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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Enzo Cucchi

• Morro d’Alba (Ancona) 14 novembre 1949. Pittore. Nominato commendatore da Giorgio Napolitano nel 2012. «Sono un’anima semplice, con tutte le complicazioni possibili». Protagonista della Transavanguardia di Bonito Oliva, insieme a Paladino, De Maria, Chia, Clemente: «Sono miei amici e ammiratori silenziosi». Lei li ammira? «A questo non ho ancora pensato» (ad Alain Elkann).
• «Cerco di fare le cose come se le facessi con la mano sinistra, nel modo peggiore possibile. E non è facile, perché è chiaro che il talento, la disciplina e la pratica di tanti anni potrebbero spingere a fare qualcosa di decorativo, di piacevole. Per evitarlo occorre molta energia, bisogna andare contro se stessi. Se uno pitta bene è facile fare il bel quadretto. Difficile se mai è farlo male» (ad Ada Masoero).
• «Cucchi è un pittore visionario, è un inventore di storie, uno che salvaguarda le leggende di “esserini”, come chiama le sue figure di animali, gli uccellini di San Francesco, ma anche i lupi, i cani, e poi teschi, colline, campane del villaggio, fuochi, magari propiziatori, navi, boschi, mari» (Lea Mattarella).
• «Adottai i pennelli perché con loro potevo creare un mio mondo. Fu un insopprimibile bisogno di meraviglia a portarmi verso la pittura. Perché non è che io vada in studio per amore della pittura in sé. La materia che si usa per dipingere è orribile: puzza, sporca, imbratta, è tutta roba che mi fa schifo. Ma non posso farne a meno, è un problema di ossessione. Il problema è sempre quello: il talento. Per questo io sento che oggi faccio semplicemente dei quadri che sono necessari al mondo, ecco. Necessari al mondo e non alla gente» (a Bonito Oliva).
• Nel 1990 racconta la sua biografia a Giacinto di Pietrantonio che la pubblica nel libro Vita e malavita di Enzo Cucchi (Politi). «La sua biografia sembra finta, confezionata a uso del pubblico per dare quel tocco di bohème che non guasta mai: cacciato da scuola per aver tirato un libro in faccia all’insegnante, contrabbandiere di sigarette, poeta e poi pittore autodidatta di fama internazionale. Magrissimo, nervoso, produce un torrente di parole, ma senza mai rispondere alle domande. Fa l’indisciplinato, divaga, dimentica i verbi e i soggetti, rincorre i temi, intreccia le frasi. Non ha la più pallida idea di cosa sia la sintassi, perde e fa perdere continuamente il filo: o è completamente sregolato o ci fa. Ed è più probabile la seconda ipotesi perché quando si toccano argomenti che non gli piacciono (come i critici che l’hanno stroncato) allora risponde a tono e non molla finché non vede l’interlocutore sfinito. Ha una strategia: provocare, ma non con l’ironia. Piuttosto disorientando chi gli sta davanti» (Francesca Bonazzoli).
• Vive tra Ancona e Roma, dove si è trasferito dal 1984, alla nascita del figlio Alessandro. [Lauretta Colonnelli].