28 maggio 2012
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Biografia di Mauro Corona
• Erto (Pordenone) 9 agosto 1950. Scrittore. Scultore. Alpinista. «Io sono come le corna delle lumache. Che escono per guardare, spiare. Ma, appena le tocchi, si ritirano».
• In base a quello che lui stesso racconta, la madre fuggì alle violenze del padre lasciandogli a disposizione un’intera biblioteca.
• Boscaiolo, prese a intagliare il legno come faceva il nonno paterno, poi andò a bottega da Augusto Murer e diventò uno scultore tra i più apprezzati in Europa. Passione per boschi e montagne ereditata dal padre, ha aperto 300 nuovi tracciati di roccia sulle Dolomiti d’oltre Piave. Libro d’esordio, Il volo della martora (Vivalda), tradotto in Francia e Germania. Nel 2007 pubblicò Cani, camosci, cuculi (e un corvo), Mondadori. Nel 2011, con la Fine del mondo storto, ha vinto il premio Bancarella. Ultimo libro: La voce degli uomini freddi (Mondadori, 2013) con cui nel marzo 2014 ha vinto il Premio Mario Rigoni Stern. Da ultimo Il bosco racconta e Favola in bianco e nero (2015), entrambi Mondadori. Insieme all’Associazione Tina Merlin, contribuì alla realizzazione del film di Renzo Martinelli Vajont.
• Vive a Erto, in quelle case risparmiate dall’ondata d’acqua che il 9 ottobre del ’63 scavalcò la diga del Vajont per dilagare più in basso nella pianura del Piave, spazzando via il paese di Longarone.
• «Potremmo definirlo il montanaro più conosciuto d’Italia: le sue conferenze in giro per il Paese sono affollatissime, ma lui mantiene la fama di uomo schivo, spesso introvabile. I suoi libri sono bestseller, ma soltanto una volta ha ceduto alle lusinghe della televisione come ospite delle Invasioni Barbariche: “Mi incuriosiva vedere la Bignardi dal vivo, più che altro”. Si presenta sempre con quell’aspetto un po’ burbero; i lunghi capelli fuoriescono dalla bandana che ne fascia la testa. Estate e inverno è vestito con una semplice maglietta, disegnata da lui, le maniche tagliate con un colpo di forbice. Ai piedi gli scarponi di cuoio da cui spuntano i calzettoni di lana. La barba incolta cela i lineamenti del volto su cui brillano due occhi vispi che assecondano la verve dialettica punteggiata di battute spiritose, osservazioni salaci, dotte citazioni, un velo di misoginia e molto buonsenso popolare. Impossibile dargli del lei: si offende» (Simone Bobbio).
• «Scolpire è come scrivere... è tutto la stessa cosa. Si tratta sempre di togliere. Da un racconto si eliminano le parole; dal legno, per scolpire, si toglie altro legno. Dalla montagna, se vado a scalare un passaggio difficile, non posso fare quaranta movimenti altrimenti mi distruggo. Li devo ridurre a tre, quattro».
• «Era lì a impersonare la parte del montagnolo scarpe grosse e cervello fino, del selvatico che rifugge l’uomo per rifugiarsi nel seno materno della natura e concede alle virtù della società tecnologica solo la motosega, e basta. Ma intanto, da autore bestselling, sfoggiava di continuo citazioni, era al corrente dell’audience ottenuta con la sua prima apparizione alle Invasioni e della vendita dei suoi libri. Ho persino letto da qualche parte che si serve di un agente letterario. La recita era così evidente che persino Daria Bignardi gli ha posto con gentilezza la fatidica domanda: ma lei ci è o ci fa?» (Aldo Grasso nel settembre 2007 dopo la puntata delle Invasioni barbariche citata sopra).
• «A noi Mauro Corona piaceva quando era una leggenda, quando gli sorridevano i monti e le caprette gli facevano ciao. Un uomo schivo. Nei suoi primi libri si occupava di martore, cani e camosci, di cuculi e di un corvo. Bandana in testa, una semplice maglietta, ai piedi scarponi di cuoio. Poi è arrivata la fama e Corona non ha resistito: indimenticabili le sue apparizioni nel salotto di Daria Bignardi. Adesso, a Raitre, potrebbe essere di casa. Anche se…» (Aldo Grasso nel 2016).
• «Lo ammetto, fa piacere quando ti chiedono l’autografo».
• Ha fatto sapere a La Zanzara (Radio24) di non amare particolarmente l’acqua e di essere solito tenere le stesse mutande per una settimana: «Quando esagero faccio una doccia al mese. Sono come una chioccia che cova la sua sporcizia. Non ho rapporti con nessuno, vivo da solo, posso stare anche così. E quando mi faccio la doccia, sto pochissimo sotto l’acqua. Mi lavo quel pezzettino lì, perché non si sa mai. Quella zona lì la tengo a posto».