28 maggio 2012
Tags : Corrado Barazzutti
Biografia di Corrado Barazzutti
Udine 19 febbraio 1953. Ex tennista. Capitano-Ct delle Nazionali di Davis e di Fed Cup dal 2001. Membro della squadra che nel 1976 vinse la coppa Davis (l’unica della storia per l’Italia): «Che formidabili individualità: Adriano Panatta era fra i primi 5 del mondo, io ero considerato il miglior numero 2 di Davis, il doppio era fortissimo e Tonino Zugarelli ci rendeva competitivi anche lontano dalla terra. Diversi di carattere, non ci integravamo fino in fondo però sapevamo mettere da parte i personalismi e pensare alla squadra». Il quarto azzurro era Paolo Bertolucci, capitano non giocatore Nicola Pietrangeli.
• Ottenne l’accesso alle semifinali degli U.S.Open 1977 (battuto da Jimmy Connors) e del Roland Garros 1978 (battuto da Bjorn Borg): «Lei ha idea di cosa volesse dire giocare contro Bjorn Borg negli anni ’70 sulla terra rossa? C’era una sola tattica per batterlo: sparargli» (ad Aldo Cazzullo) [Corriere della Sera 31/7/2012].
• È stato campione italiano di singolare per sette anni consecutivamente dal 1976 al 1982, ha vinto il campionato italiano di doppio nel 1983 e quello indoor nel 1976 ma «il passaggio da giocatore a ex giocatore non è avvenuto fisiologicamente, ma drammaticamente: non ho avuto la possibilità di smettere di giocare a tennis. Era il 1984, ho subito quattro interventi al braccio e poi ho anche avuto l’epatite virale. Sono stato per sei mesi a letto. Anni sofferti (…) Non sapevo cosa fare. Poi ho voltato pagina: un college a Latina, un anno a Roma con Mario Belardinelli e un gruppo di ragazzi tra cui Cerro e Cancellotti. Ho costruito un circolo a Roma”» (Roberto Perrone) [Corriere della Sera 2/2/2001].
• Dal 2001 capitano delle Nazionali di Davis e di Fed Cup (quella femminile, che condusse a tre storiche vittorie nel 2006, 2009, 2010 e nel 2007 alla finale). «Queste ragazze hanno riscritto la storia. Il tennis italiano era partito dalla nostra vittoria in Cile in Davis, ma poi ci si è persi per strada. Ora il tennis femminile ha battuto quello maschile». [Corriere della Sera, 9/11/2009]