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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Maurizio Crozza

• Genova 5 dicembre 1959. Attore comico. Imitatore.
Ultime Ha continuato a condurre su La7: da Crozza/Italia, in onda dal 2006, al più recente Crozza nel paese delle meraviglie. Grande scalpore quando nel novembre 2006 imitò papa Benedetto XVI: «Mamma mi ha telefonato: “Sei su tutti i tg, cos’hai fatto?”. E io: “Mamma, sono più famoso di Alì Agca, e non mi hanno nemmeno aiutato i servizi segreti bulgari”». Clamore più contenuto per l’imitazione di papa Francesco, che si carica un frigo sulle spalle per consegnarlo ad una anziana devota ma sbaglia misure e modello.
• Ha magnificamente rifatto il verso a Veltroni col tormento del «ma anche...»: «Veltroni ha lanciato una nuova corrente di pensiero. Il “ma-anchismo” ossia il “ma-anche”: (proclamando) Noi siamo per la tolleranza razziale ma anche per il Ku Klux Klan. Siamo per la libertà ma anche per la schiavitù... non possiamo lasciarla alla destra. Noi siamo dalla parte di chi paga le tasse, ma anche dalla parte degli evasori... beh, non possiamo lasciare gli evasori alla Lega. Così come siamo per la politica fuori dalla Rai, ma anche per la politica dentro la Rai. Almeno: se piove, anche dentro. Il ma-anchismo di Veltroni è bellissimo». Veltroni è stato al gioco e, subito dopo essere diventato segretario del Pd, ha varie volte accettato di prender parte al programma lasciandosi pizzicare in diretta.
• Quando nel febbraio 2009 Veltroni si dimise, Crozza tracciò l’analisi finale del suo progetto politico: «Ho cercato di fare un partito nuovo dove potessero convivere esperienze politiche diverse: i riformisti, certo, ma anche i conservatori, gli operai ma anche gli industriali, i cattolici ma anche i buddhisti, i Veltroni ma anche i D’ Alema. E forse è proprio qui che ho sbagliato».
• Ha imitato anche Pierluigi Bersani. «Ha costruito una delle sue più geniali e riuscite imitazioni, al punto che oggi si fa fatica a distinguere la farina del sacco del comico da quella del segretario. Chi ha detto “Non siam mica qui a pettinar le bambole”, Crozza o Bersani? E chi ha detto “Meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto”, Maurizio o Pierluigi?» (Sebastiano Messina) [Rep 20/4/2013].
• Nel febbraio 2013, ospite al Festival di Sanremo, venne contestato da alcuni spettatori mentre imitava Berlusconi: «Non sa più cosa fare, non sa come andare avanti, fatica non poco a riprendersi ma poi lo fa con mestiere» (Aldo Grasso) [Cds 13/2/2013]. «(…) comico pur consumato qual è, si è visibilmente paralizzato di fronte a interruzioni e proteste che in passato hanno consegnato alla leggenda le capacità di reazione di leoni dell’avanspettacolo come Ettore Petrolini e Alberto Sordi» (Stefano Bartezzaghi) [Rep 24/3/2013]. «È successa quella cosa che dicono accada con la televisione: ti svela l’anima. Così il super brillante e cattivo Crozza, depresso dalle urla dei disturbatori, è diventato uno di noi, quelli col senso di inadeguatezza e la battuta non pronta, quelli mai abbastanza preparati alla stronzaggine degli altri, quelli con gli attacchi di panico, quelli fragili. Quelli che restano zitti e dopo venti minuti creano interi mondi immaginari di risposte fulminanti: potevo dirgli così e così, l’avrei steso» (Annalena Benini) [Fog 14/2/2013].
• Apre le puntate di Ballarò su Raitre, i suoi interventi sono il momento di maggiore ascolto.
• A ottobre 2013 ha rinnovato il contratto con La7 (fino al 2017), così chiudendo le polemiche su un possibile passaggio alla Rai, considerato troppo oneroso dal centrodestra: «Se fosse approdato in Rai avrebbe incassato 6.700 euro per ogni minuto di trasmissione. Più di 400.000 euro a puntata» (Francesco Bisozzi) [Ogg 23/10/2013].
• Immobiliarista, con la moglie Carla Signoris hanno intestati 7 fabbricati. Quelli di lui sono a Santo Stefano D’Aveto: una casa da 8,5 vani e un garage da 41 mq. Quelle intestate alla signora sono invece a Genova: tre case con in tutto 24 vani, un garage da 26 mq e un magazzino da 103 mq. Ma oltre alle proprietà intestate alle persone fisiche i Crozza hanno due immobiliari, a loro volta intestatarie di appartamenti e negozi a Genova.
La prima si chiama Castelli srl, l’altra la Eli.ga. snc.
Vita «Mio padre voleva che diventassi calciatore. Dagli 8 ai 15 anni ho giocato nella Samp, al pomeriggio mi toccava il calcio, alla sera ginnastica artistica, la domenica mi allenavo per i 1.500 metri. Avevo sempre la bronchite».
• Esordio sul palcoscenico nel 1976: comparsa nell’ Aida. «Facevo lo schiavo etiope. Ci mettevano in perizoma e ci coloravano con secchiate di vernice. Quelli che facevano gli armigeri ridevano di noi. Però loro dovevano restare fino al quarto atto. Noi al secondo avevamo già finito e andavamo al mare con le ballerine del corpo di danza del Reno».
• Passato alla recitazione, iniziò col Teatro Archivolto, il gruppo fondato nell’84 con Giorgio Gallione, suo regista di oggi, e dove nel 1990 nacquero i Broncoviz: Dighero-Cesena-Pirovano-Gallione-Crozza e sua moglie Carla Signoris.
• «Ho avuto come maestro Volonté, ci insegnava il metodo Stanislavskij e poi ci portava a cena; Volonté che ti fa la scarpetta nel piatto è un’emozione incredibile».
• «All’inizio degli anni Ottanta, quando lavoravo a teatro con il grandissimo Franco Parenti, tornavo a casa la sera e quasi mi mettevo a piangere per come mi sentivo umiliato. Poi ho capito che per fare questo mestiere devi metterti in gioco continuamente. Metterti in discussione. Quello dell’attore è un mestiere che ti prosciuga l’anima. Anche oggi: sali sul palco e in platea c’è sempre uno che ti dice: “Non mi piace. Non mi fa ridere”. Ha quasi sempre ragione lui».
• È uno dei tanti comici che vengono da Genova (Paolo Villaggio, Beppe Grillo ecc.): «Mi sento genovese al 100 per cento e sono orgoglioso di esserlo. Genova mi ha mantenuto selvaggio. Ci torno appena posso».
• «Io non mi sento imitatore. Tra me e Verdone che fa uno dei suoi personaggi, o Albanese che fa Frengo non ci vedo differenza. Io interpreto, più che imitare. Consumo più mastice io di quelli che mettono gli infissi».
• È sposato con la collega Carla Signoris, due figli (Pietro e Giovanni) registrati col cognome di entrambi . «Ci siamo conosciuti al liceo, appena l’ho vista mi sono detto: “Mamma mia che antipatica questa”. Poi, a 23 anni, il primo bacio: recitavamo tutti e due il teatro “serio” in tournée con Lina Volonghi e Ferruccio De Ceresa. Poi una pausa per i rispettivi fidanzati storici. Ci siamo ripresi nell’88, ci siamo sposati nel 1992. Sarei perduto senza di lei: mia moglie è la persona più simpatica del mondo».
• Su Crozza/Italia: «È uno spettacolo tutto mio, dove decide tutto mia moglie».
• «Ma allora ce l’hai con me!»: Crozza alla Signoris, saputo che dopo il libro Ho sposato un deficiente aveva titolato il successivo Meglio vedove che male accompagnate (Chiara Maffioletti) [Cds 1/8/2011].
Critica «È un formidabile copiatore d’anime e quando imita Walter “ma anche” Veltroni o Josè Altafini o Alan Friedman o Antonino Zichichi o Elton John la risata è assicurata: è più vero del vero» (Aldo Grasso, critico però con Crozza/Italia).
• È tra i 100 nomi del 2013 nella classifica di Gianni Mura: « L’idea di papa Francesco con un frigorifero sulla schiena è degna di Zavattini: 8,5»
• «Sulla bravura di Crozza non si discute (…). Se si accetta la convenzione teatrale, nulla da dire. Ma se vogliamo fare un discorso più prettamente televisivo, a Crozza manca vistosamente il senso del ritmo. È come se si innamorasse dei suoi personaggi, non li volesse più abbandonare (…). A “Ballarò” funziona perché il suo numero è contenuto in un tempo limitato. Comunque, veda lui. Come si dice, questa è la famosa critica costruttiva» (Aldo Grasso) [Cds 1/6/2012].
• «Su La7, è un fantasista che ha deliberatamente rinunciato alla guida di un allenatore. E come tutti i (grandi) fantasisti che godono di “troppa” libertà, a volte indovina il dribbling e più raramente tiene troppo palla» (Andrea Scanzi).
Crozza nel paese delle meraviglie è risultato il programma del 2013 più votato in un sondaggio del quotidiano La Stampa (Alessandra Comazzi) [Sta 31/12/2013].
Frasi «La censura è grottesca. In America chiunque può dire qualsiasi cosa di Bush; in Italia è peccato toccare un sottosegretario. Mi sono dato un unico limite, il buongusto».
Politica «Mi considero di sinistra, i miei valori stanno lì».
• Nel 2007 ricevette pure i complimenti di Silvio Berlusconi: «È fantastico, vi invito a guardarlo su Internet. Sia quando canta l’inno del Partito democratico che quando fa l’appello elettorale insieme a Veltroni».
• Nel 2008 votò per Di Pietro: «Soddisfaceva il mio desiderio di legalità. Il Pd aveva un programma confuso. Questo Paese ha bisogno di regole. Di imparare a rispettarle» (Stefania Berbenni) [Pan 19/3/2009].
• Nel 2012 la trasmissione Report parla delle cinquanta case di proprietà del leader dell’Italia dei valori, e Crozza fa ironia su questi confusi interessi immobiliari. Di Pietro se la prende, il comico preferisce non replicare: «Sketch indigesto, reazione veemente» (Emanuele Buzzi) [Cds 4/11/2012]. • Simpatia per Grillo e il suo movimento, «ma forse è solo solidarietà tra vecchi liguri» (Aldo Grasso) [Cds 21/10/2012].
• L’imitazione dei candidati cinque stelle, comunque, non è piaciuta al loro capo: Crozza ne fa la caricatura rappresentandoli come «difensori di pinoli nel pesto genovese, fabbricatori di paté di olive impegnati anche nel teatro Kabuki e creatori ventriloqui di colla di baccalà biodegredabile, ma il chilometro zero, il dentifricio fatto in casa, la lavastoviglie che cuoce le uova, il limone lavapiatti e “la melograna che sgomina i radicali liberi” sono comparsi davvero nelle autopresentazioni come prova di impegno dal basso del candidato» (Marianna Rizzini) [Fog 8/12/2012].
• «Per cantare il dramma dell’Imu una volta si è travestito da Robin Hood, un’altra ancora da Adele, e ha cantato «Monti, quanto fa questa cavolo di Imu?». Per Maurizio Crozza la tassa sulla casa è un’ossessione. Tanto da essere diventato il tema più ripetuto nei suoi sketch. Ha ironizzato su Brunetta-Berlusconi e l’Imu, ma ha preso di mira oltre a Monti anche Letta con la sua nuova Trise, al grido di “Paga le tasse Tasi”» (Franco Bechis) [Libero 29/10/2013].