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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Emanuele Crialese

Roma 26 luglio 1965. Regista. Tra i più interessanti della nuova generazione, è nel gruppo (con Sorrentino, Garrone ecc.) a cui si accreditano le maggiori speranze di rinnovamento del cinema italiano. Pur di premiare il suo film Nuovomondo (2006) i giurati del Festival di Venezia 2006 istituirono un Leone d’argento o Leone speciale, premio mai esistito fino ad allora (Michele Placido aveva tentato in ogni modo di far assegnare a Nuovomondo il Leone d’oro e dovette arrendersi alla presidente Catherine Deneuve, decisa a premiare Still life di Jia Zhang-ke, malinconico resoconto della modernizzazione in Cina: ai voti Crialese perse per 3 a 4).
• Figlio di un avvocato che voleva fargli seguire la sua stessa strada. «Quando ho scelto il cinema mi ha tagliato i viveri. A 24 anni studiavo psicologia e cinema, mi mantenevo facendo il pony express e mescolando cocktail in un pub. Ho messo insieme tre milioni per andare a New York a un corso di cinema (dove è arrivato nel ’91 - ndr). Poi ho vinto una borsa di studio da centocinquantamila dollari per un corso di tre anni alla New York University. È stato allora che mi sono riconciliato con il bambino distratto che ero stato, quello che prendeva brutti voti perché stava sempre a guardare fuori dalla finestra» (ad Arianna Finos).
• Il suo primo lungometraggio, Once we were strangers (1997), prodotto con i soldi ricavati dalla vendita di un paio d’orecchini ricevuti in eredità dalla bisnonna, racconta la storia di un gruppo di immigrati a Manhattan. È già il canto dell’estraneità che vuole dissolversi nel riconoscimento, il tema che corre in tutte le pellicole che abbiamo visto finora. «Era la mia storia di regista-cameriere. Il selezionatore del Sundance, Jeff Gilmour, ha pensato che fossi newyorkese: quando mi ha telefonato e ha sentito il mio accento italiano è rimasto di ghiaccio. Ma era troppo tardi per tornare indietro: così sono diventato il primo italiano mai ammesso in concorso al Sundance». Il Sundance è il festival di Robert Redford. Il film non è mai arrivato in Italia. Tra i premi: miglior film all’Avignon New York Film Festival del 1998, miglior attore per Vincenzo Amato al Brussels International Film Festival del 1999.
• Nel secondo film, Respiro (2002), in un’isola del Mediterraneo (Lampedusa) una donna priva di inibizioni si nasconde in una grotta per non essere ricoverata in una clinica di Milano: «Al suo secondo lavoro Crialese (autore anche della sceneggiatura) non cerca di spiegare tutto, ma ci regala la capacità di leggere il Meridione come paesaggio con rovine, “uno spazio bianco sopravvissuto alla storia” (Morreale)» (Mereghetti). Per questo film, Valeria Golino (la cui prova Mereghetti giudica «superlativa») vinse a Cannes La settimana della critica e poi il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista.
• Quanto a Nuovomondo (storia di un pastore siciliano che a inizio Novecento parte per gli States immaginandoli come la terra del Bengodi dove le fontane gettano latte e le carote sono alte come alberi), ha raccontato ad Arianna Finos: «Ho studiato per un anno al Museo di Ellis Island, l’isola in cui venivano smistati gli immigrati prima di essere ammessi negli Usa. Leggendo i documenti, guardando le foto di quegli uomini e donne ho ritrovato facce simili a quelle dei miei nonni siciliani: Giulietta, Maria, Ernesto e Luigi. Ai quali dedico questo mio film perché mi ricordano altri tempi e perché la loro dignità e la loro forza nel vivere hanno reso migliore anche la mia vita (...) Ci siamo scordati troppo in fretta del nostro passato. Dal 1890 al 1980 sono emigrati venti milioni di italiani, una cifra che corrispondeva alla totalità del popolo italiano del 1890. Le condizioni di viaggio erano durissime, ma le traversate erano organizzate dallo Stato italiano. Dal punto di vista dell’accoglienza per chi, oggi, viene in Italia a lavorare, abbiamo fatto un passo indietro di duecento anni (...) Tra i motori del film c’è stata l’esigenza di ricordare al mondo che Ellis Island è stato il primo laboratorio in cui si è tentato di misurare l’intelligenza. Si facevano test per individuare gli uomini e le donne in grado di adattarsi al nuovo mondo. Sono iniziati lì quegli studi che sarebbero degenerati nell’eugenetica nazista. Tra il 1910 e il 1930 sono state sterilizzate sessantamila persone: malati, analfabeti, affetti da imperfezioni. Lo si è fatto per il timore che razze inferiori soppiantassero la bianca dominante e arginare le spese mediche che sarebbero ricadute sullo Stato. Di questa verità taciuta racconterà il mio prossimo documentario, Black drop».
• Il suo quarto lungometraggio, Terraferma, ha ottenuto il premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia del 2011. Il film è l’ideale compimento di una trilogia del mare che comprende le due prigioni dalle quali fuggire (quelle di Respiro e di Nuovomondo) e l’approdo alla terra promessa (Terraferma). La pellicola è ambientata in una piccola isola siciliana che lo sbarco di clandestini pone dinanzi alla scelta tra l’accoglienza imposta da una solida cultura del mare e la possibilità del respingimento.
• «Nel rigore della forma e dell’esecuzione, Crialese traduce in termini cinematografici le ferite dell’immigrazione e delle politiche migratorie, invertendo la rotta ma non il miraggio del transatlantico di Nuovomondo. Dentro i formati allungati e orizzontali, in cui si colloca il suo mare silenzioso, Terraferma trova la capacità poetica di rispondere alle grandi domande sul mondo. Un mondo occupato interamente dal cielo e dal mare, sfidato dal giovane Filippo (Filippo Pucillo) per conquistare identità e cittadinanza» (Farinotti).
• «Adesso spiegatemi cosa vuol dire politicamente corretto? Cos’è, non criticare abbastanza? O criticare troppo? Io credo di aver fatto un film che non giudica nessuno, è una storia, un’analisi aperta. Io giro e mi pongo delle domande, non devo fornire risposte. Che un film così susciti dibattito è un bene, ma insomma... non riesco a fare film per temi o tesi. Il mio pubblico ideale è un bambino di 7 anni».
• «Crialese mi ha fatto un regalo, mi ha ridato fiducia in me stesso scardinando la convenzione che vorrebbe gli attori televisivi legati per sempre al piccolo schermo. Come attore, per me è stata una seconda rinascita» (Beppe Fiorello).
• Nel 2013 ha girato lo spot per la pubblicità dei cento anni della Banca Nazionale del Lavoro.
• «Il mio sogno sarebbe girare uno 007. Non sto scherzando! Ma o James Bond lo fanno fare a Vincenzo Amato, il protagonista di Nuovomondo, o niente».