28 maggio 2012
Tags : Simone Cristicchi
Biografia di Simone Cristicchi
Roma 5 febbraio 1977. Cantante. Primo nella storia, nel 2007 vinse il Festival di Sanremo e il premio della critica. Cantava Ti regalerò una rosa, brano che, ispirato da una lettera del 1910, parlava di un matto infine suicida («Non mi interessa se nessuno si ricorderà di me. Voglio che non ci si dimentichi della canzone»). «Sono un caleidoscopio, una macedonia: un’estate sono stato protagonista al Festivalbar e l’anno dopo ho vinto la Targa Tenco».
• Da ragazzo voleva diventare fumettista (fu allievo di Jacovitti): «Per sopravvivere ho fatto il gelataio e anche il tombarolo. Sono stato beccato e ho preso una denuncia dai Carabinieri».
• «Una chioma arruffata che tradisce un germe di follia» (Gino Castaldo).
• Ebbe il primo grande successo nel 2005 con Vorrei cantare come Biagio Antonacci («vorrei pesare come Biagio Antonacci / firmare autografi alle fan, riempire i palasport ecc.»): «Ho scritto il pezzo in un momento di grande tristezza e sofferenza, mi sentivo senza speranza e sembrava che la mia carriera non avesse sbocchi. Mi sono chiesto: sarà che per fare questo mestiere devo essere come Antonacci? Mi piaceva il suono del nome: starebbe bene anche a un idraulico. Eros Ramazzotti e Renato Zero no, fanno troppo artista. E poi termina in acci... un’imprecazione romana».
• «Tormentone sì, ma per caso».
• Nel 2011 ha interpretato la sigla dell’edizione italiana del cartone animato Il piccolo principe (Rai2). Ancora nel 2011 ha ottenuto il Premio Amnesty Italia con il brano Genova Brucia. Nello stesso anno ha pubblicato due libri: Dialoghi incivili, scritto con Massimo Bocchia, e un’edizione speciale di Santa Fiora Social Club, testo e dvd sulla sua avventura con il Coro dei Minatori di Santa Fiora. Nel 2012 ha pubblicato Mio nonno è morto in guerra, da cui poi ha tratto uno spettacolo teatrale.
• Del 2013 è Magazzino 18, musical civile da lui scritto con il giornalista Jan Bernas (autore del libro Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani, Mursia), che racconta l’esodo degli italiani istriani e il dramma delle foibe. «Mi trovavo a Trieste per fare delle ricerca sulla Seconda Guerra mondiale e ho sentito dell’esistenza di un deposito dove si trovano accatastate le masserizie degli esuli, il Magazzino 18. Dopo un po’ di traversie sono riuscito a visitarlo. E mi è sembrato di rivedere Ellis Island, l’isola dove gli emigrati italiani venivano tenuti in una sorta di quarantena prima di poter sbarcare negli Stati Uniti(…) Se prima per i temi che toccavo mi consideravano di sinistra a un tratto sono diventato un fascista. Io invece sono un artista, voglio raccontare storie. Non mi interessano questi giochi politici. Mi sento libero di occuparmi delle storie che voglio. Più mi attaccano e più io mi incaponisco» (a Simone Paliaga) [Libero 18/10/2013].
• Nel 2003 cantò l’inno del quotidiano Il Riformista (Né a destra né a sinistra, leggi il Riformista!).
• Ama i tonnarelli cacio e pepe, simpatizza per la Roma.
• Film preferito Le onde del destino di Lars von Trier. Libro della vita Il bar sotto il mare di Stefano Benni.
• Il 20 gennaio 2008 è diventato papà di Tommaso; nel 2011 di Stella. La mamma, Sara, è un’archeologa etruscologa.