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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Umberto Croppi

• Roma 1 gennaio 1956. Giornalista. Direttore generale della Fondazione Valore Italia (Esposizione permanente del Made in Italy e del Design italiano). Docente a contratto all’Università La Sapienza di Roma, facoltà di Scienze della Comunicazione. Assessore alle Politiche culturali e alla Comunicazione del comune di Roma da maggio 2008 a gennaio 2011.
• «Mio padre fu ufficiale della Rsi. Fascista di sinistra, anticlericale. Scampò alle vendette, ma si fece un paio d’anni in carcere. Era la persona più buona, colta, liberale che abbia mai conosciuto. E mi regalò Il Capitale di Marx. Per questo non ho mai creduto alla retorica antifascista. Anzi, a 14 anni ero molto più a destra di papà. Lefevriano. Ma cambiai in fretta. Tifavo per i marines; cominciai a tifare per i vietcong. La prima tessera fu quella del Msi. Nel 75, a 19 anni, fui il più giovane consigliere comunale d’Italia, a Palestrina, la città di mia madre. Divenni dirigente del Fronte della Gioventù: il capo era Buontempo, c’era anche Fini ma un po’ isolato, distante nel suo impermeabile bianco, infatti lo prendevamo in giro. Buontempo portava l’eskimo, io avevo i capelli lunghi e gli scarponi comprati a Porta Portese, sembravamo punkabbestia, non a caso Almirante ci chiamava castristi. Per lui provavo un misto di odio e amore: ne ammiravo il coraggio, ma avevo idee e gusti opposti. Leggevo Kerouac e Tolkien. Ho visto tutti i grandi concerti degli Anni 70, da Santana ai Jethro Tull. Mi pestarono in quaranta. Quaranta contro uno. Mi massacrarono. Due costole rotte, una lesione al nervo ottico. Mi ero candidato alle prime elezioni universitarie, nel Fronte anticomunista. A giurisprudenza prendemmo la maggioranza, ma per entrare in università bisognava passare tra due fila di autonomi: una forca caudina. Il peggio avveniva dentro, dove c’erano quelli del Manifesto e della Fgci. Tanti pestaggi, tutti individuali. Cominciò il terrore. Dopo Primavalle si erano rifugiati a Palestrina i Mattei, divenni loro amico. Vivevo con i miei genitori anziani, la sera ogni rumore diventava un allarme. Comprai una pistola, poco più di uno scacciacani. Poi pensai: ma sono diventato matto? E la buttai in una fogna» (a Aldo Cazzullo).
• «Uscì dal Msi (“Quattro anni prima di Fini”, scherza) e fece qualche giro dalle parti dei Verdi, dei Radicali, della Rete, dell’Asinello. Infine, per i casi della vita, è diventato direttore editoriale di una casa editrice storica sulla via del fallimento, la Vallecchi» (Claudio Sabelli Fioretti).
· È stato uno dei fondatori della associazione radicale Nessuno tocchi Caino (Bruxelles, 1993), per la abolizione della pena di morte nel mondo.
• «In vita mia non ho mai utilizzato vocaboli del fascismo. Non ho mai detto camerata, se non per gioco. Le mie circolari cominciavano con “Cari Amici”. Non ho mai portato una camicia nera. Non ho mai avuto un ritratto del Duce in casa. Non ho mai fatto il saluto romano. Nei primi anni mi sono sentito fascista. Ma non ho mai pensato che si potessero recuperare il nucleo di pensiero né le forme statuali del fascismo che c’era stato».
• Ha curato la campagna di comunicazione di Gianni Alemanno per l’elezione a sindaco nel 2008.
• «Il momento è propizio. A Roma, in Italia. La sinistra vive il suo 8 settembre. È crollata, non ha più linea di comando, il gruppo consiliare in Campidoglio va per conto proprio. E la sconfitta romana non è di Rutelli; è di Veltroni. La destra deve aprirsi. C’è una crisi di consenso, di cui la destra deve approfittare. Parlando non solo ai suoi, ma rivolgendosi a loro. Sparigliando le carte».
· Nel novembre 2010 aderisce a Futuro e Libertà, il partito che Gianfranco Fini ha fondato dopo la scissione dal Popolo della Libertà di Berlusconi.
· Le difficoltà di convivenza politica tra Pdl e Fli come si manifestarono in Parlamento così pure al Comune di Roma, e Croppi ne fece le spese.
· Nel gennaio 2011 consiglia ad Alemanno di oltrepassare gli ostacoli che ne frenano l’amministrazione: «“Gianni, per dare un segnale forte di cambiamento azzera tutta la giunta. Vedrai che effetto”. L’ ultimo consiglio del “guru” Umberto Croppi, l’ uomo che - dal punto di vista comunicativo - ha permesso ad Alemanno di scalare il Campidoglio nel 2008, è stata la sua “tomba”. Da azzeratore ad azzerato, praticamente a sua insaputa. Perché mai e poi mai il barbuto assessore (…) avrebbe pensato di poter diventare proprio lui la principale vittima del suggerimento dato al sindaco. Una mossa che ha fruttato ad Alemanno una grande esposizione mediatica, la notizia dell’ azzeramento è stata sulle prime pagine di tutti i giornali e nei titoli di ogni telegiornale, ma è anche diventata una sorta di prigione: lanciata la “bomba”, Alemanno non si è più potuto accontentare di cambiare due-tre assessori. Una spirale che, riunione dopo riunione, lo ha portato al ribaltone (…), quando l’ azzeratore Croppi, in poche ore, si è trasformato in azzerato» (Ernesto Menicucci) [Cds 16/1/2011].
· «Figurarsi, a me la parola assessore non è mai piaciuta. In latino significa “chi siede accanto” e io, invece, sto sempre in movimento. Ma di certo quella parola, quel titolo, quella poltrona, era tutto ciò che potevano togliermi» (Alessandro Capponi) [Cds 15/1/2011].
· La deputata Anna Paola Concia, del Pd: «Nel totale disastro della giunta Alemanno, uno dei pochi assessori, se non l’ unico, che ha cercato di amministrare la cultura a Roma fuori dalle appartenenze e per il bene della città è Umberto Croppi» (Capponi, cit.).
· «Davvero non esistono più i partiti pesanti, invadenti, prepotenti? Andatelo a dire ai romani che in una notte dei lunghi coltelli hanno assistito all’ estromissione dell’ ex assessore alla Cultura Umberto Croppi, la cui unica colpa, nella mediocrità generale in cui sta affogando la giunta comunale del centrodestra, è quella di non avere un partito alle spalle capace di difenderlo. Altro che meritocrazia: contano solo i padroni dei pacchetti di voti. Nel rimpasto, la giunta capeggiata da Gianni Alemanno ha rinunciato a un ingrediente prezioso. Croppi è stato un assessore efficiente, garbato, aperto, disponibile. Essendo un solido intellettuale, dava l’ impressione di conoscere le cose di cui si occupava. Essendo un intellettuale non conformista non si adeguava ai balletti della casta chic e kitsch che aveva occupato tutti i gangli culturali nell’ epoca dominata dalla sinistra di Rutelli e di Veltroni. Non buttava i soldi pubblici dalla finestra. Usava con parsimonia le risorse che aveva» (Pierluigi Battista) [Cds 17/1/2011].
· Anche gli ex Forza Italia non si aspettavano la reazione veemente del mondo culturale. Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: «Ma Alemanno ce lo poteva dire che Croppi era così importante» (Ernesto Menicucci) [Cds 18/1/2011].
· Tra primavera e autunno del 2012 è promotore, con il segretario radicale Mario Staderini e con quello dei verdi Angelo Bonelli, dell’associazione Roma si muove, che raccoglie firme per otto referendum comunali propositivi, «uno strumento previsto ma mai attuato dal Comune. Dai trasporti all’uso delle spiagge, dal testamento biologico alle famiglie di fatto, dalla lotta all’abusivismo edilizio alla spazzatura (“zero rifiuti” è lo
slogan) questi referendum (…) esprimono finalmente una politica, condivisibile o meno, nel senso della polis, della città come luogo veramente abitato, luogo della convivenza» (Francesco Merlo) [Rep 23/8/2012].
· Il quorum non fu raggiunto: 50 mila le firme necessarie per ogni quesito, ci si fermò ad una media di 44 mila.
· Nel 2012 pubblica, con Giuliano Compagno, il libro Romanzo comunale, editore Newton Compton: «un lucido atto d’accusa» dei quattro anni da sindaco di Alemanno (Giancarlo Perna) [Grn 24/12/2012].
· Verso la fine del 2012 annuncia di volersi candidare a sindaco per le elezioni previste in primavera: «Umberto Croppi. Fu il meglio del peggio. E solo dai disastri se ne ricava il bene. Fu la più bella espressione della giunta Alemanno. L’unica novità. Il vero cuneo dentro la fortezza del politicamente corretto. Portò aria fresca all’assessorato alla Cultura e, ancora oggi – artisti, architetti, gente dalla testa libera e professionisti – ne rimpiangono l’efficienza. Fu sacrificato in nome del rimpasto post Fli, dopo che Gianfranco Fini aveva consumato la sua rottura con Silvio Berlusconi e Umberto se n’era andato con i futuristi. Ma se c’è un capitolo preciso di quel “Romanzo Comunale” (è anche il titolo del suo libro), quello smagliante è giusto il capitolo Croppi. Ecco, è il nome giusto per costruire un candidato sindaco a Roma e se il buon senso ha un senso, solo con Croppi si può cancellare l’occasione mancata delle occasioni più illusorie, quella della destra al Campidoglio» (Pietrangelo Buttafuoco) [Fog 7/11/2012].
· Prima delle elezioni ritira la sua candidatura e si schiera per il candidato del Pd, Ignazio Marino: «Bisogna uscire dal vicolo cieco creato da Alemanno, anche con le mie responsabilità» (a Ernesto Menicucci) [Cds 3/6/2013].
· Ad aprile del 2013 era tra i centouno esponenti del mondo delle professioni e della cultura che avevano sottoscritto l’appello per Stefano Rodotà presidente della Repubblica.
· Abita a Palestrina, a Roma da pendolare: «Treno da Zagarolo a Termini, poi il 70 fino a Corso Rinascimento. Ci metto un’ora e mezzo circa» (a Ernesto Menicucci) [Cds 7/1/2013].
• Sposato con l’americana Jennifer Lou Vieley (conosciuta in Eritrea), dalla quale ha avuto Sofia e Giuliano.
· Robusto ai limiti della pinguedine. Alla festa per i dodici anni di Dagospia, comunque, si è presentato dimagrito di venti chili [Cds 11/5/2012].
· Barba da saggio, parlata forbita, passione per i viaggi, i vini e la cucina (Ernesto Menicucci) [Cds 18/11/2010].
• Fumatore.