28 maggio 2012
Tags : Roberto Cominati
Biografia di Roberto Cominati
• Napoli 17 novembre 1969. Pianista. Ex allievo di Aldo Ciccolini, ha suonato al Festival di Salisburgo, ha collaborato, tra gli altri, con Simon Rattle e Daniel Harding. Pilota di linea. Guidava i Boing 747 prima per Air One poi per Alitalia. Vive a Milano.
• È uno dei talenti più riconosciuti della generazione dei trentenni: nel curriculum, anche un premio Busoni (nel 1993) e concerti alla Scala e a Salisburgo. Ma è anche un pilota d’aereo. E non per hobby. È pilota di aerei di linea: «È un mestiere che mediamente può fare chiunque. Questo non significa che sia facile: devi essere sveglio, devi studiare, deve piacerti, ma non è una professione “unica” come quella del pianista. Fare 3-4 tratte al giorno, ormai, è routine, a meno che non ci sia un’emergenza. Il pianoforte richiede più concentrazione, studio, dedizione, capacità… non è da tutti». Insomma, il suo è un caso molto diverso da quello del solito musicista con la passione per il volo o per i motori (come Karajan, che voleva pilotare tutto il pilotabile e che una volta fu apostrofato così da De Sabata davanti alla Scala: ”Herbert, oggi come sei venuto? Con l’aereo, lo yacht o il sommergibile?”).
• «Fin da quando ero bambino ho avuto la passione degli aerei di linea. Leggendo Ventimila leghe sotto i mari mi rimase impressa una frase sul Nautilus che rimanda all’ idea del viaggio, è il fascino della casetta in movimento all’ interno della quale c’ è vita. Mio padre mi accompagnava la domenica all’ aeroporto di Capodichino con una radiolina da cui si potevano ascoltare i collegamenti a bordo terra (…) A 17 anni, prima ancora della patente di guida, ho preso il brevetto per l’aereo. Per ottenere quello commerciale mi sono rimesso a studiare a 33 anni. Non è stato facile, ma mi ha dato prima una grande soddisfazione e poi una nuova professione (...) Non trovo poi così strano che chi ha fatto di una sua passione un lavoro decida di fare lo stesso con un’altra sua passione (...) studio più di prima. Perché prima avevo forse troppo tempo a disposizione e sicuramente troppa poca autodisciplina. Adesso, con le ore contate, le faccio fruttare di più. Insomma, magari troverete che suono malissimo, ma io non mi sento peggiorato. Magari vivo un po’ di rendita sul repertorio, non studio tante cose nuove. Ma personalmente sono più sereno (...)”» (Alberto Mattioli) [Sta 24/10/2007].
• Il suo tallone d’Achille: «La concentrazione: stare seduto mi richiede uno sforzo notevole, un’ora di studio è per me un sacrificio immane». Per sua fortuna gli è stato donato un talento non comune: «Ho una grande facilità tecnica: una volta sono stato un mese senza studiare, e quando ho ripreso sentivo ovviamente la differenza, ma dopo un’ora quella sensazione era sparita» [Cds 11/07/2013].
• Nel 2012 si racconta in un libro più doppio cd intitolato Il pianoforte di Ravel (edito dal mensile Amadeus), dove il pianista con le ali suona e si racconta: «Amo molto Ravel, ma suonarlo non è solamente una scelta di piacere. È che certa musica mi sta bene addosso, lo capisco io e lo dicono gli altri, quindi finisco per suonarlo spesso, e ogni tanto vorrei cambiare» [Cds 11/07/2013].
• Ora non vola più, ha preferito dedicarsi alla musica.
• A Milano gira in bicicletta.