28 maggio 2012
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Biografia di Franco Coppi
• Tripoli (Libia) 29 ottobre 1938. Avvocato. Tra i principi del foro di Roma. Ex professore di Diritto penale alla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma. «Non ho mai perso il sonno per un processo. Può essere stato o essere l’ultimo pensiero di una giornata, prima di dormire, e il primo di quella seguente, al risveglio. Ma nell’intervallo riesco a dormire benissimo».
È stato spesso sotto i riflettori della cronaca per la sua clientela eterogenea.
• «Ha difeso, citando alla rinfusa, Giulio Andreotti nel processo Pecorelli e, nel processo Lockheed, l’allora ministro Gui. Ha assistito Francesco Cossiga e Antonio Fazio, ma anche calciatori e giornalisti, il generale Nicolò Pòllari per il caso Abu Omar e alcuni degli indagati per i presunti abusi su diciannove bambini della scuola “Olga Rovere” di Rignano Flaminio» (Rita Sala).
• Fra i suoi ultimi clienti Sabrina Misseri (vedi) e, da luglio 2013, affianca Ghedini e Longo per la difesa di Silvio Berlusconi (vedi) nel caso Mediaset. «Se uno bussa alla mia porta e ha bisogno di aiuto, nel rispetto delle regole, io credo di poter difendere chiunque» [Agoravox 3/5/2013].
• «Celebre per la cura meticolosa con cui studia le carte e sa far saltare fuori le contraddizioni di un castello accusatorio» (Francesco Grignetti).
• Dal suo studio (in viale Bruno Buozzi, Roma) sono usciti avvocati come Giulia Bongiorno.
• Da giovane non vuole fare l’avvocato ma il pittore: «Dipingeva quadri – paesaggi a olio, perlopiù – ed era anche abbastanza bravo, a quanto pare. Poi, però, scelse l’avvocatura (che lo annoia tantissimo) come ripiego. Di arte non si vive, o si vive poco» (linkiesta.it).
• «Insomma, l’avvocato Coppi è un uomo austero, lontano dalle tentazioni mondane. Non ama le cene (e si vergogna di dover sempre dire no) e le feste. Si interessa di arte e pittura, si circonda di cani e ama restare in disparte, a lavorare. A parte quello delle cravatte (ne ha una quantità mostruosa) non si conoscono debolezze particolari» (ibid.).
• Romanista. È un uomo superstizioso: scrive solo a mano con una penna ferrari rossa, il suo amuleto. Alle cause particolarmente difficili e importanti si fa accompagnare in tribunale dalla figlia. «L’impatto che i mass-media possono avere su un processo dipende esclusivamente dai protagonisti. Se il giudice, il pubblico ministero, l’avvocato hanno i nervi saldi e sanno fare il loro mestiere, sono perfettamente in grado di gestire anche l’eventuale rapporto con giornali e televisioni. Quello che conta in un processo è ciò che succede in aula» [Pan 1/8/2013].
• «La difesa che dà più soddisfazioni è sempre l’ultima in ordine di tempo».