28 maggio 2012
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Biografia di Franco Bassanini
• Milano 9 maggio 1940. Costituzionalista. Presidente della Cassa Depositi e Prestiti dal 2008. Politico. Laureato in Giurisprudenza, docente universitario. Cattolico, fu presidente della Fuci (la Federazione degli universitari cattolici italiani) e poi militante del Psi (sinistra socialista) a cui aderì nel 1968 e da cui fu espulso nel 1981 (insieme a Codignola, Enriques, Agnoletti, Ballardini: «Avevamo posto la questione morale e denunciato i rapporti dei vertici socialisti con la P2, con Calvi e con il sistema di tangenti e corruzione che, dieci anni più tardi, fu portato allo scoperto dalle inchieste “Mani pulite”)». Fondatore quindi della Lega dei socialisti e poi accolto come indipendente dal Pci.
• Capo di gabinetto del ministro delle Regioni Mario Toros dal 1973 al 1975, su suggerimento dei presidenti di Regione Bassetti (Lombardia), Fanti (Emilia-Romagna), Lagorio (Toscana): ci tiene a sottolineare: «Un dc, un comunista, un socialista».
• Già deputato per il Psi nel 1979, rieletto nel 1983, 1987, 1992, 1994, prima come indipendente per le liste del Pci, poi per il Pds. Senatore dal 1996, fu ministro per la Funzione pubblica nel Prodi I, nel D’Alema II (sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel D’Alema I), nell’Amato II. Candidato e non eletto alle Politiche 2006.
• È l’autore delle due più importanti riforme della Pubblica Amministrazione varate nel dopoguerra. In quella del 1997-98 (legge 59/97, modificata e integrata dalle leggi 127/97 e 191/98 e attuata con vari decreti legislativi, tra cui in particolare il 112/98) si realizzava una redistribuzione delle competenze in senso federalista grazie soprattutto all’introduzione del principio di “sussidiarietà”: tutto ciò che non è esplicitamente ed evidentemente di competenza dello Stato, deve ricadere sotto la responsabilità degli Enti locali (Regioni, Province, Comuni ecc.) secondo i criteri dell’efficienza, dell’economicità, dell’unicità, dell’adeguatezza funzionale. Nel 2001, con i decreti legislativi 300 e 303, che dovevano trovare applicazione nella legislatura successiva (quella governata da Silvio Berlusconi), ridusse il numero di ministeri a 12 (Affari esteri, Interno, Giustizia, Difesa, Economia e finanze, Attività produttive, Politiche agricole e forestali, Ambiente e tutela del territorio, Infrastrutture e trasporti, Lavoro salute e politiche sociali, Istruzione università e ricerca, Beni e attività culturali) sopprimendo quindici entità amministrative, tra ministeri e dipartimenti. Questa riforma fu di fatto vanificata dalla formazione del Prodi II che, per ragioni di equilibri interni alla coalizione, spacchettò e redistribuì una quantità di competenze tra nuovi ministeri con e senza portafoglio. Molto severo il giudizio di Bassanini su questa operazione: «Abbiamo assistito a un imbarazzante revival del manuale Cencelli (vedi Massimiliano Cencelli) e delle logiche spartitorie della prima Repubblica».
• Quando, nel 2008, c’è stato il recupero pressoché integrale della riforma, Francesco Cossiga l’ha definita «folle», Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo, «pessima» («ha ridotto i ministri e i sottosegretari, ma non gli autisti; io sono solo al ministero delle Comunicazioni con 25 autisti»). Bassanini ha risposto: «La riforma non è la Bibbia: applicandola, è possibile che emergano lacune e imperfezioni, ma è stata il frutto di un serio studio dei maggiori esperti italiani e di una intesa bipartisan (con Franco Frattini in primis); e ha allineato l’Italia ai modelli dei principali Paesi europei; dunque merita – credo – di essere sperimentata, come il presidente Berlusconi ha deciso di fare. Il numero dei sottosegretari va invece calibrato sulle esigenze del lavoro parlamentare. Più che aumentare i sottosegretari, sarebbe ragionevole ridurre l’eccessiva produzione legislativa (produciamo molte più leggi degli altri paesi) e, conseguentemente, anche il numero delle Commissioni parlamentari».
• Nel 2004 prese parte al coordinamento Salviamo la Costituzione (portavoce nazionale) che promosse il referendum per respingere la riforma costituzionale approvata dal Parlamento nel Berlusconi II (nelle consultazioni del giugno 2006 la riforma fu respinta dal 62% dei votanti).
• A suo dire la mancata elezione alle Politiche del 2006 dipese dalla sua forte opposizione alle scalate dell’estate 2005 (vedi Stefano Consorte, Gianpiero Fiorani, Stefano Ricucci).
• Nel 2007 è stato nominato vicepresidente della Cassa depositi e prestiti (in rappresentanza degli azionisti di minoranza).
• Il presidente francese Nicolas Sarkozy lo ha chiamato (insieme a Mario Monti) a far parte della Commissione Attali (formata senza badare ad appartenenze politiche o di nazionalità con lo scopo di proporre in 90 giorni una serie di riforme per ammodernare lo Stato). In quell’occasione Le Monde gli dedicò un ritratto dal titolo «Il rinnovatore transalpino». I risultati di quel lavoro nel libro Liberare la crescita (Rizzoli 2008).
• Nel 2008, contrario ai tre referendum sulla legge elettorale promossi da Segni e Guzzetta, ha preparato una bozza di riforma elettorale: «Una sola Camera che dà la fiducia al governo, un Senato federale, la possibilità per il premier di proporre al Quirinale la nomina e la revoca dei ministri e di chiedere lo scioglimento delle Camere, la sfiducia costruttiva. A questo si affianca un “irrobustimento” delle funzioni di controllo del Parlamento, con limiti in Costituzione all’uso dei decreti da parte del governo e contemporaneamente la previsione di tempi certi per l’esame parlamentare dei ddl dell’esecutivo. A questo complesso disegno costituzionale, si accompagna la proposta di una legge elettorale alla tedesca, seppur corretta in senso meno proporzionale, come indicava la seconda bozza Bianco nella scorsa legislatura: dunque soglia di sbarramento al 5%, elezione di metà dei deputati in collegi uninominali (anche se il risultato complessivo del sistema è proporzionale)» (Andrea Carugati).
• «Amato e Bassanini sono i convitati di pietra nello scandalo Mps. Socialisti, brillanti professori, insieme all’ex rettore dell’università, Luigi Berlinguer, nel 2001 spingono Mussari alla presidenza della Fondazione. Dell’acquisizione di Antonveneta Bassanini disse: “È la migliore operazione che potessero fare”» (Marco Alfieri) [Linkiesta.it, 27/1/2013].
• È presidente di Astrid, un centro studi sulle riforme istituzionali e amministrative, fondato nel 2001 insieme a Giuliano Amato.
• Fama di pignolo, noto sui giornali anche per le quotidiane rettifiche e precisazioni (tutte raccolte nel suo sito).
• Chiamato da Gianni Alemanno a far parte della commissione istituzionale per Roma Capitale.
• Sposato con Linda Lanzillotta (vedi), senatrice. Due figli da un precedente matrimonio, Giovanni, che fa l’alpinista, e Andrea.