28 maggio 2012
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Biografia di Antonio Conte
• Lecce 31 luglio 1969. Allenatore. Dall’agosto 2014 commissario tecnico della Nazionale italiana. Dalla stagione 2016/17 sulla panchina del Chelsea (contratto triennale). Dal 2011 al 2014 ha guidato la Juventus, vincendo tre scudetti consecutivi (2012, 2013 e 2014) e due Supercoppe italiane (2012 e 2013). Prima aveva centrato due promozioni in Serie A (Bari 2009, Siena 2011). Ex calciatore. Con la Nazionale è stato vicecampione del mondo nel 1994, vicecampione d’Europa nel 2000 (in tutto 20 presenze e due gol). Con la Juventus vinse cinque scudetti (1995, 1997, 1998, 2002, 2003), una Champions League (1996), una Coppa Intercontinentale (1996), una Supercoppa Europea (1996), una Coppa Uefa (1993), una Coppa Italia (1994/1995), tre Supercoppe italiane (1995, 1997, 2002).
• «Figlio di una famiglia non ricca. Il padre, Cosimo, noleggia auto e, nel tempo libero, è presidente, allenatore, osservatore, magazziniere, massaggiatore, ufficio stampa e vivandiere di una piccola squadra, la Juventina Lecce (…) La mamma Ada è sarta, di abiti da sposa» (Antonio D’Orrico) [Cds 12/5/2013].
• Carriera da calciatore sostanzialmente legata a quella di Marcello Lippi, col quale è anche stato a lungo in conflitto, ma partecipando a tutti i due cicli (con lui dall’inizio solo Del Piero, Ferrara e Tacchinardi): «Un rapporto uguale a quello tra padre e figlio, del tipo che ogni tanto sfocia in litigi e frasi forti dette in faccia. Ecco, io e Lippi ci siamo sempre detti tutto, senza ipocrisie» [Matteo Dalla Vite, Guerin Sportivo 18/7/2001].
• «Era uno di quei centrocampisti che si sanno inserire, che partono da dietro, che sanno infilarsi saltare un uomo e calciare. Poi era bravo di testa. Era un Perrotta in grado di segnare di più e spesso meglio» (Beppe Di Corrado).
• Dopo aver smesso di giocare, nel giugno 2004, si prese un anno sabbatico in cui circolarono dicerie sul suo stato di salute: «Il periodo più brutto della mia vita. Un giorno un tassista a Roma mi disse: “Sono contento di vederti” perché girava voce che ero su una sedia a rotelle. Pensavano stessi morendo».
• Si è laureato con 110 e lode in Scienze motorie con una tesi su “Psicologia e metodi dell’allenatore”.
• Già sulla panchina dell’Arezzo, dal 2007 al 2009 allenatore del Bari (serie B), poi dell’Atalanta e nel 2010-2011 del Siena. «Il mestiere di allenatore è quello più difficile di tutti. Ma vedere un’intera squadra che va in campo e mette in pratica il tuo pensiero, ripaga del grande lavoro».
• «Le sole regole dello spogliatoio sono l’educazione e il rispetto. Chi non si adegua, sia anche il più grande giocatore al mondo, va a casa. Ne perdi uno ma ne guadagni trenta» [Rep 10/5/2009].
• Il 18 agosto 2008 a Spiaggiabella fu aggredito da alcuni tifosi del Lecce mentre era con la moglie Elisabetta e la figlioletta Vittoria (nove mesi): «Impugnavano bastoni, spranghe. Hanno tentato di colpirmi. Per fortuna non ci sono riusciti. Indossavano magliette con la scritta “Odio Bari”».
• «Antonio Conte che va solo nei ristoranti con tv satellitare per guardarsi la partita. Qualsiasi partita, anche dei dilettanti (…) Antonio Conte che paga sempre il caffè per tutti e le cene a base di pesce ma non spende senza motivo (…) È Leone ascendente Leone: “Rigoroso e esigente sul lavoro però capace di godersi la vita”» (Fabrizio Salvo) [Spw 21/4/2012].
• «Il calcio è un’ossessione. Arrivo a casa e ho la tv accesa. A parte il calcio, leggo. Leggo storie di grandi uomini. Di chi ha fatto la Storia. Sono credente, praticante. Da bambino sono stato anche chierichetto. Faccio il segno della croce prima di mangiare» (a Francesca Barra) [Set 12/5/2012].
• «Non nego che non ho mai pensato di essere un grandissimo giocatore. Mentre ho sempre saputo che sarei diventato un allenatore. Era una vocazione. Sono portato a dare un indirizzo. Un metodo. Indicare una squadra. Prendere le decisioni».
• «Perdere? Come morire. Quello che conta, a casa mia, sono le vittorie. Chi vince scrive e fa la storia, gli altri possono solo fare chiacchiere».
• «“Sono il primo tifoso della Juve, ma un giorno potrei esserlo dell’Inter o del Milan. Sono un professionista. Sono Wolf, risolvo i problemi» [Spw 6/4/2013].
• «Un cannibale della panchina» (Dario Cresto-Dina).
• «Per una grande parte della seppur breve carriera in panchina, Conte è stato anche uno che ha fatto parlare di sé a prescindere dal risultato. Giocava diversamente dalla massa: aveva riportato un sistema di gioco che aveva usato in passato qualche folle visionario e lo aveva adattato all’utilitarismo di chi voleva arrivare. Oggi non se ne parla più, oggi che il suo modulo con tre difensori, cinque centrocampisti e due attaccanti, pare una fissazione, quasi un dogma, quel 4-4-2 che diventava 4-2-4 non se lo ricorda quasi nessuno. Lo faceva ad Arezzo, poi l’ha fatto a Bari e a Siena. Alla Juventus non l’ha fatto per due ragioni: mancanza di uomini e upgrade di coefficiente di difficoltà» (Giuseppe De Bellis).
• Deferito dalla Procura Federale il 26 luglio 2012 nell’ambito del terzo filone dell’inchiesta sportiva sul calcioscommesse: l’accusa è di omessa denuncia in relazione alle partite Novara-Siena 2-2 e Albinoleffe-Siena 1-0 del campionato di Serie B 2010-11. L’istanza di patteggiamento concordata tra i legali di Conte e il procuratore sportivo Palazzi (tre mesi di squalifica e 200 mila euro di multa) viene bocciata il 1° agosto 2012 dalla Commissione disciplinare. Il 10 agosto arriva la condanna a 10 mesi di squalifica, pena poi ridotta a quattro mesi dal Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport. Torna in panchina l’8 dicembre 2012 dopo aver passato mesi in tribuna (al Juventus Stadium in una stanzetta riservata con vetri oscurati da dove sembra che comunicasse con i suoi collaboratori in panchina).• Nel procedimento penale presso la Procura di Cremona, il 16 maggio 2016 è assolto dal gip Perpaolo Beluzzi dall’accusa di frode sportiva per «non aver commesso il fatto». Per Conte – che come il suo vice Angelo Alessio (anche lui assolto) aveva chiesto il rito abbreviato – il procuratore Roberto Di Martino aveva chiesto 6 mesi di reclusione con la sospensione della pena con l’accusa di frode sportiva in relazione in occasione di Albinoleffe-Siena del 29 maggio del 2011. Secondo l’accusa Conte, all’epoca allenatore del Siena avrebbe dato il benestare alla combine dell’incontro. Nel corso dell’inchiesta era caduta nei confronti del mister l’originaria imputazione di associazione a delinquere e anche un secondo episodio contestato: Novara-Siena del 30 aprile 2011.
• Il 10 giugno 2013 il matrimonio con Elisabetta Muscarello. «Ci ha messo 10 anni per darle un bacio e altri 9 per sposarla». Abito bianco con velo in capo trasparente per lei, completo grigio luccicante con bordi bianchi per lui, vestitino color panna per la figlia Vittoria. Cerimonia alla parrocchia di famiglia, la chiesa dei Santi Angeli Custodi, poco lontana da casa, cena alla Galleria Diana della Reggia di Venaria, con 340 ospiti più 40 bambini. Gli sposi si conobbero sulle scale di casa, nel 1991, abitando vicini: «Aveva 16 anni quando la vidi la prima volta. Era troppo piccola». Anni dopo, quando uscirono insieme, andò a prenderla in Porsche e lei gli disse: «Guarda, preferisco di no. Non mi piacciono queste macchine».