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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Vanessa Beecroft

• Genova 25 aprile 1969. Artista. Ha studiato pittura presso l’Accademia Lingustica di Belle Arti di Genova e ha poi proseguito i suoi studi in scenografia presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Celebre per aver esposto donne nude. «Non c’è galleria di primo piano che non si contenda il suo lavoro» (Antonio Monda).
• «Non è il momento adatto per dipingere. Nessuno insegna la tecnica. La mia generazione impara più facilmente l’uso di photoshop».
• «La mia ricerca sul nudo nasce da quando studiavo all’Accademia di Brera. Non riuscivo ad essere soddisfatta della rappresentazione grafica del nudo. Per me la nudità era minimalismo, e devo aggiungere che personalmente mi imbarazza. Certo, le ragazze erano esposte solo in contesti artistici come i musei. Tuttavia mi sono resa conto sin dall’inizio che questa esposizione avrebbe avuto delle inevitabili implicazioni, e ho cercato di approfondirle. All’inizio le modelle le prendevo direttamente per strada. Una situazione terribile, dovevo spiegare che ero un’artista. Poi, quando ho fatto un po’ di strada, ho chiesto alla mia assistente di sollevarmi almeno da questa incombenza».
• La prima performance nel 93. «Ha incentrato buona parte del suo lavoro sulla tendenza delle persone a uniformarsi. Nel tempo ha concepito performance sempre più faraoniche, capaci di coinvolgere decine di modelle professionsite o di uomini in uniforme, con truccatori, tecnici delle luci, tecnici di ripresa video presi dal mondo del cinema e della moda. Ordina ai suoi modelli di non muoversi troppo, di non guardare il pubblico, di mantenere le posizioni assegnate: opera dunque una regia che, se da un lato produce tableaux vivants che si ricollegano ai grandi affreschi rinascimentali, dall’altro ricorda scene di kolossal» (Angela Vettese).
• «Benché l’artista ripeta che il suo utilizzo di modelle professioniste ha finalità in tutto simili a quelle dei suoi colleghi del passato, la griffe gioca un ruolo determinante, rafforzando così quel legame fra arte contemporanea e moda che ha dato frutti interessanti soprattutto sul versante delle sponsorizzazioni» (Franco Fanelli).
• Nel 2003, la prima retrospettiva al Castello di Rivoli, Torino, con 65 opere tra le quali una serie di video e con una performance ispirata al luogo. «Ogni sua “vernice” è un evento ad alto tasso di mondanità e voyeurismo; stavolta, ad attrarre gli invitati è la presenza, come “attrici”, di dodici signore appartenenti all’ aristocrazia torinese. L’effetto è assicurato: è come se immaginari frescanti rococò avessero dipinto quelle sale in stile Benetton». Tra le signore della buona società (vestite in mezzo a modelle seminude), Serena ed Emanuela Cattaneo Adorno, Giulia Perrone di San Martino, Anna Casale moglie del presidente della giunta regionale Ghigo. Furono messe intorno a una tavola imbandita con cibi colorati. «Con questa cena ho voluto paragonare la nudità e il fatto di essere esposti al mangiare davati a un pubblico, che secondo me è la cosa più vergognosa che esita». Lei era anoressica? «Dicono che lo fossi. Ho avuto problemi. Non riesco a mangiare il pane. Non ho avuto degenerazioni a livello patologico. Ho delle ossessioni per il cibo da quando avevo 13 anni. E la cosa più imbarazzante per chi ha questi problemi è mangiare qualcosa di fronte a un altro» (a Paolo Vagheggi).
• Ai rimproveri di far scattare le fotografie a dei professionisti, di avere solo l’idea dell’opera: «Nel mondo dell’arte è una cosa normale. Jeff Koons non si sporca mai le mani».
• «Non c’è luce di un pensiero nelle valutazioni di chi si vanta di avere individuato e dato spazio ad “artisti” come Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Jeff Koons, considerati, senza ironia “i protagonisti della cultura contemporanea negli ultimi cinquant’anni”» (Vittorio Sgarbi). Numera le sue performance con le proprie iniziali e un numero progressivo, per esempio VB20 significa ventesima azione. Ha raccontato a Vanity Fair che, all’epoca della loro storia, Cattelan le ragalava oggetti presi dalla spazzatura. Vive a Los Angeles. (a cura di Lauretta Colonnelli).