28 maggio 2012
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Biografia di Cesare Battisti
• Sermoneta (Latina) 18 dicembre 1954. Ex terrorista, assassino. Poi scrittore. «A chiunque mi parlasse di militanza, indicavo la banca più vicina: i soldi sono lì, se sei un uomo vai a prenderli».
• Famiglia «religiosamente comunista» (Bianconi), liceo classico Alessandro Manzoni di Latina, fa una rapina e finisce nel carcere minorile di Udine. Qui conosce Arrigo Cavallina (Verona, 17 ottobre 1945), insegnante di cultura generale e di educazione fisica alle professionali. Interrogato Cavallina parlò di Battisti come di «un ragazzo di malavita, ma di grande carica umana, con molta voglia di leggere, di sapere, un po’ bulletto, fascinoso sulle ragazze» (Brunella Giovara). Lo fa entrare nei Pac (Proletari armati per il comunismo), che in quel momento sono sparpagliati tra Milano, Verona e Padova e si finanziano con le rapine a supermercati e uffici postali.
• I delitti nei quali Battisti è coinvolto sono quattro: il maresciallo Antonio Santoro, addetto al carcere speciale di Udine, moglie e tre figli, ucciso alle 7.40 del 6 giugno 1978: stava camminando per strada e un uomo sceso da una Simca bianca gli ha sparato alle spalle; il macellaio Lino Sabbadin, rapinato e ucciso a Caltana di Santa Maria di Sala (Venezia) la sera del 16 dicembre 1978 (ha reagito sparando e prima di essere freddato ha ammazzato uno dei banditi); il gioielliere Pier Luigi Torregiani, assassinato in via Mercantini a Milano alle ore 14 del 16 febbraio 1979 mentre stava tirando su la saracinesca del negozio (nella sparatoria uno dei suoi figli è rimasto paralizzato: i Pac lo accusavano di aver ucciso un bandito-proletario in una precedente rapina); Andrea Compagna, agente della Digos, ucciso il 19 aprile 1979 alla Barona (Milano). Arrestato nel 79, Battisti scelse di non difendersi. Le cronache raccontano delle minacce che lanciava al giudice Corrado Carnevali: «Stai sicuro, veniamo a prendere anche te». Aula sgombrata un’infinità di volte, lui che non la smette di gridare «siete solo dei buffoni di merda». Fu l’unico processo (in primo grado) al quale prese parte.
• Il 4 ottobre 1981, infatti, i Comunisti organizzati per la liberazione proletaria lo fecero evadere con un’operazione in grande stile. Battisti fuggì in Francia. Poi in Messico, sei anni a comporre articoli per giornali, riviste culturali, la scrittura che pian piano prendeva il posto della rivoluzione. Finché, nel 90, tornò in Francia. Due anni ed usciva il primo romanzo, Travestito da uomo, editore Gallimard. Da allora, 13 “polar” (poliziesco+noir) e la popolarità: sui giornali, in tv, nei salotti letterari.
• Nel frattempo viene condannato in via definitiva a due ergastoli. Armando Spataro, “toga rossa” che fu pm dell’inchiesta: «Battisti è stato condannato all’ergastolo per ben quattro omicidi: in due di essi (il maresciallo Santoro a Udine e l’agente di Ps Campagna a Milano) egli sparò materialmente in testa o alle spalle delle vittime; per un terzo, il macellaio Sabbadin a Mestre, partecipò facendo da copertura armata al killer Diego Giacomini; per il quarto (il gioielliere Torregiani a Milano nella stessa giornata) fu condannato come co-ideatore e organizzatore» (Mario Pirani).
• Nel 1991 Parigi rifiutò l’estradizione di Battisti in Italia. A proteggerlo la “dottrina Mitterrand”, con la quale, dal 1981, la Francia dava asilo ai terroristi in fuga, e il fatto che da noi non fosse prevista la ripetizione del processo per i condannati in contumacia «Come spiega Jean Musitelli, che fu consigliere del Presidente socialista all’Eliseo, in un volume curato da Marc Lazar (Il libro degli anni di piombo, Rizzoli), nel respingere il ricorso di Battisti contro la sentenza della Corte d’Appello di Parigi favorevole all’estradizione il Consiglio di Stato ha motivato il no proprio con la dottrina Mitterrand, non applicabile “agli individui riconosciuti colpevoli dei delitti di sangue”. In altre parole: Battisti e i suoi difensori (principi del foro di Parigi pagati da Fred Vargas, non gli avvocati militanti che l’avevano difeso in Italia) erano così immersi nella loro favola da credere alla versione mitizzata della dottrina Mitterrand. Purtroppo ci ha creduto per anni anche l’Italia che ha sempre considerato quella dottrina una barriera alle estradizioni ed era invece la leva con la quale farsi valere». (Cesare Martinetti) [La Stampa 9/8/2011]
• Per tredici anni non accadde nulla. Poi, il 10 febbraio 2004, l’arresto, in un’affollata sala di Parigi dove proiettavano Buongiorno notte, il film di Bellocchio sul caso Moro. La sinistra francese, in prima fila politici e intellettuali, insorse allora in difesa di Battisti. Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, lo dichiarò simbolicamente «sotto la protezione della città». François Hollande, segretario dei socialisti, andò a trovarlo in carcere e all’uscita disse: «Va liberato, subito!». Lo scrittore Philippe Sollers attribuì la richiesta d’estradizione allo «spirito di vendetta» di Berlusconi nei confronti di un «rivoluzionario», disse che all’epoca in Italia c’era «un terrorismo di Stato molto importante, una vera guerra civile e sociale», quindi citò Victor Hugo: «Quando vedo una mosca o una farfalla impigliata in una tela di ragno la libero ed è una piccola amnistia oscura, che fa arrabbiare solo i ragni». Il giornale comunista L’Humanité scrisse che «Battisti è stato condannato nel 1987 da un giudice speciale di un tribunale militare riservato ai processi contro i militanti dell’estrema sinistra» (un’incredibile castroneria). Libération sostenne che Battisti era «vittima della vendetta delle camicie nere». Daniel Pennac evocò la Comune di Parigi e la rapida amnistia (9 anni) dei condannati. Dimenticando, però, che prima gli amnistiati avevano soggiornato nel bagno penale della Nuova Caledonia. Finì che il 3 marzo 2004 la Chambre d’Instruction parigina scarcerò Battisti, il quale il 14 agosto di quell’anno sparì. Perciò quando a ottobre i francesi concessero l’estradizione, Battisti non era più reperibile. È stato arrestato in Brasile il 18 marzo del 2007: la polizia francese lo ha catturato pedinando una donna che gli stava portando novemila euro. Era allo stremo. In carcere lo ha visitato Bernard Henri-Lévy che ha poi pubblicato un articolo molto comprensivo sul Corriere della Sera (15 maggio 2007). Un altro intervento in sua difesa, che ricalca i ragionamenti degli intellettuali francesi, da Erri De Luca.
• L’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha chiesto l’estradizione. Per avere più possibilità di ottenerla, ha sostenuto che in Italia, anche la condanna all’ergastolo, nessuno resta in carcere tutta la vita. Nel trattato tra i due paesi risalente al 1989 è infatti specificato che l’estradizione non viene concessa «se vi è fondato motivo di ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta a pene o trattamenti che comunque configurano violazione dei diritti fondamentali». In Brasile la pena dell’ergastolo non esiste.
• Nel 2009 Tarso Genro, l’allora ministro della Giustizia brasiliano, nega all’Italia l’estradizione del terrorista per il «fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche» (Gian Micalessin) [il Giornale, 14/7/2013]. Secondo la stampa brasiliana, Carla Bruni sarebbe intervenuta tramite il marito, l’allora presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, sul governo brasiliano per determinare la decisione del Ministro della Giustizia Genro; la notizia è stata pubblicamente smentita dalla stessa Bruni anella puntata del 25 gennaio 2009 di Che tempo che fa.
• Il 9 giugno 2011, il Supremo Tribunal Federal (lo stesso organo che a fine 2009 aveva considerato illegittimo lo status di rifugiato politico concessogli dal governo brasiliano) ha confermato la decisione dell’allora presidente del Brasile Lula di non estradare Cesare Battisti ed ha votato a favore della sua liberazione.
• Da allora vive libero nel paese sudamericano.
• «Come disse Nelson Mandela uno non conosce mai abbastanza un Paese se prima non conosce le sue prigioni. Io non sapevo niente del Brasile prima. Né l’avevo mai amato particolarmente. Ma attraverso i galeotti e le loro storie, ho viaggiato gratuitamente in Brasile, chiuso in una cella di 9 metri quadrati». (Carlo Nicolato) [Libero, 7/3/2012]
• Nel 2012 pubblica la sua ultima fatica letteraria, Faccia al muro.