28 maggio 2012
Tags : Riccardo Cocciante
Biografia di Riccardo Cocciante
Saigon (Vietnam) 20 febbraio 1946. Cantante. Autore. Vincitore del Festival di Sanremo 1991 con Se stiamo insieme. Come compositore, ha ottenuto grande successo soprattutto in Francia, a cominciare dal musical Notre-Dame de Paris (15 milioni di spettatori nel mondo). Dal 2013 è uno dei coach del talent show The Voice of Italy, con Raffaella Carrà, Noemi e Piero Pelù. «Non sono mai stato di moda, forse per questo sono ancora qui».
• Padre italiano, madre francese: «Eravamo quattro figli e io ero il secondo, Mai stata facile la vita per il secondo figlio».
• «Ho vissuto a Roma tutta la mia adolescenza, dagli 11 anni in poi, appena arrivato dal Vietnam. Questa Roma così lontana da tutto, dal paese d’Oriente dove ci si vestiva in modo diverso, dove non era mai freddo. A me sembrò una città nordica. Solo col tempo ho imparato a capire che in fondo il romano è ’n pezzo de pane. Cantavo nelle cantine, la musica era tutto per me, ma pensavo di non essere all’altezza. Vedevo gli altri, alti, belli, carismatici. Io sono timido, piccolino, la platea m’incuteva terrore. Così accantonai l’idea. Per sbarcare il lunario facevo il segretario d’albergo. Poi ci fu un fatto scatenante che mi convinse a rassegnare le dimissioni, fu una questione di capelli. Allora portarli lunghi era un simbolo, un segno d’appartenenza. Io cercavo di tenerli più schiacciati possibile nelle ore di lavoro. Ma un bel giorno il capo ricevimento mi chiamò e mi disse, Riccardo devi scegliere, sei bravissimo, apprezziamo il tuo lavoro, ma non puoi restare da noi con quei capelli. Decisi d’istinto. Pensai: mi prendo la liquidazione e per un anno provo a fare il cantante. Se poi non ce la faccio, taglio i capelli e torno in albergo».
• Negli anni Sessanta compose le prime canzoni, nel 1972 pubblicò il suo primo album, Mu. Con il successivo Poesia (1973) e soprattutto con Anima (1974, comprendente Bella senz’anima e Quando finisce un amore) ottenne ampia popolarità. Altri successi: L’alba (1975), Concerto per Margherita (1976, con Margherita), Cervo a primavera (1981), Questione di feeling (1987, con Mina).
• «Chi lo amava, negli anni Settanta, era convinto che d’amore si può morire. Riccardo Cocciante, di quelle canzoni che spezzavano il cuore, era solo l’autore delle musiche (i testi erano di Marco Luberti, poi di Mogol), ma cantava Quando finisce un amore e Bella senz’anima con una veemenza e una convinzione che il pubblico faceva fatica a distinguere il musicista dal paroliere» (Giuseppe Videtti).
• «Mi sono trovato in un periodo in cui esisteva solo la canzone politica. A perseguire il filone apolitico eravamo solo io e Baglioni. La stampa accettava Margherita, ma mi riteneva un “cantante romantico”. Io odio la parola “romantico”, perché oggi il romanticismo non è più rosso come nell’Ottocento ma rosa. Sono passato attraverso varie epoche con discrezione. La critica era troppo intenta ad applaudire i cantautori apparentemente profondi».
• «Io non ho mai voluto una bandiera politica. E l’ho pagata cara. Ma la cosa curiosa è che in Cile Bella senz’anima era stata adottata dal popolo che protestava contro Augusto Pinochet e in Spagna contro Francisco Franco. Non era quello che volevo, ma le mie erano comunque parole di ribellione: i testi sembravano leggeri, in realtà avevano una forte carica di rottura».
• «Sono molto curioso, ascolto tutto, appena esce qualcosa di nuovo mi attira, ho voglia di capire cosa c’è di bello. Quando il rap è uscito sono stato folgorato da questa espressione del popolo così forte, così diversa, mi piace il rock progressivo, la musica elettronica, quella dodecafonica, mi interessa capire perché si è arrivati a un Berio che sconvolge le forme musicali. Ovvio che tutto questo riemerga nel mio mondo musicale».
• «Sono rinato quando, tornato a Parigi, ho cominciato a mettere in piedi Notre-Dame, che all’epoca sembrava assurda a tutti. Perché il musical, fuori da Broadway e dal West End londinese, non ha mai funzionato. Volevo tornare indietro, recuperare la nostra maniera di fare l’opera, ma in un contesto moderno, mescolando il nostro impeto melodico alle chitarre elettriche. Notre-Dame mi ha dato l’opportunità di continuare a essere musicista in modo più saggio».
• «Essere popolare vuol dire giungere al popolo, ma se ti riesce la critica storce il naso e osanna l’intellettuale di nicchia».
• Dal 2007 il nuovo musical Romeo e Giulietta (libretto di Pasquale Panella, protagonisti 35 giovani tra i 15 e i 18 anni), proposto in 27 diversi paesi del mondo, in lingue diverse. Ha lasciato da anni l’attività di cantante: «È una scelta che non rimpiango, mi sono concesso il lusso di decidere se continuare a cantare o no. Forse un giorno tornerò a farlo, ma per il momento sono più che soddisfatto così».
• Vive da anni a Dublino con la moglie e manager Catherine Boutet: «Ero già la sua manager, sono stata io a sedurlo. Riccardo era molto chiuso, allora mi sono detta: “Rischio ne vale la pena”. È nato un sodalizio al di sopra di qualsiasi banalità». Entrambi sono stati condannati in Francia (sentenza definitiva il 25 gennaio 2007) a tre anni di prigione con la condizionale per essersi «sottratti con frode nel 2001 al pagamento dell’imposta sul reddito del 2000»: «Non sono una persona che ama evadere. Mi sento molto umiliato. Se c’è una colpa, non è intenzionale».
• Un figlio, David, nato a Miami nel settembre 1990.