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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Antonio Bassolino

• Afragola (Napoli) 20 marzo 1947. Politico (Pci, Pds, Ds, Pd). Dal 2000 al 2010 governatore della Campania. «Prendiamo Eduardo De Filippo. Per me Eduardo non è il cantore del fatalismo, della rinuncia. Il suo teatro è ambivalente... Ricorda il famoso “Add’a passà ‘a nuttata”? Lei può dirlo in un sospiro, alzando le braccia al cielo. Oppure come lo dico io, con rabbia: Add’a passa’ ‘a nuttata!!!!» (con pugno sul tavolo. Testimonianza di Riccardo Chiaberge).
Vita Papà Gaetano era capo giardiniere del Comune di Afragola e votava liberale. Sognava per il figlio un avvenire da medico: quando Antonio scelse la politica – era il 1964 – si piantò a braccia conserte sotto il palco per impedirgli di parlare finché non vennero i carabinieri a portarlo via.
• Nel Comitato centrale del Pci dal 1972, dal 1979 nella direzione regionale della Campania, nel 1980 responsabile della Commissione Mezzogiorno, eletto deputato nell’87 e nel 1992, dal 1993 al 2000 fu sindaco di Napoli. Ministro del Lavoro nel primo governo D’Alema (1998-1999).
• «Questa è in breve la storia di Antonio Bassolino e dei bassoliniani. Sono entrati giovanissimi nel partito dei senatori e fondatori: Nicola Chiaromonte, Giorgio Amendola, Giorgio Napolitano; indiscutibili ma con un apparato modesto. I giovani della cordata di Bassolino sono diversi, più colti, più cinici. Bassolino, che è arrivato da Avellino, punta ai posti direttivi, diventa il padrone della commissione operaia e poi della segreteria regionale. Dice uno che lo ha conosciuto allora: “Era un comunista vero, uno di quelli che ci credono, ma di un cinismo estremo, il cinismo necessario per diventare un leader, capace di prendere una strada e di svoltare senza mettere la freccia”. Il partito avrebbe preferito una personalità rappresentativa come Maurizio Valenzi, ma Bassolino non aspettava le simpatie del partito, aveva una marcia in più, era un capo. Lo capì Mauro Calise che fu suo consigliere e ne curava l’immagine. “Non è il programma che conta”, diceva Calise, “ma l’immagine di Antonio”. Aveva ragione: nella Napoli umiliata dal potere laurino e dalla rete democristiana, Bassolino era il nuovo, specie per la Napoli laica di sinistra. La Napoli progressista, riformista, che aspettava da sempre la sua occasione e che la colse con entusiasmo. L’impossibile d’improvviso era a portata di mano, quello che fu chiamato il “risorgimento napoletano” coinvolgeva tutti, i grandi intellettuali borghesi come Mirella Barracco e Gerardo Marotta, come le avanguardie operaie dell’Italsider, i professori universitari, come i sindacalisti e gli imprenditori moderni. Bassolino è il sindaco deciso e coraggioso di questa Napoli miracolata che si prova a cambiare. Mancano i mezzi del trasporto pubblico, le officine sono piene di autobus scassati? Bassolino va in America e compra trecento autobus. E c’è Bagnoli che risponde alle richieste del giovane capo arrivato dalla commissione operaia. Vengono da ogni parte del mondo a vedere il miracolo del comunismo napoletano, anche dal Giappone. (...) C’è molta aria fritta nel “risorgimento napoletano” ma c’è anche del nuovo, una buona edilizia popolare, nuove scuole, un minimo di pulizia delle strade. Il primo mandato di Bassolino è comunque positivo. Poi la mossa sbagliata, la seduzione del grande potere: l’uomo del cambiamento di Napoli lascia la sua città e la sua grande impresa, va a Roma a fare il ministro del Lavoro nel gabinetto D’Alema. Perché si è lasciato giocare da D’Alema che ha interrotto la sua salita al cielo? È stato lui a voler giocare la carta della politica nazionale? O non poteva dire no al primo governo diretto da un comunista? Comunque capisce che quella è la sua morte politica e torna a Napoli dove la fortuna è ancora con lui e lo fa eleggere a governatore della Campania» (Giorgio Bocca). «Per Napoli il governatore non ha fatto niente. Invece ad Afragola, sopra i suoi terreni, ha fatto costruire l’Ikea, Leroy Marlin e la stazione dell’Alta velocità. Pazzesco. E la sa una cosa che mi ha detto un amico fidatissimo? Si prende i quadri dei musei e se li appende in salotto, a Posillipo. E un altro mi ha giurato che la moglie è proprietaria della Gestline e degli autobus rossi che portano in giro i turisti. Uno schifo...» (la summa delle leggende metropolitane che circolano a Napoli su Bassolino fatta da un tassista ad Emiliano Fittipaldi dell’Espresso nell’agosto 2007).
• Nel 2007 la Procura della Repubblica di Napoli ne chiese il rinvio a giudizio per reati che avrebbe commesso in qualità di commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, incarico che svolse tra il 2000 e il 2005. Sua difesa: «Forte è la sproporzione tra gli addebiti che mi vengono rivolti e la mancanza non solo di prove, ma anche di qualunque serio indizio». In piena emergenza rifiuti, il 4 gennaio 2008 i giovani di An impiccarono ai lampioni del Rettifilo 21 manichini con il suo nome e quello della Jervolino. Tra i tanti che ne chiesero le dimissioni da governatore, il parlamentare diessino, e napoletano, Umberto Ranieri. Sua replica: «Ho sempre sostenuto la necessità di avere i termovalorizzatori. Non sono riuscito a farli attivare nei tempi giusti e questa è la responsabilità politica che mi prendo». Mattia Feltri sulla Stampa del 5 gennaio 2008: «Come quel bravo allenatore che diceva ho vinto, abbiamo pareggiato, hanno perso – sa dove collocare meriti e demeriti». Nel 2013 la piena e completa assoluzione perché “il fatto non sussiste”.
• «I nemici, e anche qualche amico, accusano il sistema di potere Bassolino. Le 37 società per azioni della regione con perdite da 23 milioni di euro. La Sanità che è sotto di 6 miliardi, ospedali con 850 posti letto e 150 primari. Fino all’ultima rogna, quella scoperta da Milena Gabanelli e Report: l’operazione finanziaria sui derivati, curati dalla banca dove lavora il figlio, che nei prossimi anni potrebbe costare alle casse della Regione una vagonata da 28 milioni di euro» (Giovanni Cerruti nel gennaio 2008).
• A dicembre 2007 la prima condanna legata alla gestione dell’emergenza rifiuti (per aver istituito un call center per fornire ai napoletani informazioni di natura ambientale, sprecando così ingenti risorse pubbliche).
• Nel 2009, indagato assieme al prefetto di Napoli Alessandro Pansa sul filone dei rifiuti per le presunte irregolarità nell’affidamento di lavori di bonifica di siti e falde inquinati lungo il litorale flegreo. Nel 2013 il rinvio a giudizio.
• Nel 2010, nuovo rinvio a giudizio (per un’accusa di peculato) dal giudice Vincenzo Alabiso.
• Nel 2012 arriva la prescrizione per molti capi di accusa, ma non l’assoluzione. Nel luglio dello stesso anno la Corte dei Conti campana lo ha condannato (insieme a un dirigente della Regione, Fernando De Angelis), al risarcimento (di circa 400mila euro) per aver assegnato ai dipendenti regionali in servizio presso il commissariato per le alluvioni, in aggiunta allo stipendio già in godimento, un compenso mensile di 2700 euro per coordinatore, 2100 euro per dirigente, 900 euro per collaboratore e 700 euro per collaborazioni di personale con qualifiche inferiori.
• Nel febbraio 2013 è stato condannato a risarcire il Comune di Napoli per i centinaia di operai ed ex lavoratori socialmente utili chiamati negli anni 2000 a lavorare alla raccolta differenziata, ma in realtà inattivi. Sempre nel 2013 è assolto con formula piena dall’accusa di truffa nella gestione dei rifiuti in Campania, dice di aver «passato momenti molto brutti. E a volte mi sono lasciato andare a cose che non si dovevano fare. Su, in montagna. Andavo su senza guida e senza cautela, sui sentieri più pericolosi, con neve e ghiaccio. Mi avventuravo a fare cose che tre anni prima non avrei mai fatto. Andavo, andavo, e in certi momenti pensavo: potrei anche restare a riposare quassù» (Buccini, Cds). Da ultimo nel 2014 è stato prosciolto dall’accusa di falso, al termine del processo che lo vedeva imputato davanti al Tribunale di Arezzo. La vicenda riguarda la ristrutturazione di un casale nel comune di Cortona di cui, secondo l’accusa, proprietario formale era il medico Giuseppe Petrella (anche lui assolto), comproprietario di fatto Bassolino.
• «Se dovessimo fissarne una data d’inizio, la crisi comincia quando Bassolino si ricandida ancora nel 2005 a Governatore, e un anno dopo, per garantirgli gli equilibri di potere, il sindaco Rosa Russo Jervolino fa lo stesso. Perché, dopo un decennio, non va via, guidando caso mai lui il ricambio? Che bisogno c’è di tenere così a lungo il governo? La crisi si avvertiva già allora e infatti Bassolino prima e Jervolino dopo tentennano. Se il Governatore avesse rinunciato allora sarebbe entrato nella leggenda - il ricambio sarebbe stato soft e così la gestione della crisi. Perché allora è rimasto ostinatamente in Campania, e ostinatamente convinto che tutto andava per il meglio? Il fatto è che Bassolino non aveva dove andare oltre Napoli. Nelle sfrenate ambizioni della sua generazione politica nel partito non aveva alla fine mai trovato un ruolo: durante il governo di centro sinistra fra il 1996 e il 2001 la sua marginalità nel gioco nazionale era diventata evidente» (Lucia Annunziata).
• Dal 2010 presidente della Fondazione Sudd, onlus che ha rischiato la chiusura nel gennaio 2013 per mancanza di fondi.
• Nel 2013 ha criticato le liste del PD per le politiche «bisognava allargarsi di più all’esterno, agli intellettuali, alla società civile. Invece le liste sono state fatte per tutelare gli apparati, sono state gestite con una logica tutta interna» (a Fulvio Bufi) [Corriere della Sera, 19/1/2013].
• «Non mi riconosco in nessuna componente del partito, né bindiani, né lettiani, né dalemiani, né franceschiniani, né cozzoliniani e tutti gli altri. Sto a casa, per conto mio. E parlo a nome mio, di Antonio Bassolino».
• L’8 febbraio 2005 sposò Anna Maria Carloni, con cui viveva da vent’anni, nella sede circoscrizionale di San Giovanni a Teduccio. Cerimonia tenuta segreta e scuse di Bassolino, attraverso il suo blog, agli amici rimasti all’oscuro. Sia Bassolino che la Carloni venivano da precedenti esperienze matrimoniali con figli.
Vizi «È un elegantone “marinellizzato” (vedi Maurizio Marinella), molto vanitoso (racconta che a Milano gli chiedono l’autografo, cita spesso Bill e Hilly e si pavoneggia con gli articoli esteri che lo riguardano) e determinato nella gestione del potere. Superstizioso, fa sapere di non prendere nessun impegno importante il 17 del mese; e di tagliarsi i capelli, più curati di quelli di Mario Merola, solo di venerdì e solo alle 19 dal barbiere Antonio a Posillipo (perché così fece alla vigilia della sua elezione). Non nasconde nemmeno il suo terrore nei confronti delle automobili. Il sindaco della città nota in tutto il mondo per i suoi problemi di traffico non ha mai guidato e non sa cosa significhi avere il problema del parcheggio» (Denise Pardo).
• Nino D’Angelo: «Senti un po’, ma perché tieni la testa piegata verso un lato?». Bassolino: «Sono un po’ sordo da questo orecchio, quindi tendo ad avere una posizione che mi aiuti».