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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Lino Banfi

• (Pasquale Zagaria) Andria (Bari) 11 luglio 1936. Attore. Comico. «I veri allenatori, Lippi, Capello, Ancelotti, Ranieri, mi chiamano “mister” e mi chiedono consigli, soprattutto sul 5-5-5».
Vita Figlio di Riccardo, che vendeva fiori nel negozio aperto a Canosa per risollevare le finanze familiari (prima si era occupato di semi di porri e di cipolle per il mercato farmaceutico), a 11 anni finì in seminario, unico sistema per farlo studiare. Capito in breve che non aveva nel destino l’abito talare («perché, ad esempio, tutti ridevano anche se recitavo nei ruoli drammatici di San Pietro o di Giuda?»), provò a diventare chirurgo, ma a 17 anni scappò con la compagnia di sceneggiate napoletane Arturo Vetrani (a convincerlo, più del palcoscenico, le ballerine). Il primo nome d’arte fu Lino Zaga: su indicazione di Totò, che riteneva malaugurante un cognome mutilato, lo sostituì con Banfi, pescato a caso in un registro d’alunni da un insegnante nonché impresario d’avanspettacolo e marito di soubrette.
• Esordio come cantante di feste musicali e attore di fotoromanzi (vinse in gioventù un concorso di bellezza e fotogenia), a Roma dal 1957, nella capitale fece per parecchio tempo il comico negli spettacoli di varietà.
• Ha partecipato a circa 100 film tra cui Detenuto in attesa di giudizio (Nanni Loy, 1971), L’esorciccio (Ciccio Ingrassia, 1975), L’allenatore nel pallone 1 (De Martino, 1984) e 2 (De Martino, 2008), da ultimo Buona giornata (Carlo Vanzina, 2012). In tv ha condotto per Canale 5 Risatissima (1984) e per la Rai Domenica In (1987). È diventato popolarissimo come il nonno Libero dello sceneggiato Un medico in famiglia (prima stagione nel 1998-1999, ottava nel 2012-2013, non ha partecipato solo alla settima). Tra 2009 e 2010 ha interpretato, in due miniserie Rai, Antonio (Scusate il disturbo) e Franco (Tutti i padri di Maria), mentre nel 2011 è tornato a lavorare per Mediaset, come protagonista della miniserie in due puntate Il commissario Zagaria (Canale 5).
• Ha una sua casa di produzione (la Alba Film 3000).
• Laurea ad honorem in Scienze della comunicazione dall’Università Sancti Cyrilli di Malta, dice che il rettore gli ha detto di aver imparato a fare il nonno seguendo nonno Libero (Giorgio Dell’Arti & Massimo Parrini) [Panorama 8/1/2009].
• Sposato con Lucia Lagrasta, ha confidato che la sua fedeltà alla moglie, tra i colleghi attori, gli ha sempre creato qualche imbarazzo: «Ho lavorato con le più belle attrici europee, ma non c’è stata mai nessun’altra donna nei miei pensieri». Banfi e la moglie si conobbero che lei aveva tredici anni e lui quindici: «Vivevamo tutti e due a Canosa di Puglia, eravamo piccoli. Siamo stati fidanzati dieci anni, poi ci siamo stufati e ci siamo sposati con la “fuitina”. In un paese come quello, cinquant’anni fa, era normale. I genitori di lei mi volevano ammazzare. Poi si sono rassegnati e mi hanno accolto come genero».
• Nel marzo 2012 ha risposato, a Roma, la Agresta: nozze d’oro nella cappella di Sant’Andrea Corsini in Laterano.
• Ha una figlia, Rosanna (vedi), che fa l’attrice: «È stato il classico padre severo, rompiscatole. E geloso. Il giorno del mio matrimonio si è fatto venire la febbre alta. Però, splendido, ha voluto assistere alla nascita dei suoi nipotini». Ha anche un figlio maschio di nome Walter, che abita sotto l’appartamento dei genitori.
• Nel 1991 ha scritto l’autobiografia, Alla grande! La mia vita dall’avanspettacolo all’eurovisione (SugarCo editore).
Critica «Più che un attore, maturatosi e affinatosi fino al punto di mettere in scena una naturalezza che con qualche azzardo potrebbe avvicinarsi perfino a quella del grande Eduardo De Filippo, Banfi è oggi una delle pochissime figure sopra le parti. Un’autorità pontificale e a tratti perfino miracolistica, un super-personaggio, un’icona indiscutibile, una specie di santo della società degli spettacoli. Ma non è così semplice, perché Banfi lo è divenuto, poco a poco, dopo essere stato prima una macchietta dialettale (“Porca puttena”, “checchio”, “Madonna sentissima”) e poi un’incarnazione della commediaccia trash, debitamente scollacciata e disimpegnata. Colui che aveva sconfitto Mario Carotenuto e mortificato Alvaro Vitali nell’atto di spiare Edwige Fenech dal buco della serratura. Davvero un incredibile destino. Ieri “ricchione” barese o bidello infoiato ne La liceale nella classe dei ripetenti (ma sono dieci i film della “serie scolastica”, da L’insegnante va in collegio a La ripetente fa l’occhietto al preside). Oggi GoodWill Ambassador dell’Unicef, pubblicamente lodato dalla signora Franca Ciampi e predicatore a Porta a porta sui temi controversi dell’adozione. Un altro po’ e potrebbe diventare sul serio in odore di senatore a vita» (Filippo Ceccarelli).
• A fine 2006 l’Osservatore Romano lo attaccò per una fiction (Il padre delle spose) in cui interpretava un padre alle prese con una figlia lesbica (interpretata dalla figlia Rosanna). Il giornale Vaticano (titolo dell’elzeviro «Certe discutibili fiction della Rai») l’accusò di «proporre al pubblico oltre che la necessità di unioni omosessuali per uomini e donne, anche la possibilità di affidare a questo tipo di coppie l’educazione di bambini per un’ambigua parodia di famiglia». Sua replica: «Si tolgano la ruggine dalla saracinesca che hanno sugli occhi».
• «Mi piacerebbe una cosa come Un borghese piccolo piccolo da mandare a un festival dove i film comici sono proibiti: se provi a candidarne uno ti danno l’ergastolo. Ma senza un festival non arrivano neanche i premi. E invece a me, prima di chiudere la carriera, piacerebbe vincere almeno un Orsacchiotto di peluche, un Coniglio di panno lenci» (nel 2008).
Politica «Quello che mi fa più rabbia è che io, che mi sono sempre dichiarato di simpatie di centrodestra, ricevo continuamente calci in bocca proprio da quelli di centrodestra».
• «La sinistra mi adora. E a Roma ho votato per Veltroni. Vede, io devo lavorare» (nel 2005, a Costanza Rizzacasa d’Orsogna) [Vanity Fair 5/1/2005].
• Fan di Berlusconi (lo andò a trovare dopo l’aggressione da parte di Massimo Tartaglia in piazza Duomo a Milano nel dicembre 2009), lo “tradirebbe” solo per Matteo Renzi» [Corriere del Mezzogiorno 13/3/2013].
Religione Ha sempre in tasca un’immagine di Padre Pio: «Non c’è un motivo preciso per la mia affezione al Beato di Pietrelcina. Io non ho mai sentito profumo di rose. So solo che recarmi mezza giornata dove lui è nato mi dà molta serenità. Figurarsi che da bambino quasi quasi ero un po’ seccato se papà voleva portarmi da Padre Pio».
• Il 1° ottobre 2013 è stato ricevuto da Benedetto XVI nel monastero di clausura all’interno del Vaticano dove il Papa emerito si è ritirato. «Siamo stati insieme 35 minuti. Abbiamo parlato di Un medico in famiglia» (Andrea Tornielli). [La Stampa 2/10/2013]
Tifo È romanista: «Io lo dico sempre: ho lavorato con tante donne meravigliose, ma le curve della Roma sono le più belle di tutte».
Vizi «Nella sua autobiografia ricorda i tempi in cui, povero e senza lavoro, dormiva nei vagoni dei treni come un mendicante: “Mi feci persino togliere le tonsille sane per avere un letto, pranzo e cena assicurati in ospedale”» (Emilia Costantini) [Corriere della Sera 16/4/2012].
• «Sa qual è il mio sogno? Una cucina di 100 metri quadrati, dove muovermi sulla poltroncina con le rotelle, come faceva Aldo Fabrizi a casa sua. Ogni tanto andavamo insieme al mercato e quando io mi lamentavo della mia pancia lui mi diceva: “Ma nun me rompe li cojoni. Vieni con me che così sembri Alain Delon”» (Carola Uber) [Chi 7/3/2012].
• Al fianco di icone assolute (viventi e non) del calibro di Alberto Sordi, Gina Lollobrigida e Sofia Loren, Andrea Bocelli e Katia Ricciarelli, Carla Fracci e Mike Bongiorno, anche a Banfi hanno dedicato, a Jesolo, una frazione del lungomare lottizzato (Massimo Murianni) [Novella 2000 22/3/2012].
• «Anni fa mi fermò un giovane alto, con la barbetta. Mi venne incontro con aria di sfida e mi disse: “Io ti ho sempre odiato”. Io: “Chi è ’sto str…?”. E lui: “Sono il figlio di Barbara Bouchet. Da bambino, quando in tv vedevo che toccavi il sedere a mia mamma, pensavo: questo lo ammazzo”» (Carola Uber) [cit.]
• «La volta che Lino Banfi andò a parlare col chirurgo che aveva appena operato sua madre. Quello gli s’inginocchiò davanti: “Mi permetta di baciare la mano che ha toccato il sedere di Nadia Cassini”. (…) Alle prese con il seno di Edwige Fenech in un film scollacciato: “Io toccavo, però con un gesto meccanico e agitato, tanto che un tecnico, spazientito, mi urlò: ‘Ahò, pare che stai a svita’ la lampadina’”. Dopo le riprese: “Tutti a ripetermi: ‘Nun te la lava’, la mano’”» (Pietrangelo Buttafuoco) [Panorama 3/2/2011].