28 maggio 2012
Tags : Franco Cordelli
Biografia di Franco Cordelli
• Roma 20 febbraio 1943. Scrittore. Critico teatrale. Tra i suoi libri: Procida(Garzanti, 1973, Rizzoli 2006), Un inchino a terra (Einaudi, 1999), La religione del romanzo (Le Lettere, 2002), Il duca di Mantova (Rizzoli, 2004), Il pubblico della poesia (Castelvecchi, 2004), La marea umana (Rizzoli, 2010). Da ultimo il volumetto sullo scrittore vicentino Piovene L’ombra di Piovene (Le Lettere, 2011), la partecipazione al volume a cura di Nanni Balestrini Gruppo 63. Il romanzo sperimentale (L’Orma, 2013) e l’e-book Declino del teatro di regia (Doppiozero, 2013), raccolta di ottanta articoli usciti sul Corriere della Sera tra il 1998 e il 2012 tutti dedicati a registi contemporanei italiani o stranieri. «Avevo deciso di non lavorare e in effetti ci sono riuscito».
• Giovanni Raboni lo definì uno dei pochi scrittori «capaci di esprimere credibilmente e durevolmente il proprio tempo».
• «Un giorno mi telefonò Elio Pagliarani, critico teatrale di Paese Sera. Avevo pubblicato qualche articolo sull’Avanti che gli era piaciuto. Disse: “A me serve un vice”. Accettai, ovviamente. La critica teatrale non è un lavoro. Nell’86 ho avuto il secondo colpo di fortuna. Lanfranco Vaccari, direttore dell’Europeo, mi chiamò al posto di Italo Moscati. Terzo colpo di fortuna: Raboni lasciò il posto di critico teatrale del Corriere. Walter Pedullà divenne presidente Rai. Io lo avevo conosciuto all’università. Mi fece collaborare al Tg2. Poi presidente divenne Enzo Siciliano. Eravamo amicissimi ma otto mesi prima avevamo litigato ferocemente. Io non gli avevo perdonato il fatto che mi aveva rubato degli amici. Mi ero ingelosito. Ma perché uno ti deve rubare gli amici? Mi telefona e dice: “Ti va bene vicedirettore della radio?”. Telefonai a qualche amico: “Che significa? Bisogna lavorare?”. Durò un anno e mezzo. Poi cadde il governo Prodi. Mi emarginarono. Divenni vicedirettore offline. Nel frattempo ero diventato amico di un capostruttura molto gentile, Sergio Valzania. Tutte le mattine veniva da me e parlavamo. Poi diventò direttore di RaiDue e di RaiTre e cominciò a farmi fare qualcosa. Gli sono grato» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Dal 2009 è tornato a scrivere a penna, «per motivi privati, un po’ scaramantici, lo ammetto. L’ultimo romanzo, La marea umana, per fortuna l’ho finito prima, e non oso pensare a quello che sarà di me se dovessi scriverne un altro». Ma il computer mai: «Pone pochi ostacoli alla mano e questo incide sulla qualità profonda della scrittura» [Paolo Di Stefano, Cds 28/4/2011].
• Ha una biblioteca privata di 30 mila volumi, «disseminati in mensole senza angoli vuoti e che non consentono vuoti di memoria. “Non ne ho, ricordo tutto. I libri, sullo stesso ripiano, sono disposti in più file e alternano posizione verticale e orizzontale, divisi per aree linguistiche e secondo la cronologia. La letteratura francese, per esempio, inizia con Chrétien de Troyes». (Mirella Serri) [Sta 7/1/2012].
• «Il voto più a destra l’ho dato al Pci, il più a sinistra a Bertinotti».
• Tifoso della Lazio («A Roma-Milan tifo per la Roma. Tifare contro il Milan è un obbligo»).