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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Marco Belinelli

• San Giovanni in Persiceto (Bologna) 25 marzo 1986. Giocatore di basket. Guardia dei San Antonio Spurs, nel 2014 primo italiano campione in Nba. Esordio in America nel 2007 con i Golden State Warriors (scelto col n.18 al draft, vedi Andrea Bargnani). Lanciato dalla Fortitudo Bologna (con cui vinse lo scudetto del 2005). Gioca anche in Nazionale. «A sei anni, mi facevano giocare con i bambini di 8 o 9. Questo fu il primo segnale».
• Un metro e 96, guardia, «la forza del “cinno”, bolognese per baby, è il tiro micidiale, in gergo “ignorante”: raptus che diventa rapsodia, incosciente sfida col canestro, istinto killer che ti fa cercare parabole impossibili anche quando, sbilenco o marcato, dovresti ripiegare su piste più assennate» (l’Espresso).
• «Il talento è un affare che riguarda Dio. Il posto per mostrarlo però è il campetto. Ai ragazzi dico: cominciate da lì. S’impara l’arte e la lotta».
• Ebbe problemi d’inserimento nella Nba. Il coach dei Golden State Warriors Don Nelson: «È un buon giocatore da allenamento».
• «Lo scelsero in quel draft e non se l’aspettava neanche lui: “L’unica squadra che non mi aveva provato nelle settimane precedenti. Io neanche sapevo dove fosse Golden State. Sapevo una cosa sola, che Oakland era una città pericolosa. E in quel momento la prima cosa che mi venne in mente fu: ma dove andrò a finire in un posto che fa paura?”. In effetti era strana la storia. Aveva provato per un sacco di squadre, compresi i New York Knicks e Los Angeles Lakers. Subito dopo la selezione, quelli di Golden State spiegarono così la loro mossa: per noi meritavi una possibilità a prescindere, eri un giocatore da Nba anche senza metterti alla prova coi nostri. Uno avrebbe dovuto sentirsi gratificato e Marco lo era. L’avevano visto in quella partita che poi è stata per tanto tempo la migliore di sempre di Belinelli: Stati Uniti-Italia del Mondiale 2006. Marco all’epoca non aveva barba ed era magro, molto più di ora. Poco più di ottanta chili su un metro e novantasei (“quando mi facevano un fallo allora faceva molto più male”), vent’anni compiuti da poco. Fece venticinque punti. (…) Quella partita e l’arrivo in Nba sono stati un pezzo importante dell’intervista che Beli ha fatto con Federico Buffa: “All’epoca di quel Stati Uniti-Italia tiravo ancora cadendo all’indietro”. Nel primo tempo entrava tutto. Nel secondo fece una schiacciata in campo aperto in faccia alle stelle e al mondo intero. Buffa gli dice: “In quel momento penso che qualche sopracciglio dall’altra parte dell’Oceano si sia alzato”. Ecco, probabilmente si alzò di più di tutti proprio quello di Don Nelson, il coach di Golden State. “Nella Summer League ho giocato bene e subito dopo ho percepito fiducia e attenzione. Mi dicevano e dicevano nelle interviste: Belinelli non è un rookie, è uno che ha già fatto diverse stagioni di Eurolega. È uno sul quale contiamo. Cominciata la stagione non ho più giocato, senza mai capire il perché”. (…)» (Giuseppe De Bellis) [rivistastudio.com 18/2/2014].
• Carriera in Nba: stagioni 2007-2008 e 2008-2009 con i Golden State Warrios (California); stagione 2009-2010 con i Toronto Raptors (Canada, «Ogni volta che ti muovevi dovevi passare la dogana, una vera rottura di scatole»); stagioni 2010-2011 e 2011-2012 con i New Orleans Hornets (Lousiana); stagione 2012-2013 con i Chicago Bulls (Illinois). «Parte la nuova stagione della Nba e l’uomo con la valigia è appena sceso alla stazione di Chicago. Maglia numero 8 dei Bulls... È la quarta squadra di “Beli” in sei stagioni tra i professionisti... Belinelli, che cosa ha imparato facendo il precario dei canestri? “A crescere come giocatore e come uomo. Sul piano mentale è un’esperienza che mi ha rafforzato”. Qual è il segreto dell’uomo con la valigia sempre in mano? “La capacità di capire e di accettare un mondo sportivo differente dagli standard europei: in nome dell’affare, qui può capitare di tutto. Ecco, ho imparato a fare a mia volta l’affarista e a badare ai miei interessi”» (Flavio Vanetti) [Cds 31/10/2012].
• «San Francisco è il mio primo amore. Quando ci vado in trasferta e passo il Golden Gate Bridge, ancora mi emoziono. Ero un ragazzino alla mia prima esperienza fuori casa, avevo scelto di vivere in un appartamento esageratamente grande a Berkeley e i compagni mi chiamavano “Cookie Monster”, perché non facevo altro che sgranocchiare dei biscotti appena scoperti. E poi mi ero creato un gruppo di amici con Andris Biedrins: fuori tutte le sere a mangiare. Perché è ciò che in assoluto mi diverte di più: le cene con gli amici. Sì, come a San Giovanni» (a Massimo Lopes Pegna) [Spw 15/2/2014].
• «L’Italia può essere fiera del fatto che i suoi figli e le sue figlie continuano a dare contributi inestimabili al successo degli Stati Uniti. Ovviamente devo aggiungere che due persone come Danilo Gallinari e Marco Belinelli garantiscono un certo buon nome anche alla Nba» (così il presidente degli Usa Barack Obama nel 2012).
• «Ha firmato con i San Antonio Spurs che quest’anno hanno perso l’anello Nba alla settima partita... Ecco, lui va lì, in Texas, primo italiano di sempre a poter ambire a diventare campione Nba» (Beppe Di Corrado) [Fog 19/9/2013].
• «È un giocatore molto sottovalutato. Ha la stessa grinta di Ginobili. Non ha paura. È versatile, fa bene il pick and roll e ci mette tanta energia in difesa. In quella fase a Chicago ha imparato molto. Così, non dovrò insegnargli troppe cose» (il coach degli Spurs Gregg Popovich).
• «Certo, i soldi sono importanti, ma giocare in Nba è un pensiero che chi ama il basket ha fisso nella testa. Immagino che sia un po’ come per un calciatore essere chiamato nel campionato italiano. Stiamo parlando del top. Nel basket il top è l’Nba. Chi gioca a basket per prima cosa si diverte. E in Nba ti diverti come un matto».
• Gli americani lo chiamavano Rocky per una vaga somiglianza con Sylvester Stallone. «A lui piace di più essere considerato il viaggiatore che ha trovato la sua destinazione. Non è né l’Italia né San Antonio. È il suo posto in campo» (Beppe Di Corrado).
• Va matto per gli shopping center, gli acquisti online e le colazioni con pancetta, uova bianche e gialle.