Bertolaso aveva tentennato nelle settimane scorse sia per ragioni personali – la nipotina malata in cura a Londra, ora in via di miglioramento – sia per le perplessità che il suo nome aveva suscitato soprattutto in Giorgia Meloni [Perrone, S24 13/2/2016].
• «L’ex onnipossente capo della Protezione civile ha trascorso gli ultimi anni in un ospedale di Yirol, nel Sudan, e nelle rare interviste concesse non si negava la contabilità: ricoverati e salvati mille e dieci bambini dalla malaria cerebrale, ha detto a Malcom Pagani, quasi a confermare il giudizio sprezzante di Francesco Maria De Vito Piscitelli, l’imprenditore intercettato mentre rideva pensando al terremoto e ai successivi lavori dell’Aquila: “Un megalomane con il complesso di far del bene”» (Mattia Feltri) [Sta 14/2/2016].
• «Berlusconi punta su Bertolaso campagna elettorale col codice penale» (così il titolo del Giornale d’Italia di Francesco Storace, anche lui candidato a sindaco di Roma).
• «Bertolaso conosce la città, è abituato a fronteggiare le emergenze (e Roma è un’emergenza continua) e soprattutto non è mai stato candidato per nessun partito, condizione ormai indispensabile per presentarsi agli elettori con qualche credibilità. In circostanze diverse sarebbe stato il candidato perfetto. Oggi invece non lo è» (Fausto Carioti) [Carioti, Libero 13/2/2016].
• Sposato con Gloria Piermarini, due figlie, Olivia e Chiara.