28 maggio 2012
Tags : Quirino Conti
Biografia di Quirino Conti
• Amandola (Ascoli Piceno) 1951. Architetto (laureato con Bruno Zevi). Stilista (direttore creativo per Valentino, Trussardi, Krizia). Scenografo. Costumista ecc. «La bellezza è sempre stata la mia felicità, a sei anni già sapevo che sarei stato sarto».
• «Coltissimo e raffinatissimo, come ogni autentico aristocratico dello spirito» (Giovanna Zucconi), «è uno dei nostri più importanti creatori di moda: la moda intendendosi da lui arte e artigianato e mantenendosi miracolosamente tale anche se per avventura poi destinata all’industria. Ma sulla sua attività riflette: è acuto studioso di quella, oggi possiamo dirlo, importantissima disciplina ch’è la storia del costume e saggista sul tema del costume come linguaggio di rappresentazione del sé. Infine, è tra i primari scenografi e costumisti teatrali nostri» (Paolo Isotta).
• Nel saggio proustiano Mai il mondo saprà (Feltrinelli 2005) ha raccontato la Moda quale forma d’arte, «arte vilipesa dai bottegai che considerano gli stilisti niente, visto che per lo più sono gay e fanno vestiti» (Paola Pisa). «La moda è un sogno collettivo, un mistero licenzioso, in senso positivo, di cambiamento e libertà, il coronamento importante d’un istinto che segue l’uomo da sempre e cioè la trasfigurazione, la ricerca attraverso una nuova estetica di diverse identità». «L’unico vero scopo della moda resta quello di far sognare: ieri come domani. Il lusso non rappresenta la finalità: è soltanto qualcosa che il mercato premia per il suo valore e la domanda che ne consegue» (a Gianluigi Paracchini) [Cds 4/10/2013].
• Nel 2008 ha debuttato come librettista (con Marco Ravasini) e regista con l’opera lirica La maschera di Púnkitititi (musica di Marco Taralli). Valerio Cappelli: «La prima opera dichiaratamente gay». Tra gli ultimi allestimenti Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, presentato al Festival dei due mondi di Spoleto nell’estate del 2013.
• «L’opera lirica ha un rapporto indissolubile con la moda. Anzi, direi che è il suo compimento. L’elemento comune è, ovviamente, la rappresentazione, una rappresentazione totale. Nelle sfilate, gli indossatori e le indossatrici sono come gli attori. E c’è la musica. E la bellezza. Ma l’opera lirica è qualcosa di più: è l’esperienza completa del bello: tutti i sensi ne sono interessati».