28 maggio 2012
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Biografia di Marina Berlusconi
• (Maria Elvira) Milano 10 agosto 1966. Imprenditore. Prima figlia di Silvio e della di lui prima moglie Carla Elvira Lucia Dall’Oglio (La Spezia 12 settembre 1940), sorella di Piersilvio. Manager. Presidente di Fininvest e di Mondadori (che nel 2007 ha festeggiato i 100 anni), consigliere di Medusa film, Mediaset e Mediolanum. Spesso presente nelle classifiche internazionali dei personaggi più influenti del pianeta (nel 2013 33a tra le donne d’affari non statunitensi per la rivista Fortune, nel 2010 48a tra le donne di tutto il mondo per Forbes): «Diceva Enzo Biagi che, se avesse avuto le tette, Berlusconi avrebbe fatto anche l’annunciatrice. Sbagliato. Con le tette, Berlusconi non è diventato una splendida ragazza Coccodè ma l’italiana più potente al mondo» (Mattia Feltri). «L’unica ricetta è lavorare, lavorare, lavorare, credere nel proprio mestiere e investire».
• «Papà Silvio l’ha messa in pista che era poco più di una ragazzina. “La conobbi nel 1985, quando il padre ha cominciato a invitarla alle nostre riunioni: ascoltava e prendeva appunti per ore, senza mollare un attimo”, ha scritto l’ex direttore di Retequattro Vittorio Giovanelli nel suo libro Le tribù della tv. Un’abitudine che non è cambiata negli anni successivi, quando al vertice aziendale è arrivato Franco Tatò. “Si presentava puntuale come un orologio svizzero, pronta a segnarsi i compiti sul bloc notes come una qualunque segretaria”, racconta un top manager dell’epoca. Dell’esperienza con Kaiser Franz, l’uomo che avviò il risanamento della Fininvest, e di quella più recente con l’eminenza grigia berlusconiana Bruno Ermolli, Marina ha fatto tesoro. “È un martello pneumatico”, ha detto di lei con malcelato orgoglio “zio” Fedele Confalonieri. Quanto contasse davvero s’è cominciato a capire a metà degli anni Novanta, quando, complici i guai giudiziari, è riuscita a emarginare un personaggio del calibro di Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di papà Silvio. Da quel momento Maria Elvira Berlusconi, come risulta all’anagrafe, è diventata per tutti la zarina. Un soprannome che ha trovato conferma nel 1998, quando insieme al fratello Dudi ha avuto la meglio sulla matrigna Veronica, con la quale si vocifera non corra buon sangue, bloccando in extremis la vendita del gruppo di famiglia a Rupert Murdoch. Oggi Marina fa paura, come dimostra il fatto che nessuno accetta di parlare di lei al di fuori dell’anonimato. Dev’essere che a molti torna in mente la fine di uno che Marina pensava potesse, alla lunga, farle ombra: quell’Ubaldo Livolsi che, dopo aver contribuito a salvare la Fininvest realizzando la quotazione in Borsa di Mediaset, ha preferito lasciare il campo e mettersi in proprio con la benedizione di papà Silvio» (Jacaranda Falck e Stefano Livadiotti).
• Nel settembre 2008, su proposta del patto di sindacato di Mediobanca (Fininvest è socia del patto con l’1% e un altro 1,2% non è sindacato), entrò nel consiglio d’amministrazione di piazzetta Cuccia, ma dovette poi uscirne nell’aprile 2012, in seguito all’entrata in vigore del cosiddetto decreto “salva Italia” del governo Monti, il cui articolo 36 sanciva l’incompatibilità dei doppi incarichi nei cda di istituti bancari o assicurativi concorrenti (quali, appunto, Mediolanum e Mediobanca). Lasciò comunque il posto al fratello Piersilvio.
• Nel 2009 fu insignita dell’Ambrogino d’oro dal sindaco di Milano Letizia Moratti, come «esempio dell’eccellenza milanese nel mondo e della capacità di conciliare impegno professionale e vita familiare».
• Negli ultimi anni, e in particolare a partire dal 2009, ha cominciato a rilasciare alla stampa dichiarazioni tanto nette in difesa del padre quanto dure nei confronti degli avversari del momento: «interviste in cui Marina schiera le parole dure da figlia, prima di tutto, a difesa assoluta del padre “assediato” dall’“attacco concentrico” di “certi pm ad personam”. È la parte razionale ma anche emozionale che parla, il racconto di un dolore (“mi fa star male tutto quel che mio padre sta subendo”, ha detto a Panorama, intervistata da Giorgio Mulè), la risposta non mediata (ad Antonio Ingroia che “si permette di descrivere la Fininvest come una società che ha riciclato capitali mafiosi” e al quale annunciava “l’atto di citazione”) e la freccia contro il nemico Carlo De Benedetti (“altro che imprenditore, lui era e resta un inarrivabile prenditore, il numero uno di quel capitalismo cannibale che pensa solo ad arricchirsi senza dare nulla in cambio, anzi, costruisce le sue fortune sulle sfortune altrui”). Non è da oggi che Marina va alla guerra. La sua entrata operativa nel gruppo Fininvest, nel 1996, segue di due anni la discesa in campo paterna. Da allora chiamarsi Berlusconi, per Marina, ha voluto anche dire fare la scelta di campo: con il padre, e non sommessamente. Con il padre, per amor filiale, nonostante la doppia veste di figlia e di editrice, nelle polemiche con la casta degli scrittori, Roberto Saviano in testa» (Marianna Rizzini) [Fog 29/6/2013].
• Proprio quella con Saviano, che presso Mondadori aveva pubblicato Gomorra, è stata una delle polemiche più lunghe e accese, imbastita dallo scrittore a partire da una battuta di Berlusconi padre: «Nel 2010, l’allora premier dice in conferenza stampa che “la mafia italiana risulta la sesta nel mondo, ma è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle serie tv come La piovra e anche dalla letteratura, come con Gomorra”. Saviano è lesto: accusa Berlusconi di volerlo “zittire”, gli chiede di scusarsi e accenna l’ipotesi dell’addio con martirio ideologico annesso. “Pensavo che Mondadori ed Einaudi avessero gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così”. Marina risponde a Repubblica: “E perché? Che cosa è cambiato? Silvio Berlusconi non può permettersi di criticare un’opera edita dalla Mondadori? Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura”. Lui replica: “da intellettuale” vede le cose in modo diverso, e quella del Cav. non è critica ma intimidazione. A gennaio 2011 riceve la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall’Università di Genova e sceglie l’alzo zero: “La dedico ai magistrati Boccassini, Sangermano e Forno, che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia”. I tre sono i titolari dell’inchiesta Ruby. Marina imbraccia la doppietta: “Mi fa letteralmente orrore che una persona come Saviano, che ha sempre dichiarato di voler dedicare ogni sua energia alla battaglia per il rispetto della legalità, sia arrivata a calpestare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi”. C’è già chi arriva a ipotizzare futuri scontri politici. Passano quattro giorni e l’icona anti-camorra rilascia un’intervista al Corriere della Sera in cui conferma il ventilato passaggio a Feltrinelli» (Martino Cervo) [Lib 11/8/2013].
• Ancora più pesante, però, è stata la polemica con Carlo De Benedetti, soprattutto in relazione alla vicenda del Lodo Mondadori, ultimo capitolo dell’ultraventennale “guerra di Segrate” tra i due imprenditori per il possesso della Arnoldo Mondadori Editore (vedi BERLUSCONI Silvio), conclusa con la condanna definitiva della Fininvest di Berlusconi al versamento di un maxi-risarcimento (494 milioni di euro) alla Cir di De Benedetti. Incandescente fu la reazione di Marina Berlusconi, che definì la sentenza «un altro schiaffo alla giustizia», «la conferma di un accanimento sempre più evidente», «un autentico esproprio»: «Da vent’anni certa magistratura assieme al gruppo editoriale di Carlo De Benedetti tentano di eliminare dalla scena politica mio padre aggredendolo su tutti i fronti. E ora la magistratura ci impone definitivamente di finanziare proprio il gruppo De Benedetti, per un importo spropositato. Tutto ciò è compatibile con la democrazia? Davvero si può far finta di niente di fronte ad una simile anomalia? La Cir non ha subito alcun danno, lo sa per primo Carlo De Benedetti che continua a straparlare di “scippo”: neppure un euro da parte nostra era ed è dovuto» [Grn 18/9/2013].
• Da qualche anno, soprattutto in concomitanza con i maggiori rovesci politici e giudiziari del padre, hanno preso a circolare sempre più insistenti voci di un suo prossimo impegno in politica, quale erede “dinastica” alla guida del partito – e, in prospettiva, della coalizione di centrodestra, quale candidata alla presidenza del Consiglio. Ogni volta che le voci si sono intensificate fino a sfiorare la notizia, però, Marina Berlusconi è puntualmente intervenuta dichiarando alla stampa di voler continuare a essere soltanto un’imprenditrice, una moglie e una madre. Ultimamente, comunque, il rifiuto è parso un po’ più sfumato: in un’intervista concessa a Daniele Manca e pubblicata sul Corriere il 30 aprile 2014, dopo aver individuato il progetto politico di Forza Italia nella realizzazione di «un Paese dove lo Stato sia al servizio dei cittadini e non viceversa, le libertà e i diritti individuali valgano davvero per tutti, dove la magistratura non assuma compiti che non le spettano, dove cittadini e imprese non siano soffocati da tasse e burocrazia» (quasi un manifesto d’intenti), ha affermato, riguardo a un suo possibile coinvolgimento in politica: «Io ho scelto un’altra strada, e sono soddisfatta della mia vita. Mi ha riservato molte fortune, sia nel lavoro che a livello personale, e la più grande è quella di avere un marito e dei figli come quelli che ho. Detto questo, so che nella vita non si può mai escludere nulla. Quindi, oggi è così. Un domani, se capitasse, la politica, chissà…». «I bene informati dicono che Marina si prepara e che le smentite sono di routine. Paolo Del Debbio le starebbe dando lezioni di politica (smentite tuttavia anche su questo)» (Giorgio Dell’Arti) [Gds 28/6/2013].
• «Ogni volta che si ripresenta l’ipotesi “Marina dopo Silvio”, c’è sempre chi vede farsi meno astratta la “propensione” di Marina verso la politica, sviluppata in anni e anni da osservatrice delle vicende paterne e in un decennio di lettura pignola dei giornali, e c’è chi, al contrario, dice che “il resto” che frena Marina sulla via dell’impegno diretto non è fatto solo di ostacoli alti ma nelle necessità forse superabili – la vita normale che Marina vorrebbe conservare, il weekend quasi sacro in Provenza, la colazione preparata personalmente per tutti, prima che arrivino tata e cuoco, le serate con i genitori non Vip degli amici di scuola o di pianoforte dei figli Gabriele e Silvio, e il dopocena sul divano a guardare dvd col marito. Il “resto” che frena Marina, dicono gli scettici, è fatto anche di un problema talmente concreto da sconsigliare l’avventura: se Marina succede a Silvio in politica, chi succede a Marina nelle aziende?» (Rizzini) [cit.]. «Marina Berlusconi regina delle Amazzoni. Dalla “pitonessa” Daniela Santanchè a Lara Comi a Michaela Biancofiore, l’idea del Cavaliere di fare della sua primogenita la sua erede anche politica trova, innanzitutto, il consenso delle fedelissime azzurre. I dubbi però non mancano. Sono dubbi maschili. E dubbi dello stato maggiore del partito. “Deve dirlo Berlusconi, ma deve dirlo anche il partito, perché siamo un partito”, ha dichiarato Denis Verdini, dopo la condanna Ruby. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha detto senza mezzi termini che a lui piacciono le democrazie e “non le dinastie: né quelle monarchiche né quelle repubblicane”. Dimenticando che negli Stati Uniti ci sono state e ci sono le dinastie politiche dei Kennedy, dei Bush, dei Clinton» (Maria Antonietta Calabrò) [Cds 5/8/2013].
• «Solo Marina, che è una Berlusconi in gonnella, una Silvio al cubo, lei che ha ereditato dal padre il piglio decisionista, potrebbe affiancarlo diventando il volto politico e il braccio operativo del Cavaliere monumentalizzato, isolato ma attivo come il Vecchio della Montagna. Marina come vendetta, “mi avete tolto di mezzo per via giudiziaria ma non vi illudete”; Marina costretta a scendere in politica, malgrado tutti dicano che non voglia, perché ormai la battaglia si è fatta durissima e perché accanto a uno Ayatollah supremo c’è sempre un leader laico, un primo ministro eletto dal popolo, anche una donna» (Salvatore Merlo) [Fog 22/6/2013]. «Marina Berlusconi ha tutto per riuscire, ove ne abbia anche la voglia. È percepita per quello che è: una imprenditrice, una figura di manager aziendale cresciuta nella versione più moderna del vecchio capitalismo familiare. È ovviamente un’espressione diretta e comprensibile a tutti di rinnovamento integrale: il salto di una generazione. Ma il salto è garantito dal rapporto di fiducia e di corresponsabilità con il leader osteggiato malamente e subdolamente escluso dal campo. Quella candidatura avrebbe la carica non già della vendetta ma della rivincita in una partita in cui qualcuno ha barato: sapore delizioso per il palato di noi elettori. Capisco le esitazioni e i tatticismi. Ma deve essere chiaro che coloro che hanno tentato di mettere Berlusconi fuori legge guardano alla prospettiva di una candidata che gli assomiglia e lo ama, e porta il suo nome, come a un incubo dei peggiori. Ecco perché ho cominciato a sognare» (Giuliano Ferrara) [Grn 11/8/2013].
• Grande curiosità, nell’estate 2014, per Intervista immaginaria a Marina Berlusconi, spettacolo teatrale ispirato alle dichiarazioni da lei rese ai giornali nel corso del tempo, scritto da Emilia Costantini e interpretato da Laura Lattuada, per la regia di Filippo Crivelli. Presentato al Festival di Todi al culmine di un’intensa campagna promozionale, fu unanimemente stroncato dalla critica.
• «Per anni ha parlato pochissimo e ascoltato tanto. Vestiva solo di nero ed era, si disse, “tricologicamente mal consigliata”. Oggi il tailleur pantalone Dolce & Gabbana è sempre nero, ma, considerati i polsini rosa shocking, più seduttivo che monacale, i capelli sono di un morbido castano biondo, lunghi a sfiorare le spalle» (Maria Latella).
• «Decidere di non essere la figlia di papà, chiedere di essere messa alla prova in azienda, è stato un rischio. Un rischio grosso. E anche battersi perché mio padre, nel 1998, non vendesse l’azienda a Murdoch. Da Milano, mia madre si era trasferita in campagna, nel Dorset. Io avevo finito il liceo, volevo migliorare la conoscenza dell’inglese e per qualche mese ho frequentato una scuola lì, lavorando anche come commessa. Amo Parigi, è legata a ricordi molto belli. Ci sono stata per la prima volta quando mio padre stava fondando la Cinq».
• Legatissima al padre e alla madre, visse con qualche difficoltà l’ingresso in famiglia di Veronica Lario. Buoni sembrano invece i rapporti con la nuova fidanzata del padre, Francesca Pascale (celebre un autoscatto che le ritrae affiancate in posa da bacio).
• «È evidente che, in qualche modo, Marina e Pier Silvio, da un lato, e Barbara, Eleonora e Luigi, dall’altro, restano due facce di un diverso modo d’intendere il proprio berlusconismo. Due primogenite, due polarità: Barbara nelle gallerie d’arte, Marina a Valbonne; Barbara in silenzio, Marina che denuncia, con l’elmetto, “fanatismi” e “arruffapopoli”; Barbara mamma-ragazza che in ciabatte e pareo segue l’amore brasiliano avanti e indietro sugli aerei, Marina tradizionalmente sposa e madre nella casa-fortezza di Arcore, in inverno, tra pochi parenti e amici selezionati, con la natura addormentata che fa capolino dalla finestra e l’abito bianco di Dolce & Gabbana che riluce rigido, come tutte le camicie di raso che spuntano dai suoi tailleur» (Rizzini) [cit.].
• «Donna minuta e tosta» (Ferrara), «piccolo elfo stellare» (Stella Pende), «un martello pneumatico» (Fedele Confalonieri), «sembra fragile, ma con un carattere forgiato nel ferro» (papà Silvio). «Sergente d’acciaio» (Huffington Post), «principessa di ferro» (Frankfurter Allgemeine Zeitung), «iperattiva con un temperamento istintivo e volenteroso» (Le Figaro), «una che ti bacia pur dandoti del lei, nessun sintomo da Wall Street woman, quel che colpisce chi viene a contatto con lei è l’assenza di nevrosi del potere» (Denise Pardo).
• «Priva dello snobismo di cui è privo anche il padre, Marina ha la consapevolezza di essere costantemente giudicata, motivo per cui spesso chiede lumi a quelli che considera “esperti” in qualcosa, da Sergio Romano a Stefano Folli a Paolo Del Debbio ad Aldo Cazzullo» (Rizzini) [cit.].
• Moglie di Maurizio Vanadia (sposato il 13 dicembre 2008 nella cappella privata seicentesca di villa San Martino ad Arcore), ex primo ballerino della Scala attualmente vice direttore della Scuola di ballo dell’Accademia del teatro: quattro anni più grande, «capello biondo scuro, occhi tra il grigio e il verde» (Enrico Arosio). Lei, che a 15 anni stravedeva per Miguel Bosé: «È uno degli uomini più belli al mondo». Prima del matrimonio, alcuni anni di convivenza e due figli: Gabriele, nato il 28 dicembre 2002, e Silvio, nato il 29 settembre 2004 (lo stesso giorno del nonno).
• «Marina non guida l’auto, odia i motori e ha una passione per i cani che ama “contro” gli uomini, alla maniera della Bardot, già da quando era single e viveva in corso Venezia, una miniatura di casa, mobili d’antiquariato e tre cani: “un canile del Settecento”» (Francesco Merlo) [Rep 31/10/2013]. Ama la buona tavola. Due difetti, secondo l’amico Alfonso Signorini: «Non sa cucinare ed è stonata» [a Barbara Romano, Lib 3/11/2009].
• All’invito di Dario Cresto-Dina di Repubblica «Ci parli dei pregi di suo padre», rispose: «Quante pagine mi date?» (aprile 2006).