28 maggio 2012
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Biografia di Giuseppe Bergomi
• Milano 22 dicembre 1963. Ex calciatore. Tutta la carriera nell’Inter, dove ha giocato 758 partite ufficiali (519 in campionato, 117 nelle coppe europee, 122 in Coppa Italia) e segnato 28 gol. Con la maglia nerazzurra ha vinto due scudetti (1980, 1989), tre coppe Uefa (1991, 1994, 1998), una Coppa Italia (1980-1981) ed una Supercoppa italiana (1989). Con la Nazionale vinse i Mondiali dell’82, fu terzo nel 1990, partecipò alla fase finale anche nel 1986 e 1998 (totale azzurro: 81 presenze e 6 gol).
• Da bambino era milanista «Ma tutti possono cambiare squadra, Paolo Maldini era juventino! A 11 anni, il Milan mi ha respinto per dei reumatismi nel sangue. A 13 anni, invece, mi volevano Juventus, Milan e Inter ma ho scelto quest’ultima perchè mi piaceva il campo sportivo, mi ha voluto di più, mi aveva trattato meglio. Nel momento in cui si entra in campo, tutto quello che c’è attorno sparisce. Si tifa per la squadra per cui si gioca. Uno gioca nell’Inter, tifa per l’Inter, e se cambia squadra, tifa per quella squadra. Quando smetti di giocare, non hai più quella passione che avevi da ragazzo perchè hai già vissuto tutto quel mondo» (ad Alberto Santi) [FourFourTwo Italia 2/2014].
• Esordio in serie A in Como - Inter (1-2) del 22 febbraio 1981 (quello assoluto era stato a Torino in Coppa Italia contro la Juventus, il 30 gennaio 1980): «Il sabato sera Canuti aveva avuto un attacco di appendicite; comincia la partita con il Como e Vierchowod mette fuori causa Oriali (ginocchio). Bersellini fa scaldare Pancheri, poi anche me e alla fine a entrare sono io. È cominciata così la mia storia con l’Inter, un film lungo una vita» (a Fabio Monti) [Cds 20/12/2013].
• «È stato l’esempio del classico difensore della scuola italiana, un marcatore di stampo antico, capace di giocare praticamente in ogni ruolo della difesa: da libero a terzino destro e, all’occorrenza, stopper o terzino sinistro» (Silvia Guerriero).
• «È diventato famoso vincendo il Mondiale di calcio a 18 anni, quando di solito i ragazzi i campioni li guardano in televisione o li incrociano sgambettando nelle giovanili. All’epoca il fatto non suscitò poi tanto clamore, per via dei baffoni neri da carabiniere che lo facevano apparire come uno dei più maturi tra gli azzurri. Tanto più che, nonostante non fosse ancora stato sotto le armi, nell’ambiente per tutti lui era “lo zio”, perché, ai tempi della sua precoce apparizione in prima squadra, il mediano Giampiero Marini, della vecchia guardia dell’Inter, dopo averlo squadrato a fondo aveva sentenziato: “E tu avresti solo diciassette anni? Ma se sembri mio zio…”» (Carlo F. Chiesa).
• Arcadio Venturi, suo allenatore nelle giovanili dell’Inter: «La cosa sconvolgente di quel ragazzino è che non era un ragazzino. Io me lo trovai di fronte quando aveva quattordici anni e vi assicuro che ogni domenica di campionato passavo mezz’ora a convincere i dirigenti della squadra avversaria che il nostro numero 6 era effettivamente un Allievo: ma puntualmente nessuno mi credeva, nemmeno di fronte alla carta d’identità».
• Ai Mondiali del 1998 si beccò l’elogio del direttore di Radio Maria per aver «dimostrato di essere un vero cristiano»: prima di entrare in campo si faceva sempre il segno della croce «in modo non pasticciato».
• Adesso lavora a Sky. Aldo Grasso: «È il miglior commentatore tecnico della nostra tv». Insieme a Fabio Caressa (lavorano insieme a Sky), ha prestato la sua voce al gioco Fifa, dal 2010 al 2013. «Estate 1999: ero in vacanza a Selvino, perché ormai avevo chiuso con l’Inter, dopo l’arrivo di Lippi; mi volevano i Metrostars, ma negli Usa c’era un problema con gli stranieri; Arrigoni, allora direttore di Telepiù e Caressa mi convocano per un provino, con commento di vecchie partite; è andata bene e dal Trofeo Berlusconi dell’agosto 199 vado avanti, perché il calcio resta una cosa meravigliosa. E per la tv ho rinunciato anche a una carriera di allenatore, contentissimo di questa scelta» (a Monti cit.).
• Gli juventini lo hanno spesso accusato di partigianeria «Una volta Giraudo chiamò Tom Mockridge, boss di Sky Italia, e gli disse che doveva cacciare me e Bergomi. Aggiunse che da quel momento la Juve si sarebbe scelta i telecronisti. Mockridge al cocktail natalizio di Sky disse alla redazione: "Visto che siamo noi a pagare la Juve, al massimo saremo noi a scegliere il loro allenatore e non loro i nostri telecronisti"» (Fabio Caressa) [in Tancredi Palmeri, Tutto il calcio blob per blob, ebook Gazzetta dello Sport, p.41].
• I tifosi interisti gli imputano scarsa passionalità «Se vuoi essere il numero uno non puoi accendere un microfono e dire cose banali. O, peggio, di parte. Io sono stato la bandiera dell’Inter per quasi vent’anni e ho dovuto imparare ad essere neutrale. Così ho compromesso i rapporti con gli interisti, soltanto perché non esultavo ai gol nerazzurri».
• Considera Inter-Juve 4-0 dell’11 novembre 1984 la sua miglior partita «Mai giocato così bene, da libero» (a Monti cit.).
• Non ha dubbi su chi sia stato il calciatore più forte con cui ha giocato «Ronaldo. Era uno che in palestra lavorava poco, ma era impressionante, purtroppo ha avuto tanti infortuni. Già si era fatto male prima di arrivare a Milano, con noi ha reso al massimo solo il primo anno. Nonostante questi problemi, riusciva sempre a realizzare giocate incredibili, pur nella sua poca mobilità, come successo nel mondiale 2002. Negli spazi stretti era incredibile» (a Santi cit.).
• Allenatore delle giovanili dal 2008. Ha occupato la panchina degli esordienti dell’Inter, dell’Accademia Internazionale (con cui ha vinto il campionato Allievi Dilettanti), degli allievi e dei Berretti del Monza. Alla guida dei Berretti dell’Atalanta campioni nella stagione 2012-2013. Da ultimo allenatore dei Berretti del Como.
• Sposato con Daniela, due figli: Andrea e Sara.