28 maggio 2012
Tags : Teodoro Crea
Biografia di Teodoro Crea
• Gioia Tauro (Reggio Calabria) 11 aprile 1939. Presunto capo della cosca omonima di Rizziconi (Reggio Calabria), legato ai Mammoliti di Castellace e agli Alvaro di Sinopoli. Detenuto dal 3 luglio 2006. Pluripregiudicato per omicidio, estorsione, associazione mafiosa, violenza privata e danneggiamento (1979, processo “Paolo De Stefano + 59”; 1983, processo “delle Tre Province”).
• Il 20 dicembre 2003 sopravvisse per miracolo all’attentato di un suo luogotenente, Girolamo Biagio Bruzzese (ora collaboratore di giustizia), che gli sparò a bruciapelo un colpo di pistola in testa mandandolo sulla sedia a rotelle.
• Fu arrestato il 3 luglio 2006, in un agrumeto, a Castellace di Oppido Mamertina, nel corso di un summit con altre sette persone (tra cui Domenico Rugolo e Francesco Mammoliti, ritenuti esponenti della cosca Mammoliti), tutti seduti a tavola all’ombra di un grande fico, mentre mangiavano insalata di pomodori, salame e formaggio. Vano il tentativo del Rugolo di caricarsi in spalla Teodoro, per fuggire. In realtà, secondo l’inchiesta “Saline” della Dda di Reggio Calabria, Rugolo aveva inscenato solo una tragedia, per fingere lealtà nei confronti dell’ex alleato, di cui invece si voleva liberare. Sarebbe stato uno dei generi di Rugolo, Antonino Princi (poi saltato in aria per un’autobomba il 26 aprile 2008), a darsi da fare per liberarsi di Crea, «facendolo arrestare attraverso una ben congegnata attività collaborativa con le Forze dell’Ordine condotta senza opporsi direttamente» (relazione discorso inaugurale anno 2011 dell’allora Procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone).
• «Mi ha colpito lo squallore di questa vicenda, contrassegnato dagli alti e bassi dei rapporti tra le cosche Rugolo e Crea, che saltano definitivamente dinanzi agli interessi economici, agli affari sporchi, fino a vendere il “nemico” allo Stato, non per senso di giustizia, naturalmente. Nella mia esperienza palermitana non ricordo vicende dai retroscena così squallidi» (Giuseppe Pignatone, il 7 maggio 2008, in conferenza stampa sull’esito dell’inchiesta “Saline” contro la cosca Rugolo - Nuova Cosenza.com).
• Il 16 ottobre 2006 gli fu notificata in carcere ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di associazione mafiosa e truffa aggravata e continuata in danno dello Stato. In contestazione la malversazione di finanziamenti pubblici – 14 miliardi di lire – previsti dalla legge 488 (del ’92), al fine di favorire lo sviluppo delle attività produttive nel Mezzogiorno, e concessi alla Carthec s.r.l. In pratica i soldi venivano trasferiti a soggetti – imprenditori e non – che nulla avevano a che fare con l’attività della società concessionaria dei finanziamenti. Tra l’altro sarebbe stata simulata la compravendita di un terreno, apparentemente di proprietà dei coniugi Crea Antonio (cugino di Crea Teodoro) e De Luca Maria Giuseppa (nipote di Alvaro Carmine, capo della cosca di Sinopoli), ma di proprietà effettiva di Teodoro Crea, salva successiva restituzione del fondo ai Crea ma non dei soldi. Per far questo Teodoro Crea avrebbe imposto come direttore generale della ditta Carthec srl un suo affiliato, Marvaso Domenico, con l’intenzione infine di impadronirsi della società.
• Il 18 luglio 2007 gli fu notificata in carcere un’altra ordinanza di custodia cautelare, con l’accusa, in concorso con altri quindici esponenti della cosca, di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di estorsioni, al controllo e alla gestione di appalti pubblici nel Comune di Rizziconi, all’acquisizione e al controllo delle amministrazioni comunali di Rizziconi tra il 95 e il 2000 (quando il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazione mafiosa). Tra le accuse, le estorsioni ai danni della DE.V.IN.: i Crea vendettero alla società un terreno (subito dopo essersi fatti riconoscere il mutamento di destinazione d’uso da agricolo in industriale), poi stettero a guardare mentre ci costruivano sopra il centro commerciale “Il Porto degli Ulivi”, e a opera finita si misero a estorcere tangenti, fino al solo 2005 per un totale di 700 mila euro (il 18 dicembre 2005 il figlio Domenico era stato arrestato in flagranza mentre intascava una tranche della mazzetta, 44 mila euro in vaglia cambiari). Secondo le accuse i soldi furono riciclati in immobili e attività commerciali a Roma e a Brescia (Operazione “Toro”, nei titoli di cronaca Azzerato il clan dei Crea, Scacco ai Crea, ’ndrangheta al tappeto).
• Dopo i primi 700 mila euro i Crea ne pretendevano un altro milione, pur accontentandosi di 200 mila come acconto, per venire incontro ai soci della DE.V.IN., che non avevano la disponibilità dell’intera somma. «Io lo capisco il discorso, vi sto dicendo venitemi incontro, ragionando umanamente nei confronti vostri… Vedete voi come dovete... datemi soldi.... assegni... in qualche maniera si deve agire!» (Domenico Crea, intercettato).
• «Abbiamo vinto soltanto una battaglia, non la guerra. Anzi siamo perdenti... Il capobastone Teodoro Crea, indisturbato, fa i suoi comodi da circa trent’anni» (Armando Scuderi, coordinatore della Dda di Reggio Calabria, in conferenza stampa, quando, invece di condividere l’entusiasmo della platea per l’arresto del clan Crea, denunciava lo Stato, ricordando che il Crea era già stato condannato nel 79 per associazione mafiosa, ma ciononostante aveva potuto continuare a fare i suoi comodi).
• Il campo di calcetto costruito nel 2003 in un terreno confiscato ai Crea, su disposizione dei tre commissari straordinari nominati dopo lo scioglimento del comune di Rizziconi. Gran festa di inaugurazione, invitati tutti i bambini di Rizziconi, che però non ci andarono mai a giocare, prima perché i genitori glielo vietavano (chi per paura chi per rispetto al boss), poi perché il campo fu devastato (a cura di Paola Bellone).