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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Valentina Cortese

• Milano 1 gennaio 1923. Attrice. «A tre anni già sentivo voglia di recitare».
• Debutto a 17 anni con il film Orizzonte dipinto accanto a Ermete Zacconi, poi il Bravo di Venezia. Indicata già nel 1946 come «l’attrice del momento» (da Grassi e Strehler in un’intervista a Platee) nel 1949 a Hollywood per girare I corsari della strada di Dassin, sposò Richard Baseheart, tornò in Italia, vinse la Grolla d’oro a Saint-Vincent per Le amiche di Michelangelo Antonioni, si legò a Giorgio Strehler e al Piccolo. Altri suoi film: Giulietta degli spiriti di Fellini, Fratello Sole e Sorella Luna e Gesù di Zeffirelli, Effetto notte di Truffaut (per il quale ebbe la nomination per l’Oscar) «Impazzii di gioia quando mi chiamò. Lui era un genio al servizio della gentilezza. Un uomo che aveva provato la sofferenza del riformatorio e l’ebbrezza del successo» (ad Antonio Gnoli) [Rep 18/5/2014].
• «L’incanto dei suoi occhi verdi, la grazia lunare del viso, i gesti leggeri, la sua voce fanno parte della storia dello spettacolo. La sua Ljuba nel Giardino dei ciliegi diretto da Giorgio Strehler o Severine, ironico autoritratto di diva in Effetto notte di Truffaut, sono icone indimenticabili, il segno indelebile di una grande attrice che, negli anni accesi della sua celebrità colta e internazionale, tra Hollywood e Roma, Parigi e Milano, ha girato decine di film, fatto decine di successi teatrali, ha avuto per amiche la principessa Grace e Ingrid Bergman, ha fatto i pop corn a casa di Paul Newman, ha tenuto a battesimo Anthony, figlio di Gregory Peck» (Anna Bandettini). Bergman le dedicò anche un Oscar.
• «Voce di chiffon» (Maurizio Porro).
• Sull’amore con Strehler: «E come potevi non innamorarti di un uomo così. Eravamo alle prove di Platonov, lui doveva mostrare a Carraro come abbracciarmi. Salì in scena, io sentii quelle braccia, col mio primo marito, Richard Baseheart, ero in crisi, pensai “O mio dio...”. È stato un amore grande, grande, grande. Quindici anni. Mi manca Giorgio, come a tutti. Un uomo meraviglioso come Victor de Sabata cui fui legata da ragazza, come mio marito, l’industriale De Angeli, uomo speciale».
• «I menischi sfracellati dei miei ginocchi doloranti mi fanno venire in mente le recite del Gioco dei potenti, quando Strehler mi obbligava a cascare per terra di colpo, ogni sera, senza ginocchiere e io non ascoltai i medici. Venivo dal cinema, non dicevo mai di no, anche per amore».
• Nel 2012 ha pubblicato per Mondadori l’autobiografia Quanti sono i domani passati (a cura di Enrico Rotelli). Incipit: «Raggomitolata in un fiocco di neve sono nata a Milano, il primo gennaio, all’ora del tramonto». In molti l’hanno rivista dopo tanti anni la sera che ha presentato il libro in tv a Che tempo che fa. «È di origine contadina, figlia della colpa, allevata da una donna di campagna finché i nonni materni la inserirono nella Torino bene, salto sociale in alto: “La cosa che mi commuove sempre” dice la grande attrice quasi 90enne “è stata l’infanzia con le stalle, i carrozzoni di fieno e i ragazzi che sognavo di sposare. Quel foulard in testa, el riòtt, non è snob e non copre la calvizie, ma cita il fazzoletto che tenevano le campagnole lavorando per proteggersi dal sole, è una carezza che mi accompagna”» (Maurizio Porro) [Cds 2/4/2012]. Ancora su Strehler, di cui rimase incinta senza veder mai nascere la loro figlia che lui avrebbe voluto chiamare Ombra: «La sua ex diceva che lui amava incontri erotici di gruppo: che strano, quando stava con me gli bastavo io». Nel libro racconta, tra le altre cose, di un incontro tra il laico Strehler e il cardinal Martini («io prego col mio lavoro in palcoscenico») e di un’occasione persa: avrebbe potuto recitare in un film di Charlie Chaplin ma non fece parte del cast proprio perché era in attesa.
• «Non ritengo di essere stata un’attrice ambiziosa. Ho sbagliato tante volte, ma sono felice di aver commesso i miei sbagli. Non sarei qui, altrimenti, a parlarne. Gli errori sono come i versi mai letti di una poesia» (a Gnoli cit.).