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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Giancarlo Cimoli

Fivizzano (Massa Carrara) 12 dicembre 1939. Ingegnere chimico. Manager. Ex presidente e amministratore delegato di Alitalia (maggio 2004-febbraio 2007). Ex amministratore delegato (1996-2004) e presidente (2001-2004) delle FFSS.
• Figlio di un ufficiale di Marina. «Laureato al Politecnico di Milano con il premio Nobel Giulio Natta. Alla Sir (progettazione impianti chimici) nel 1966; dal 1968 al 1974 alla Snia Viscosa; poi, nel 1985, comincia la carriera di manager come ad di Montefibre. Passa alla Montedison nell’87 a occuparsi di energia, e dopo un ritorno alla chimica dall’87 al 1991, va alla Edison sempre come ad. È qui che gli giunge nell’ottobre del 1996 la telefonata di Romano Prodi. Lorenzo Necci era appena stato arrestato nel suo ufficio, le Ferrovie erano in crisi: la scelta del premier – ma anche del suo ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi – cadde proprio su di un manager senza grandi agganci politici. «A tirare fuori quel nome, nel ’96, era stato Guido Rossi. Fu lui a parlarne a Carlo Azeglio Ciampi, che allora era ministro del Tesoro. Giancarlo Cimoli a Roma non lo conosceva nessuno, il suo nome non era sulle pagine dei giornali né era di quei manager dei quali si parla nei salotti. Rossi, che era stato presidente della Montedison, lo aveva visto all’opera alla Edison, e si era fatto l’idea che fosse un uomo solido e capace. Ciampi lo incontrò e decise di affidargli le Ferrovie dello Stato. Prodi fu d’accordo. Era l’inizio di ottobre del 96» (Marco Panara).
• Lo sbarco alle Fs fu scioccante. Come confidò ai suoi collaboratori, appena arrivato ebbe un’impressione terribile: trovò in corridoio gente che giocava a pallone, l’usciera che faceva la calza. Lui decise come prima mossa di “passare l’aspirapolvere”, e oggi spesso ricorda le giornate in cui convocava nel suo ufficio sfilze di dirigenti per congedarli in terribili colloqui di pochi minuti. Il bilancio, a dire dei più, è positivo: il personale ridotto di 30.000 unità (sempre con accordi); la società riorganizzata in una holding che controlla tante diverse aziende specializzate (lui lo definisce “avere fatto a fette l’elefante”). E soprattutto, un innegabile recupero di efficienza e i conti finalmente in attivo per tre anni consecutivi» (Roberto Giovannini).
• L’esperienza con la nostra compagnia di bandiera non è stata altrettanto fortunata: «Entrato a maggio del 2004 in un’Alitalia che perdeva 858 milioni, consegna una società che ne perde almeno 380, nonostante un prestito ponte di 400 milioni e un aumento di capitale di un miliardo e a dispetto dell’ottimistica previsione di pareggio. Il rapporto privilegiato con la politica e i sindacati, che all’inizio era sembrato la sua forza, si è andato via via disperdendo. Sono stati in molti all’interno del governo a chiedere la sua testa. Quanto ai sindacati, fino all’ultimo non gli hanno risparmiato nessuno sciopero. L’obiettivo di risanare Alitalia e rilanciarla è fallito» (Antonella Baccaro).
• Nel 2005 si collocò al quarto posto nella classifica dei manager di Stato più pagati: 2,9 milioni di euro di redditi vari, di più solo Paolo Scaroni (Eni), Luca Cordero di Montezemolo (Bologna Fiere), Vittorio Mincato (Eni). Perso il posto, ha ingaggiato una battaglia col ministero del Tesoro per farsi riconoscere la liquidazione (almeno un milione e mezzo di euro).
• La cattiva gestione di Alitalia gli ha procurato diversi guai giudiziari: nel 2009 centinaia di piccoli azionisti e obbligazionisti lo hanno citato in sede civile per falso in bilancio insieme ad altri ex amministratori della compagnia di bandiera. A inizio 2013 è entrato nell’inchiesta della Corte dei Conti del Lazio su un presunto danno erariale di circa tre miliardi per il periodo 2001-2007 e viene rinviato a giudizio dal Tribunale di Roma per il reato di bancarotta.
• Dopo soli due anni dice addio alla sua prima avventura imprenditoriale mettendo in liquidazione anticipata la sua società di consulenza C&G Consulting nell’aprile del 2013 [Andrea Giacobino, Mnd 24/4/2013].