28 maggio 2012
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Biografia di Alex Bellini
• Aprica (Sondrio) 15 settembre 1979. Canottiere. Nel 2008 tentò la traversata dell’Oceano Pacifico in canoa: partito da Lima (Perù) il 21 febbraio, destinazione Sydney (Australia), a bordo di una barca in fibra di vetro e carbonio di 7 metri e mezzo chiamata “Rosa di Atacama II”, 20 vogate al minuto, una media di 18 mila al giorno, velocità massima 4 km l’ora, si arrese dopo 295 giorni a 65 miglia dalla costa, quando fu imbarcato da un rimorchiatore neozelandese. «Sono state le 60 miglia più importanti della mia vita. Ho capito il valore della rinuncia e della ripartenza».
• «Sono nato nel secolo sbagliato: più che ai miei contemporanei mi sento vicino agli esploratore dei primi del Novecento».
• Nel 2005/2006 compì in 226 giorni la traversata dell’Atlantico (partenza da Genova il 18 settembre, arrivo a Fortaleza il 2 maggio). «A tremila chilometri dalla costa sono rimasto senza cibo. A digiuno per cinque giorni. Capisci che tutto può finire alla velocità di un niente» (ad Antonella Retico). [la Repubblica 5/8/2009]
• Nel 2011 partecipò alla LA-NY footrace, corsa a piedi da Los Angeles a New York, (oltre 5.000 km, 70 giorni senza soste). Arrivò quinto in 746 ore 28 minuti e 49 secondi.
• Tiene corsi motivazionali per dipendenti, manager e imprenditori: «In aula racconta che per sei mesi ha remato su un vogatore sistemato davanti a un muro di cemento per misurare la propria resistenza alla noia, o ricorda le notti passate a dormire dentro una cella frigorifero per abituarsi al freddo e testare i materiali. Esempi che danno un senso al suo concetto di progettazione» (Federico Taddia). [La Stampa 27/11/2010]
• Due libri pubblicati con Longanesi: Mi chiamavano montanaro (2007) e Il Pacifico a remi (2010): «Sono un visionario, distaccato dalla società, ho pochissimi amici, sono difficile da trattare, non mi interessano le persone, sto bene soprattutto con me stesso. Da ragazzo ho avuto squilibri che hanno preoccupato chi mi stava vicino. Dicevano che ero un ragazzo strano. Mi chiamavano matto. Il montanaro. Il barba».
• Nel 2015 «vivrò per un anno su un icebreg al Polo Nord per sensibilizzare le persone sul problema del surriscaldamento globale. Il mio rifugio sarà un modulo galleggiante in fibra di vetro (4x1,4 metri) in cui passerò il 90 per cento del tempo. L’iceberg è una minaccia: può ribaltarsi, spezzarsi o scontrarsi con altri blocchi di ghiaccio. Quando sarò costretto a scappare, la capsula andrà alla deriva fino a quando non verrò raccolto da una barca di passaggio: ho stimato che dovrò attendere dieci giorni prima di essere salvato». L’impresa costerà fra i 500mila euro e il milione. Ad Alex serviranno 400 chili di scorte alimentari: «Integrerò la dieta con la pesca, l’acqua la otterrò con dei depuratori. Nei ghiacci millenari si nascondono molti batteri».
• Vive a Trieste con la moglie Francesca e due figlie.