28 maggio 2012
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Biografia di Saverio Costanzo
• Roma 28 settembre 1975. Regista. Figlio del conduttore Maurizio Costanzo e di Flaminia Morandi, laurea in Sociologia delle comunicazioni all’Università La Sapienza di Roma nel 2001, iniziò come conduttore radiofonico.
• Successo di pubblico con la versione italiana di In Treatment (Sky Cinema, da aprile 2013), «serie raffinata ideata in Israele, diventata caso in America ed esplosa in Italia generando un terremoto nel genere, con gruppi d’ascolto, interventi, Twitter, febbre collettiva» (Stefania Berbenni) [Pan 25/7/2013]. Nel 2014 la seconda stagione.
• Prevista per il 2014 la trasposizione cinematografica di Limonov, biografia del politico e scrittore russo scritta da Emmanuelle Carrère e pubblicata da Adelphi (2012). «Siamo sicuri che Saverio Costanzo sia il regista giusto per portare Limonov sullo schermo, avendo fatto l’apprendistato su La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano?» (Mariarosa Mancuso) [Fog 22/5/2013].
• Presentò il film tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano nel 2010 al Festival del cinema di Venezia. «Un esercizio di stile che fatica a trasmettere sia emozioni sia una visione del mondo» (Filippo Mazzarella) [Cds 20/10/2010]. La pellicola ebbe meno successo del romanzo da cui è tratta (Premio Strega 2008). Morando Morandini: «Il libro non credo che piacesse neanche a Saverio Costanzo, ma gli davano un budget ricco ed è naturale che abbia accettato» (a Egle Santolini) [Sta 20/11/2010].
• Nel 2007 portò al Festival di Berlino In memoria di me, film-scandalo nato dal romanzo che Furio Monicelli pubblicò nel 1960 come Il gesuita perfetto e che a fine anni Novanta riuscì con il titolo Lacrime impure. Maria Pia Fusco: «È il bacio di un giovane sulle labbra di un istruttore prima di uscire nel mondo esterno che potrebbe accendere la polemica». Il padre gesuita Federico Lombardi reagì dicendo che senza fede non si poteva parlare di fede. Costanzo: «Se il film non piacerà al cardinal Ruini non mi stupirò, ne sarò perfino orgoglioso: significa che sarò riuscito ad innescare una riflessione». Il film incassò «le stroncature della stampa tedesca e l’accoglienza perplessa di Variety (...) Der Spiegel sull’opera di Costanzo è categorico: “È sempre italiano il peggior film in concorso”» (Fulvia Caprara) [Sta 13/2/2007]. Nello stesso anno fu autore di Auschwitz 2006, film-documento sul viaggio di 250 giovani delle scuole superiori di Roma nella località più sinistramente nota della storia del Novecento.
• Nel 1997 fece due spot contro la droga per Fabrica (Benetton) e scrisse la sceneggiatura del corto Il Numero e del telefilm Una famiglia per caso, diretto dalla sorella Camilla e prodotto da Raiuno. Nel 1998 lavorò a New York, prima come operatore per la casa di produzione GVG USA, poi come aiuto regista dello svizzero Reiro Kaduff in The Business of Death. Nel 1999 realizzò Caffè Mille Luci, Brooklyn, New York, suo documentario d’esordio, nel 2001 il documentario Sala rossa. Nel 2003, in occasione di un viaggio in Israele, scoprì il fatto di cronaca cui si sarebbe ispirato per Private. Passati sei mesi in Israele per scrivere la sceneggiatura (con Sayed Qushua, Alessio Cremonini e la sorella), vinse infine il Pardo d’oro al Festival di Locarno 2004 e il premio come miglior film al Cape Town World Cinema Festival in Sudafrica. Miglior regista esordiente ai David di Donatello 2005.
• Considerato «tra i pochi che nel cinema italiano (solo italiano?) si pongono il problema di che cosa distingue il cinema dalla tv, dall’informazione, dalla riproduzione fotografica, dall’attualità, dal costume. Il problema dell’invenzione e dello stile. Pochi cineasti della generazione trentenne l’hanno presente: Sorrentino, Garrone, e con loro Costanzo. E sanno aspettare la proposta di un punto di vista originale» (Paolo D’Agostini).
• «Dreyer, Bresson, Ozu. Sono gli autori che ammiro di più. Fatte le debite proporzioni, anch’io credo profondamente nell’austerità». Altri amori: «il cinema documentaristico di Frederick Wiseman: “Cinque ore d’osservazione in un reparto di terapia intensiva in un ospedale americano. Fu uno shock, poi, Amore tossico di Caligari”» [Claudia Ferrero, Sta 1/12/2010].
• «Hanno sbagliato sala» (Maurizio Costanzo alla figlia Camilla che lo chiamava da Locarno per annunciargli che il pubblico era tutto in piedi ad applaudire il film del figlio Saverio).
• «Mi sono sentito molto poco figlio di Costanzo. Una volta ero in banca e dietro di me qualcuno diceva: “Costanzo ha otto figli da otto mogli diverse”. Mi sono voltato e stavo per dire: “Ma davvero? Gli altri sette dove sono?”» [a Berbenni, cit].
• «I film devono dividere, spaesare, non avere un cuore solo» [Claudia Ferrero, cit.].
• In tv guarda Chi l’ha visto! «È il più grosso film dell’orroreche ci sia, straordinariamente inquietante».
• «La vita è un tentativo di curare le ferite di essere nati» [a Berbenni, cit.].
• Con la sua compagna, la iena Sabrina Nobile, hanno avuto due figli.