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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Franco Barberi

Pietrasanta (Lucca) 16 agosto 1938. Vulcanologo. Sottosegretario alla Protezione Civile nei governi Dini (1995-96), Prodi I (1996-98), D’Alema I e II (1998-2000).
• Fu coinvolto nello scandalo della missione Arcobaleno nel 1999: 1.600 contenitori di beni destinati alle popolazioni del Kosovo di cui 679 non si mossero mai da Bari, mentre gli altri furono saccheggiati nel campo di Valona (documenti pubblicati da Panorama). Il pubblico ministero Michele Emiliano (poi sindaco di Bari), titolare dell’inchiesta principale, lo accusò di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, concussione e attentato agli organi costituzionali. Il processo si è chiuso nel maggio 2012 con la dichiarazione di non luogo a procedere per avvenuta prescrizione di tutti i reati.
• Presidente onorario della Commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei Grandi Rischi, il 22 ottobre 2012 fu condannato per omicidio colposo in primo grado dal Tribunale dell’Aquila insieme gli altri sei componenti della Commissione (Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gianmichele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce). Sei anni di reclusione con risarcimento da 7 milioni e 800 mila euro e interdizione dai pubblici uffici fu la pena stabilita. I pm avevano chiesto quattro anni. Motivo: nel marzo 2009 minimizzarono le scosse sismiche (400 in quattro mesi) e indussero gli aquilani a stare tranquilli e non fuggire prima del terremoto devastante del 6 aprile (309 vittime). Questi i fatti. Il tecnico di ricerca Giampaolo Giuliani all’inizio del 2009, studiando le emissioni di radon, disse che era in arrivo una scossa micidiale tra Sulmona e l’Aquila. La Questura aveva aperto un’indagine per procurato allarme, la Protezione civile voleva denunciarlo. A quel punto l’allora capo della Protezione civile Bertolaso convocò per il 31 marzo all’Aquila gli esperti della Commissione grandi rischi: si riunirono alle 18.30 di quel giorno a Palazzo Sironi e in 45 minuti finirono i lavori. Nessuno scrisse un verbale, del successivo incontro con i cronisti non c’è filmato. Nel comunicato finale lo sciame sismico fu definito «fenomeno normale». Al termine della riunione in conferenza stampa il vicecapo della Protezione civile De Bernardinis rassicurò la cittadinanza invitandola a rientrare nelle case.  Il verbale fu redatto a sisma avvenuto e firmato da Enzo Boschi tra le macerie lo stesso 6 aprile («Lo firmai contro un muro scrostato, tra le ambulanze e i mezzi di soccorso»). Nel verbale della Commissione si definì lo sciame sismico come «un normale fenomeno geologico» «senz’altro normale dal punto di vista dei fenomeni sismici che ci si aspetta in questa tipologia di territori». Più sotto: «Una scossa come quella del 1703 è improbabile. In ogni caso non ci sono strumenti per fare previsioni».
• La sentenza, che sembrò a molti una condanna alla scienza, scatenò feroci polemiche, in Italia e all’estero. La Commissione Grandi Rischi si dimise in blocco. «Follia allo stato puro, così si sancisce l’obbligo a non sbagliare» (Casini); «Sentenza strana, imbarazzante» (Schifani); «sentenza eccessiva perché spaventerà i ricercatori in contesti nei quali la previsione non è mai sicura» (Giorello); «Bisogna in qualche modo fermare l’impazzimento di un sistema che condanna a sei anni chi non ha previsto un terremoto, che non poteva essere previsto» (Giovanardi); «Sentenza angosciante» (Sacconi).
• «È la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato. Non è possibile fornire allo Stato una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica. Le persone condannate sono professionisti che hanno parlato in buona fede senza essere spinti da interessi personali. Sono persone che hanno sempre detto che i terremoti non sono prevedibili» (Luciano Maiani, presidente del Cnr).
• «Un processo alla scienza, la porta aperta a qualsiasi ciarlatano che lancia allarmi senza un adeguato fondamento (…) gli elementi disponibili, messi in evidenza dalla requisitoria, orienterebbero le valutazioni piuttosto verso la frettolosità del lavoro della Commissione, le modalità del comunicato diramato alla fine della veloce riunione, la dichiarata volontà dell’allora responsabile della Protezione civile di utilizzare la Commissione per rassicurare la popolazione di fronte a un allarme ritenuto ingiustificato. Così delimitata la materia del giudizio, non sarebbe la scienza a essere sotto accusa, ma i comportamenti specifici delle persone riunite d’urgenza» (Stefano Rodotà su Repubblica).
• Sposato con Maria Luisa Carapezza, geochimica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.