28 maggio 2012
Tags : Alfonso Berardinelli
Biografia di Alfonso Berardinelli
• Roma 1943. Saggista. Critico letterario. «Sono e mi considero un autore d’occasione». Collabora con vari quotidiani italiani (Avvenire, Il Sole 24 Ore e Il Foglio).
• È stato docente universitario di Storia della critica e di Letteratura contemporanea in varie università italiane. Si è interessato soprattutto di poesia moderna, della forma “Saggio” e dei rapporti fra intellettuali e potere. Nell’85 ha fondato con Piergiorgio Bellocchio la rivista di polemica culturale Diario (dieci numeri, l’ultimo nel 1993, raccolti nel 2010 dall’editrice Quodlibet nel volume Diario 1985-1993) «Gli anni che si chiudono con la caduta del muro di Berlino e con Tangentopoli trovano in questo libro uno strumento di interpretazione di grande valore. Nella premessa (febbraio 2010) i due autori considerano “quegli anni i più liberamente e felicemente produttivi della propria attività letteraria. Scrivendo Diario, ci siamo sentiti politicamente impegnati come mai prima”» (Alberto Saibene) [da L’Indice dei libri, maggio 2011].
• Tra le sue pubblicazzioni: Il critico senza mestiere, L’esteta e il politico, La poesia verso la prosa, L’eroe che pensa. Disavventure dell’impegno. Nel 2007 ha pubblicato per Quodlibet Casi critici-Dal postmoderno alla mutazione, raccolta di saggi dal 1985 al 2006, nel 2008 per Einaudi Poesie non poesia. Ultimi libri, Non incoraggiate il romanzo (Marsilio, 2011) e Leggere è un rischio (Nottetempo 2012). Ha scritto e lavorato anche con Franco Cordelli e Giulio Ferroni.
• Premio Viareggio nel 2002 (sezione Saggistica). Premio Napoli e Premio Cardarelli nel 2008 (per la critica letteraria).
• Ha diretto dal 2007 al 2009 la collana "Prosa e Poesia" della casa editrice Libri Scheiwiller di Milano.
• «Critico letterario brillantissimo, che l’anticonformismo non lo pratica soltanto a parole: qualche anno fa lasciò l’insegnamento universitario per dedicarsi semplicemente all’attività di saggista “senza posto fisso”» (Dino Messina).
• «Penso che la critica sia un genere letterario che richiede immaginazione e inventività. Oggi, come ogni altro scrittore, il critico deve ridefinire anzitutto davanti a se stesso i termini della propria attività e del proprio stile intellettuale. La distinzione tra creativo e non creativo mi sembra fuorviante. Francesco De Sanctis è stato uno degli scrittori più creativi dell’Ottocento italiano. Altrettanto si può dire, nel Novecento, di Erich Auerbach, di Walter Benjamin, di Giacomo Debenedetti. Non sono molti i romanzieri che abbiano prodotto qualcosa di più originale e avventuroso dei saggi di George Steiner o, in Italia, di Cesare Garboli».
• «Non ho mai la certezza di avere un pubblico e, tantomeno, di conoscere le sue caratteristiche. È un problema, sì. Ma anche uno stimolo perché è meglio l’incertezza che sapere in anticipo quale settore dell’opinione pubblica ti approverà. Un autore che scrive qualcosa di originale non conferma idee già acquisite. La cosa più interessante è rompere o superare certe preconcette divisioni ideologiche. Quando scrivo, mi sento un individuo che parla ad altri individui».
• «Tutti noi siamo nelle mani del sistema dei media. Possiamo cercare con qualche astuzia di usarlo al meglio, ma modificarlo è quasi impossibile: ci trascende. Oggi poi nessuno domina intellettualmente la realtà come poteva avvenire per certi intellettuali dell’Ottocento o anche del primo Novecento (...) Se George Orwell non avesse pubblicato 1984, il suo ultimo romanzo, nel 1949, gli anni della guerra fredda, e non fosse stato utilizzabile in funzione antisovietica, sarebbe rimasto uno scrittore di scarsa fama. Se sei funzionale e utile a una parte politica diventi importante e influente, altrimenti no».
• Vive a Tuscania.