28 maggio 2012
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Biografia di Nicola Cosentino
• Casal di Principe (Caserta) 2 gennaio 1959. Politico. Inizi nel Psdi. Soprannome: Nick ’o Mericano. Nel 2008 eletto alla Camera col PdL. Sottosegretario all’Economia nel Berlusconi IV dal 12/5/2008 al 14/7/2010, poi deputato fino al 14 marzo 2013 nel gruppo PdL, alle Politiche del 2013 non viene ricandidato. Coordinatore del partito in Campania, nel 2010 aveva deciso di dimettersi da sottosegretario, «di concerto con il presidente Berlusconi», dopo essere stato colpito da una richiesta di arresto con l’accusa di avere contribuito «con continuità e stabilità, sin dagli anni 90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista che faceva capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone, dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale». In un comunicato fece riferimento a presunte manovre da parte di Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, «di ottenere il potere nel partito tramite Bocchino». «Nato a Casal di Principe, la città di Gomorra, è l’uomo forte del PdL in Campania. Zitto zitto ha fatto piazza pulita dei suoi avversari interni, i fratelli Martusciello, e ha guidato il partito alla vittoria in importanti comuni come Pozzuoli e Giugliano. Per ricompensarlo, il Cavaliere lo ha nominato sottosegretario all’Economia, poltrona da cui si controllano ed elargiscono fondi pubblici. Ora punta alla presidenza della Regione» (L’espresso). Il territorio dal quale proviene è proprio quella zona del Casertano ad altissima densità mafiosa, fortemente infiltrata dal clan Schiavone e dal gruppo alleato dei Bidognetti, le famiglie camorristiche che hanno ispirato il libro-cult di Saviano.
• «È il sosia con gli occhiali, il “separato dalla nascita” del virile Armand Assante, attore hollywoodiano Golden Globe – guarda caso – per le interpretazione del mafioso John Gotti e di Ulisse. “Mister 30 mila preferenze”, figlio di emigranti di ritorno, dal padre, oltre che il soprannome, eredita anche la società attiva nel commercio di gas e carburante oggi in mano ai fratelli. Le sue biografie – specie Wikipedia e la vendutissima e non autorizzata Il Casalese edita CentoAutori e scritta da nove – sono maliziose. Non accennano alla moglie e ai figli ma ne descrivono le parentele: “È parente acquisito di diversi camorristi: suo fratello Mario è infatti sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo (detto Peppe O Padrino), che sconta un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa; un altro fratello è sposato con la figlia del boss Costantino Diana, poi deceduto”. È tutto vero, pure se non s’esclude una puntina di pregiudizio. Fortunatamente di Cosentino si evocano anche la carriera e i sogni infranti da centravanti. Di rapina» (Francesco Specchia, Libero 22/1/2013). Da lì sarebbe iniziata la carriera politica.
• Candidato alla presidenza della Provincia di Caserta nel 2005, perse contro il candidato del centrosinistra Sandro De Franciscis. Alle Regionali del 2010 in Campania il centrodestra gli preferì come aspirante governatore Stefano Caldoro (che fu poi eletto).
• È attualmente accusato, in due diversi procedimenti, di concorso esterno in associazione camorristica (alcuni pentiti lo indicano come il «referente politico nazionale dei Casalesi») e di corruzione e riciclaggio a sfondo mafioso. La Camera evitò il suo arresto già l’11 gennaio 2012. Finito in carcere nel marzo 2013 una volta decaduta l’immunità, l’8 novembre 2013 tornò in libertà (a Secondigliano 131 giorni di detenzione): erano cessate le esigenze cautelari in virtù delle quali era ai domiciliari dal 26 luglio nella sua casa a Caserta, accusato di reimpiego di capitali illeciti, aggravati dall’accusa di aver agevolato il clan dei Casalesi per la costruzione, peraltro mai avvenuta, di un centro commerciale a Casal di Principe. «Avrebbe agevolato gli imprenditori vicini alla cosca nell’ottenimento delle licenze edilizie e nel procacciamento di un fido bancario per il completamento dei lavori» (Simone Di Meo) [S24 8/11/2013]. L’impianto accusatorio messo su a seguito dell’operazione della Dda di Napoli del 6 dicembre 2011 si ridimensionò dopo che il figlio del boss Sandokan fu assolto dall’accusa di riciclaggio «ed è caduta pure l’aggravante del favoreggiamento mafioso a carico del dirigente dell’ufficio urbanistica del Comune di Casal di Principe che sarebbe stato corrotto da Cosentino in cambio del disco verde alle opere» (Di Meo, cit.).
• Nell’autunno 2013, i pm antimafia di Napoli chiesero inutilmente al Tribunale del riesame di ripristinare per lui il carcere preventivo. Su un altro fronte giudiziario, la giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati diede il proprio ok all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche di Cosentino nell’ambito del filone-stralcio sulla P3: in questo caso l’accusa è di diffamazione e violenza privata nei confronti del governatore campano Caldoro, vittima di un presunto dossieraggio ai tempi della candidatura alla presidenza della giunta regionale della Campania.
• Nel novembre 2013, in un’intervista a Valentina Petrini di Piazzapulita (La7), rispondendo alle domande mentre faceva jogging, dichiarò: «Ormai non faccio più politica, mi sono consegnato al giudizio dei giudici ed è a questo che sono interessato. Il mio orizzonte sono i processi e la mia famiglia. Di politica non ne voglio più sapere». Respinse le accuse di aver comprato i voti dalla camorra, definendola un’«ipotesi fantasiosa di pentiti che, dovendo salvare se stessi, i patrimoni e tutte le cose illecite che hanno prodotto fuori, tendono a dire che io gli ho chiesto qualche voto». Ma lo strappo definitivo e quasi obbligato con gli ex colleghi di partito, prima che con la politica, era nato proprio in occasione delle candidature alle Politiche 2013. «Si affida al Signore: “Mi metto nelle sue mani. Candidare me è un bene”. Soprattutto per evitare la galera. Imputato per concorso esterno in associazione camorristica, un anno fa è stato salvato dall’arresto grazie al voto dei colleghi onorevoli» (Tommaso Cerno, Susanna Turco) [Esp 18/1/2013). «Le liste della Campania le ho fatte io, un nome sopra l’altro. E proprio io sono fuori. L’altra notte ero dentro, alle due da Palazzo Grazioli sono uscito con il mio nome al suo posto naturale. Poi non so che gli è preso, lui (Berlusconi, ndr) dice sì sì, poi ci ripensa, poi ti richiama. Ma io ho una dignità. Sono stato vittima della tenaglia Caldoro-Alfano. È stato Caldoro a parlare per primo di impresentabili, e ha fatto il diavolo a quattro» (ad Antonello Caporale) [Fat 23/1/2013].
• Di fatto, le sue disavventure giudiziarie finiscono per intrecciarsi con il dibattito sulla giustizia degli ultimi anni, con puntuali schermaglie parlamentari sulla richiesta di arresto: lo scontro si accese quando, relativamente al reato per il quale è sotto processo a Santa Maria Capua Vetere, l’autorizzazione fu negata dalla Camera. E poi ancora attacchi sia dal centrosinistra che dalla Lega, infine la battaglia interna al Pdl alla vigilia delle Politiche 2013, con i berlusconiani che sugli «impresentabili»‚ le cosiddette liste pulite e il Collegio caldo Campania 2 si giocavano gran parte della campagna elettorale.
• «Dirò una cosa forse banale, all’apparenza scontata, ma è quella che mi viene in mente ogni sera quando si spengono le luci della cella e resto solo con me stesso: il carcere da innocente è un obbrobrio infinito, una sopraffazione insopportabile, impossibile da descrivere a parole. So che non sarò il primo né l’ultimo a essere vittima di un’ingiustizia profonda. Ma credetemi: la carcerazione preventiva in attesa di un processo è una vergogna non per Cosentino, ma per quanti, e sono tanti, a causa di accuse ignobili che poi si riveleranno insussistenti, vivono nella mia stessa condizione» (a Gian Marco Chiocci) [Grn 22/4/2013].