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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Pietro Ciucci

• Roma 24 ottobre 1950. Manager. Presidente di Anas Spa, dimissionario, lascerà l’incarico il 15 maggio 2015. Già presidente del cda dell’Anas nel 2006, nel 2011 assunse il ruolo di amministratore unico e nel 2013 la doppia carica di amministratore delegato e presidente della società. Dal 2004 è anche presidente della commissione di collaudo del Mose di Venezia. Amministratore delegato della società Stretto di Messina dal 2002 al 2013. Fra i suoi molti incarichi anche quello di consigliere della Banca Commerciale Italiana, del Credito Italiano, della Stet, di Aeroporti di Roma, di Autostrade, di Finmeccanica e della Sme.
• «Non si arriva dov’è arrivato Ciucci, e soprattutto non si resiste 46 anni nelle più grandi aziende pubbliche se si è deboli di stomaco. Il presidente dell’Anas si può definire l’ultimo dei boiardi di Stato: non si offenderà. A 19 anni è già nella società Autostrade. Dove pian piano scala tutti i gradini. Il grande salto è quando Romano Prodi, nel 1987, gli spalanca la stanza dei bottoni: la direzione finanza dell’Iri. Per quanto ci provino, non riescono a mettergli addosso il bollino di qualche partito. “È parente di Antonio Maccanico”, sussurrano allora i maligni facendo notare che la moglie del potentissimo ex segretario generale del Quirinale è Marina Ciucci. Ma il giovane dirigente dell’Iri è abile e sveglio come pochi. Non ha il famoso bollino e anche se può sembrare assurdo, sarà la sua forza. Colleziona incarichi. I consigli di Alitalia, Rai, Stet, Finmeccanica, Comit, Credit, Banca di Roma, Sme, Autostrade, Aeroporti di Roma... La presidenza di Cofiri, stanza dei bottoni finanziaria del gruppo. Finché nel 2002 Silvio Berlusconi lo nomina al vertice della Stretto di Messina, la società controllata dall’Anas che dovrebbe realizzare il ponte fra Scilla e Cariddi. Un progetto che l’esecutivo di Prodi stoppa nel 2006. Ora lo faranno fuori, pensano tutti: Ciucci ha appena firmato il contratto con Impregilo, pur sapendo che Berlusconi avrebbe perso le elezioni. Invece no. Con assoluta indifferenza l’uomo del Ponte tanto odiato dal centrosinistra finisce all’Anas. Iri docet. Berlusconi redivivo lo conferma nel 2009 e due anni più tardi lo fa amministratore unico. In più gli rimette in pista il Ponte. Il suo potere è enorme. Gestisce i lavori della Salerno Reggio-Calabria e il progetto della più grande opera pubblica mai pensata in Italia: commissario di governo, amministratore della concessionaria e capo supremo dell’azionista Anas. Non lo scalfisce il ritorno della sinistra al governo. Né la sepoltura del Ponte, avviata da un Berlusconi ormai in debito d’ossigeno e officiata da Monti» (Sergio Rizzo) [Cds 14/4/2015].
• Assieme all’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, è stato uno dei due manager che nel 2014 hanno accettato la decurtazione della retribuzione introdotta per (quasi tutte) le società non quotate: «Siamo in un momento difficile e condivido il principio che chi ha di più deve contribuire maggiormente. Deve però valere per tutti, a parità di reddito. Sia che si tratti di pensioni, stipendi, pubblici o privati» (a Lucio Cillis) [Rep 23/3/2014].
• «Mai sfiorato dalla varie inchieste anti-corruzione degli ultimi due anni , Ciucci è stato però indebolito, negli ultimi mesi, da almeno tra vicende. Prima la rivelazione dell’Espresso sulle sue super-consulenze avute dal Magistrato delle Acque di Venezia, come “libero professionista”, per collaudi amministrativi legati ai lavori del Mose. Almeno mezzo milione di euro effettivamente pagato nel corso degli anni. “Incarichi perfettamente legittimi – si difese Ciucci – in base alle mie competenze”. E infatti tali incarichi non avevano in punta di diritto nulla di illegale, e Ciucci non è stato coinvolto né nell’inchiesta sul Mose né in quella “Incalza-grandi opere”. Ma hanno certamente svelato il complesso intreccio di scambi di favori e doppi incarichi tra il Consorzio Venezia Nuova e molti alti dirigenti statali. Poi la vicenda della pensione. Ciucci è andato in pensione da direttore generale, con una anzianità complessiva di 45 anni (!), nel settembre 2013. La richiesta venne dal ministero dell’Economia (governo Letta), che nel confermargli la fiducia gli faceva però notare che il Dlgs 39/2014 prevedeva tra le altre cose incompatibilità tra i ruoli di presidente e direttore generale di società pubbliche. Da qui l’indennità di buonuscita da 1,8 milioni di euro, che emersa solo a metà 2014 ha fatto rumore. Il Tfr era pari a 266mila euro, il resto (1,5 milioni circa) era un’indennità pari a due mensilità prevista dal suo contratto del 2006 al momento dell’uscita, quale che ne fosse il motivo. È vero che non si è trattato di “Ciucci presidente che ha licenziato senza preavviso Ciucci direttore, con risoluzione consensuale del rapporto”, come raccontato all’inizio: quelle erano solo le motivazioni di calcolo nel contratto 2006. Fatto sta che Ciucci ha preso l’indennità da 1,8 milioni, percepisce la pensione, e continua a fare il presidente Anas. Ancora più pesante, probabilmente, la vicenda dei tre viadotti crollati: lo “Scorciavacche” vicino a Palermo, con la rampa ceduta a fine 2014, quello del 2 marzo 2015 sulla Salerno-Reggio, un tratto chiuso dove è morto un operaio, e quello del 10 aprile scorso sull’autostrada Palermo-Catania. Anche qui nessuna responsabilità accertata né indagine a carico di Ciucci, ma la spinta a “rinnovare”» (Alessandro Arona) [S24 Ore 14/4].
• In termini di gestione Ciucci può vantare di aver Anas in utile in soli tre anni, dal 2008, dal buco di 500 milioni con cui l’aveva presa nel 2005. E tale utile si è sempre mantenuto negli anni (dovrebbe essere di circa 16 milioni nel 2014).
• «All’Anas dopo dieci anni il bisogno di rinnovamento si sentiva, nonostante la gestione Ciucci abbia portato anche risultati positivi: la trasformazione in Spa e il conseguente pareggio di bilancio, una ripresa degli investimenti in manutenzione, il tentativo di costruire una missione coerente all’Anas come concessionario e soggetto fornitore di servizi allo Stato in vista di una possibile privatizzazione. Tentativo, per altro, ancora lontano dall’avere una quadratura solida e coerente. Così come, nel fare un bilancio dell’azione di Ciucci, non si possono non sfatare alcuni luoghi comuni, a partire da quello della Salerno-Reggio Calabria, opera che manca ancora di finanziamenti per 3 miliardi per essere completata (ma ha senso spendere somme enormi per completare il tratto calabrese così poco trafficato?) ma che è stata in larga parte realizzata e offre oggi standard in linea con quelli nazionali ed europei e molto superiori a quelli del passato» (Giorgio Santilli) [S24 Ore 14/4].
• Il 24 marzo 2015 la procura della Corte dei Conti del Lazio ne ha chiesto la condanna, assieme ai condirettori generali Leopoldo Contorti, Stefano Granati e Alfredo Bajo, a risarcire 17,3 milioni di euro di danno erariale per «responsabilità per fatto colposo». La vicenda risale al 2013 e riguarda la realizzazione del lotto della statale 106 Jonica tra lo svincolo di Squillace e quello di Simeri Crichi e di 5 chilometri di prolungamento della statale 280 dei Due Mari, tra lo svincolo di San Sinato e quello di Germaneto, sempre in Calabria.
• Laurea in Economia e Commercio, dal 2002 Cavaliere di Gran Croce della Repubblica.
• Sposato, due figli.