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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Stefano Benni

• Bologna 12 agosto 1947. Scrittore. Poeta. Umorista. Ha pubblicato una ventina di libri molti dei quali sono stati tra i grandi best-seller degli ultimi anni: da Il bar sotto il mare (1987) a La compagnia dei Celestini (1992) a Bar Sport e Bar Sport Duemila (1997, la prima edizione era uscita vent’anni prima), La grammatica di Dio (Feltrinelli, 2007) Pane e tempesta (Feltrinelli 2009), La traccia dell’angelo (Sellerio, 2011). Da ultimo Di tutte le ricchezze, )Feltrinelli, 2012). Ha collaborato e collabora con giornali e riviste (L’espresso, Cuore, il Manifesto, Linus, Micromega).
• Soprannominato Lupo perché da piccolo, non riuscendo a dormire, usciva di soppiatto, con i suoi 7 cani, per la montagna. Un giorno, però, fu sorpreso mentre passeggiava ululando come i suoi cani, da un amico del nonno che spaventato raccontò tutto. I nonni lo mandarono dallo psicoanalista per accertarsi sul suo stato mentale ma da allora fu chiamato lupo.
• «Ho passato quasi tutta la mia infanzia in un paese di montagna. Oltre che giocare a pallone e perdermi nei boschi, non avevo altri svaghi. Un giorno scoprii che in un paese vicino c’era una biblioteca. Entrai e il mio mondo diventò un milione di volte più grande. Cominciai con London, poi con Salgari, Poe, Boccaccio, Gogol e Flaubert, divoravo tutto, anche quello che non capivo fino in fondo. Nessuno mi indicava il libro da prendere, leggevo la prima pagina e se mi piaceva andavo avanti. Non mi guidava la cultura, ma una specie di istinto animale del lettore. A scuola quei libri non erano in programma, né consigliati, anzi venivano osteggiati. Una volta il professore mi sequestrò un’opera di Pavese. Il giorno dopo presi il Cappotto di Gogol e gli misi una copertina bianca con scritto Diario di scuola. Così ho fregato il professore per tre anni» (a Mirella Serri). [La Stampa, Tutto Libri 29/9/2012]
• Negli anni 70 «ero “il compagno che legge Céline”, additato al pubblico disprezzo in assemblea perché mi intrattenevo con autori considerati di destra, o cattolici tradizionali come Eliot o Gadda, che per qualcuno era un fottuto conservatore. Ma mi sono sempre battuto contro la censura “preventiva”, esistono grandi libri di uomini detestabili e libri detestabili di grandi uomini». [Ibidem]
• «I critici italiani dopo vent’anni che scrivo e che i miei libri durano hanno atteggiamenti diversi: vanno dall’odio atavico alla fastidiosa sopportazione, dal sospettoso rispetto all’entusiasmo amicale. Devo dire che se talvolta io non diverto i critici, qualche volta loro divertono me».
• «Ha sempre venduto moltissimo e ha una folla di fan giovani e non giovani, che hanno formato la loro visione della vita, hanno capito qualcosa del mondo e di sé, e hanno cominciato a percepire tutte le schifezze del presente con i suoi libri e i suoi articoli; ridendo senza contentezza, come si fa oggi, sia leggendo cose spiritose e intelligentemente amare, che guardando e ascoltando porcherie vergognose in televisione» (Natalia Aspesi).
• «È da sempre un bestsellerista “contro”, che critica i critici “tromboni”, ironizza sugli autori “seri”, detesta i premi letterari. È un globale apocalittico, un irriducibile antipresenzialista mai tentato dalle vanità televisive. Ha fama di essere un personaggio inquieto, difficile, scontroso, e soprattutto di non amare le interviste. È vero, ma si rivela anche un signore affabile, un elegante affabulatore, al fondo molto dolce e legato ai suoi affetti» (Luciana Sica).
• Alessandro Baricco l’ha definito «il miglior lettore che c’è in Italia» (e per questo nel 2007 gli ha affidato «la scena in cui Achab convince tutti a partecipare alla sua follia» nella riduzione teatrale di Moby Dick).
• «Un autore che ormai dà il meglio di sé in malinconiche e tenere storie di solitudine e silenzi» (Ermanno Paccagnini).
• «Io preferisco gli eroi quotidiani senza armi, che anche nella sofferenza riescono a mantenere un difficile spazio di generosità verso gli altri. Che lottano perché si sentono parte di qualcosa che non è solo un esercito, una loggia, un’azienda. Del resto, nei miei libri, ho sempre fatto un discorso su questi guerrieri quotidiani: da Blues in sedici, un libro di poesia a cui sono particolarmente affezionato dove c’è un padre che si sacrifica per suo figlio, a Elianto dove c’è un bambino che lotta contro la malattia, a Saltatempo dove ci sono i semplici eroi della mia infanzia, i partigiani e le partigiane dei miei paesi, tormentati, dubbiosi, per niente felici di dover prendere in mano un fucile. Il fatto che come autore duri nel tempo (mi chiamano giovane scrittore ormai da un trentennio!) ha fatto sì che qualche critico si sia occupato un po’ più seriamente del mio lavoro, ma a me continua a interessare il parere di tutti, il tempo della lettura è lento e severo, e ci vuole tempo per capire se un libro è arrivato al cuore dei lettori. Considero il critico letterario un lettore come gli altri: a volte appassionato e attento, altre volte superficiale e frettoloso. Forse le recensioni si dovrebbero fare dieci anni dopo l’uscita di un libro. Sono stato e resto anche giornalista, e conosco le insidie dei ritmi e dei protocolli giornalistici, quando sei costretto a leggere un libro in una notte per pubblicare prima della concorrenza, e un libro interessa soltanto il giorno che esce in libreria. Una volta mandai violentemente a quel paese l’intervistatore di un tg che mi raggiunse trafelato con il microfono in mano e mi disse: non ho letto il suo libro, ma ha trenta secondi di tempo per spiegarlo ai telespettatori. Gli dissi che lui aveva trenta secondi per andare in un luogo che lascio alla fantasia di chi legge».
• «La mia inclinazione artistica è naturalmente poligama. Il teatro e la musica sono due mie grandi passioni giovanili, suonavo e recitavo ancor prima di scrivere professionalmente. In quanto al fumetto, ne ho letto tanto. Ora lo seguo meno, ma non dimentico le ore passate a leggere Linus e la mia amicizia e stima, ad esempio, per Andrea Pazienza».
• Michele Serra: «Stefano Benni è un maestro. Uno che non si è accontentato di fare l’umorista, ma ha dimostrato di essere un vero scrittore»
(Alessandro Zaccuri, Avvenire 27/4/2004) –
• Dal 2007 non vive più a Bologna. «Non mi interessa più quello che succede a Bologna, non ci abito più. È diventata una città di ruffiani culturali. Lavoro benissimo ovunque, ma non più lì. Sono stufo che mi chiedano come va, tra me e Bologna, come se fosse una fidanzata. Lo dico una volta per tutte, io e lei abbiamo rotto serenamente».
• Politicamente di sinistra. Vicino al suo amico Beppe Grillo.
• «Impegnato sì, ma anche artisticamente libero, privo di professioni di fede. Il successo l’ha colto quasi trent’anni fa con un libro di scrittura lieve e strepitosamente umoristica sull’Italia piccola dei Bar sport: non il Paese delle sovversioni, delle cariche, delle P38, ma dei bozzetti di provincia, delle Luisone, dei flipper. Un’Italia intramontata, peraltro, solo divenuta nel frattempo terribilmente più incazzata. Benni quel paese non smette di rappresentarlo, con la sua straordinaria prolificità che ai libri aggiunge da anni il teatro. Continua a vendere vagonate di copie (l’ultimo volume si intitola Di tutte le ricchezze è alla seconda edizione, 150.000 copie e intanto porta in giro spettacoli come Cyrano de Bergerac e Ci manca Totò, facendosi affiancare dal chitarrista degli Avion Travel, Fausto Mesolella, e mischiando il principe De Curtis e la "gran superstizione che è l’economia", la iattura dei tecnici e lo spread» (Alberto Alfredo Tristano). [Linkiesta 6/3/2013]
• Quella volta che Bossi si vantò d’aver fermato lui «trecentomila bergamaschi stavano per ribellarsi con le armi allo Stato», Stefano Benni lo prese per i fondelli con una poesiola: «Eran trecentomila bergamaschi con fucili e cannoni / o forse eran tremila armati di forconi. / O forse eran cinquanta / ultrà dell’Atalanta. / Vabbè ero io da solo / però avevo un punteruolo». (Gian Antonio Stella). [Cds 12/3/2004]
• Negli ultimi 25 anni è apparso in televisione tre volte. L’ultima da Fazio nel 2012. [Rolling Stone 2012]
• Non è sposato, ha un figlio Niclas, musicista.