28 maggio 2012
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Biografia di Fabrizio Barca
• Torino 8 marzo 1954. Economista. Politico. Del Pd. Ministro della Coesione territoriale nel governo Monti (dal 17/11/2011 al 27/4/2013). Già capo del dipartimento delle Politiche di sviluppo del ministero dell’Economia e delle Finanze, per cui è attualmente dirigente generale.
• Laureato in Scienze statistiche e demografiche (indirizzo economico) all’università di Roma; master of Philosophy in Economia all’università di Cambridge e visiting professor presso le università Mit e Stanford, Barca ha un curriculum di studi internazionale. Figlio di Luciano, ex deputato e senatore Pci, vicino a Berlinguer. Attività di docente nelle università di Siena, Bocconi, Roma Tor Vergata, Modena, Urbino. Dal 1998 ha contribuito, al ministero del Tesoro, agli studi sullo sviluppo economico italiano e alla rifondazione delle politiche territoriali di sviluppo, studi che prima aveva condotto presso la Banca d’Italia come direttore di Area. Nel 1999 è stato nominato presidente del Comitato per le politiche territoriali dell’Ocse.
• Ha iniziato a fare politica al liceo Mamiani. «Frequentavo il Movimento studentesco. In terza liceo mi iscrissi alla Fgci. A settembre dell’anno dopo ero responsabile degli studenti medi. Poi capii che non faceva per me. Persi un paio di battaglie tattiche in modo clamoroso e comunque l’impegno universitario non era conciliabile Scelsi di studiare Statistica perché volevo entrare in Banca d’Italia. Fino all’’89 sono stato iscritto al Pci» (a Vittorio Zincone). • «In Banca d’Italia è salito quasi al vertice del servizio studi, ma non andava troppo d’accordo con il governatore Fabio Fazio. Carlo Azeglio Ciampi, che invece lo apprezzava molto, lo chiamò al ministero del Tesoro nel 1998, per affidargli il neonato dipartimento per le politiche di coesione e di sviluppo, centro di una nuova politica per il Mezzogiorno. Al ministero rimase anche con Tremonti. Era in grande sintonia con il viceministro Miccichè. Il suo maggiore critico è Nicola Rossi, economista e senatore ora passato dal Pd al gruppo misto, avvicinatosi a Italia Futura di Montezemolo» (Stefano Lepri).
• Tra gli esperti è ben noto che il libro scritto nel 2006 da Rossi Mediterraneo del Nord. Un’altra idea del Mezzogiorno aveva Barca come bersaglio. Sergio Rizzo: «“Dalla metà degli anni Novanta... le previsioni di decollo del Mezzogiorno vengono smentite con regolarità... e il Sud è il luogo dove significativo e imperdonabile rimane lo spreco di risorse pubbliche”, ha scritto Rossi. Mentre Barca argomentava, nel volume Italia frenata. Paradossi e lezioni della politica per lo sviluppo: “Dalla metà degli anni Novanta il Sud ha preso a svilupparsi più del Centro-Nord... e ciò non è dovuto a elargizioni pubbliche”».
• Sergio Rizzo nel 2006: «Dimettersi due volte senza lasciare il posto non è cosa che accada normalmente. Nella pubblica amministrazione, poi, è fatto più unico che raro. Anche per questo la scelta di Fabrizio Barca non poteva passare inosservata. Barca, aveva espresso da tempo l’intenzione di cambiare mestiere. Ma la prospettiva, a lui evidentemente sgradita, di passare al ministero dello Sviluppo economico, e in particolare sotto le insegne del viceministro Sergio D’Antoni, lo ha definitivamente convinto. Come già in occasione delle sue prime dimissioni Barca non lascerà tuttavia via XX settembre. Per lui, dirigente generale, si profila un incarico speciale a fianco del ministro Tommaso Padoa-Schioppa. Ed è un rapporto che si ricostituisce a distanza di una decina d’anni. Nel 1997 Padoa-Schioppa lasciò la Banca d’Italia di Antonio Fazio, inviato da Ciampi alla presidenza della Consob. E sempre l’ex ministro del Tesoro chiamò nel 1998 Barca, uno dei Ciampi boys cresciuti nel prestigioso ufficio studi di palazzo Koch, alla guida del Dipartimento per le politiche di coesione con l’obiettivo di rilanciare l’intervento nelle aree depresse. Durò un anno. Giusto il tempo per veder salire Ciampi al Quirinale e arrivare Giuliano Amato. Le dimissioni di Barca, non dai ranghi del ministero ma soltanto dall’incarico, furono presentate subito dopo. Poi Amato andò via dal governo e al ministero arrivò Giulio Tremonti insieme a Gianfranco Miccichè».
• «Tremonti, alla fine del 2001, nominò di nuovo Barca. Confermando la struttura che in quegli anni aveva lavorato, e nella quale spiccava Alberto Versace, già capo della finanza della Banca del Salento, incidentalmente cognato di Nicola Rossi: uno dei consiglieri economici più ascoltati dall’ex premier e attuale ministro degli Esteri Massimo D’Alema, con il quale Barca ha avuto modo più tardi di polemizzare proprio sul ruolo e i risultati ottenuti dal Dipartimento da lui diretto» (Sergio Rizzo).
• «Nella sua vita ha scelto di essere un civil servant, prima alla Banca d’Italia poi al ministero dell’Economia, apprezzato dai politici di entrambe gli schieramenti. Colto di storia oltre che di economia, cinque anni fa si è cimentato in un curioso esperimento collettivo di teatro didattico: sceneggiare l’opera a favore del Sud di cinque grandi personaggi storici, Francesco Crispi, Francesco Saverio Nitti, Donato Menichella, Luigi Sturzo, Giuseppe Di Vittorio» (Stefano Lepri).
• «Sono entrato nella stanza dei bottoni, ma i bottoni non ci sono, raccontava Pietro Nenni. Invece, no, i bottoni ci sono» (a Denise Pardo).
• «Da ministro è riuscito a ridurre i tempi di disbrigo delle pratiche: prima ci volevano nove mesi di attesa e 14 passaggi Cipe, oggi ne bastano sei. Ha varato in pochissimo tempo un Piano di azione coesione, cioè la riprogrammazione della spesa dei fondi strutturali: 3,7 miliardi che ha destinato nella fase uno all’istruzione, all’occupazione, alla formazione. Nella fase due, ha scovato altri 2, 3 miliardi per l’edilizia scolastica, l’assistenza agli anziani, l’imprenditoria giovanile, la rete ferroviaria» (Denise Pardo).
• Nel luglio 2012 ha varato OpenCoesione, un sito che pubblica quasi mezzo milioni di progetti finanziati con soldi pubblici. Permette di sapere chi fa cosa con quali soldi, settore per settore, regione per regione.
• «Essere di sinistra vuol dire dare peso tra crescita e inclusione sociale, all’inclusione sociale cioè garantire a tutti di avere accesso ai servizi fondamentali. La coesione territoriale è un metodo un modo di produrre e incrementare servizi e sviluppo sul territorio» (a Denise Pardo).
• Il 14 febbraio 2012 ha reso pubblico il suo reddito annuo lordo. Quello del 2010 (dichiarato nel 2011) ammontava 160.484 euro. Quello del 2011 è di 199.778,25 euro. Barca, in comunione di beni con la moglie, possiede due fabbricati a Roma di complessivi 140 metri quadrati e uno nel comune di Roccagorga (Latina) di 35 mq. Per lui anche polizze vita per 117 mila euro circa, obbligazioni per 112 mila e altri strumenti finanziari per 9 mila euro circa. Possiede una Renault New Kangoo, ma di proprietà al 100% del coniuge. [Cds, 15/2/2012] Barca, in tutto l’esecutivo Monti è stato il solo ad allegare alla sua dichiarazione anche quella della moglie. [Franco Bechis, Lib 22/2/2012]
• Nel marzo del 2012 criticò in diretta tv la riforma sul licenziamento della Fornero, ponendo il problema sul confine tra licenziamento per motivi economici e licenziamento discriminatorio («Cosa fa un lavoratore per il quale è stato chiesto il licenziamento per motivi economici se invece ritiene di essere stato discriminato? Come tutelerà il proprio diritto? Penso anche ai lavoratori iscritti alla Fiom. Questa è la domanda cruciale»). In Consiglio dei ministri, ha srotolato tutto quello che non andava («In genere parliamo due minuti, oggi parlerò venti»). Denise Pardo: «Ha dato lui la lezione, da vero comunista, alla professoressa Fornero. Che da allora non lo considera il suo amico del cuore».
• Contrario alla parata del 2 giugno, nel 2012 ha dichiarato: «Io non l’avrei fatta, e avrei mandato i soldati a fare cose in giro per le macerie. Io non vado. Porto mio padre Luciano che ha 91 anni al mare a mangiare uno spaghetto come si deve».
• A fine novembre 2012 ha teorizzato controcorrente che in Italia non si fanno poche riforme: «Il problema è che se ne fanno troppe. Da vent’anni il Paese vive in uno stato di perenne riforma senza visione». C’è chi lo vorrebbe candidare al Campidoglio ma per lui si prepara il ministero dello Sviluppo, o addirittura la poltronissima dell’Economia. [Marco Damilano, L’Espresso 7/12/2012]
• Alla domanda «sei ancora comunista?», risponde così: «Guardi me l’ha chiesto l’ultima volta Berlusconi, presentatomi da Gianfranco Miccichè. “Lei è quello bocciato tre volte come capo di dipartimento dell’economia perché comunista”, mi disse. Non sono uno che ha la battuta pronta, ma quella volta mi è riuscita bene: “E’ una malattia di famiglia assolutamente incurabile”, gli replicai. Berlusconi si fece una gran risata» (ad Alessandra Sardoni).
• «Non ho pensato mai nella vita di fare il premier e non ci penso adesso. Chi ne parla ti mette in difficoltà e lascia intendere che tutto quello che fai lo fai in funzione di quella prospettiva» (Fabrizio Barca).
• «In ogni nazione è fisiologico un momento di scoramento collettivo, noi ne stiamo vivendo uno, dimenticando che l’Italia è invidiata in Europa e nel mondo per il suo patrimonio culturale, ambientale, industriale. Com’è possibile che un Paese così forte si sia ridotto in questo stato? Abbiamo avuto una classe dirigente estrattiva che si è dedicata a gestire queste risorse immense in modo non innovativo. Ed è qui che dobbiamo cercare la soluzione: ritrovare una forte identità nazionale che esiste e che va rinnovata».
• Nell’aprile 2013 ha preso la tessera del Pd (nella sezione storica di via dei Giubbonari a Roma), lanciato il suo manifesto per un nuovo partito e ha iniziato un giro delle sezioni per tutta l’Italia. Bei su Rep: «Quello che Barca vuole costruire viene chiaramente definito “un partito di sinistra”, “con un forte ancoraggio alla Costituzione”. E non a caso le 49 pagine sono seguite da un addendum finale per chiarire il concetto di “che cos’è la sinistra”. Documento aperto, concepito volutamente come un work in progress verso il Congresso».
• Intervistato da Lucia Annunziata su Raitre il 3 aprile 2013: «Io un’alternativa a Renzi? Sarebbe veramente pretestuoso dire ciò non avendo ancora detto le mie intenzioni in modo articolato. Non ambisco a fare il segretario del Pd, ambisco a essere nel gruppo dirigente». E ancora, «il Pd, la sinistra e Sel hanno bisogno di fare squadra».
• «Gira l’Italia, scrive libri, va in televisione, ma in realtà Fabrizio Barca tace. Parla tanto, ma tace. Non si candida, non si schiera, non si sbilancia. Lo invitano un po’ dappertutto (soprattutto nei circoli del Pd) e un po’ dappertutto alla domanda fatale (con chi sta?) risponde: con chi sposa le mie idee sul Pd. Cioè con nessuno. “Voglio rimanere libero di poter fare il rompiballe sui contenuti” ha spiegato, confermando quello che i candidati alle primarie hanno capito da un po’: il Rompiballe continuerà a fare loro l’esame del sangue ma non farà nessun endorsement, qualsiasi cosa diranno» (Giovanni Cocconi su Europa).
• Ha scritto numerosi saggi e volumi sull’impresa, sul governo societario, sul capitalismo italiano. Dal ultimo per Feltrinelli ha pubblicato La traversata, manifesto politico per un nuovo Pd (2013). «Ora che ci ha anche scritto un libro, la situazione è sempre la medesima: lo “sperimentalismo democratico” e l’infrastruttura “cognitiva” non vogliono dire ma vogliono dire sempre la stessa cosa, e cioè che Barca, neo tesserato del Pd, ex ministro nel governo Monti, ex elettore di Nichi Vendola, di nuovo dirigente al ministero dell’Economia, c’è e non c’è, c’era e non c’era. Vuole fare il “battitore libero” che “rompe incrostazioni e costruisce ponti”, ma non direttamente (tu che fai?, gli chiedono invano nelle sezioni)» (Marianna Rizzini).
• «Catoblepismo, la parola simbolo del Barca-pensiero» (Vittorio Zincone).
• «Ricorda per alcuni aspetti il compianto Lucio Magri. Come lui non vuole essere scavalcato a sinistra, per cultura e letture è di quelli che ti tirano fuori un “medi ceti” che in quanto translation para para di middle class fa senz’altro meno provinciale di ceto medio. Per questo lo hanno scelto i facitori di re che finora hanno sempre puntato sulla testa sbagliata. In epoca non sospetta Concita De Gregorio ebbe a dire che che avrebbe voluto essere governata di più da Barca con la stessa lagnosa concupiscenza con cui Valentina Vezzali disse che da Berlusconi si sarebbe fatta “toccare”» (Lanfranco Pace).
• Sposato con Clarissa Botsford, padre di tre figli (due all’estero, in Sud America e in Inghilterra: «Se l’Italia non migliora stanno bene lì», ha detto sollevando un putiferio).
• La sorella Flavia è assessore alla Cultura di Roma nella giunta di Ignazio Marino: «E pensare che Fabrizio non sapeva nulla, gliel’ho detto io al telefono». Federico, il più piccolo dei tre fratelli Barca, ha un negozio di giochi alla Balduina. [Sandra Amurri, il Fatto Quotidiano 28/6/2013]
• Juventino.
• Film preferito: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto; canzone: Il ragazzo della via Gluck; libro: Guerra e pace e Il talismano della felicità di Ada Boni («Ho in casa una prima edizione appartenuta a mia nonna»). [Vittorio Zincone, Sette 5/7/2013]