28 maggio 2012
Tags : Aldo Cibic
Biografia di Aldo Cibic
• Schio (Vicenza) 1955. Architetto. Designer. Docente alla Domus Academy e professore onorario all’Università Tongji di Shanghai. «La qualità ironica e armoniosa delle sue realizzazioni, la sua tensione a progettare partendo dalle esigenze della gente è ben nota nel mondo» (Chiara Beria di Argentine).
• Conosce Ettore Sottsass nel 1979 e nel 1980, con Marco Zanini e Matteo Thun, fonda Sottsass Associati dove si occupa principalmente di industrial design. Partecipa attivamente al gruppo Memphis. «Memphis è stata una avanguardia visibile che ha dichiarato certe cose, tra l’altro questa idea di pluralità e di possibilità, di questa liberazione dalle rigidità del sistema funzionalista. Un’altra cultura del design. Ci sono dei mobili che per me rappresentano l’essenza della Memphis. C’è un mobile che io ricordo di Sottsass, che aveva tutti gli elementi per raccontare la Memphis. Era uno scaffale normale, in un laminato beige con delle porte in laminato lucertola gialle e verdi. Aveva uno scaffalino in radica inclinato, che saliva dal piano dell’armadio e poi aveva un tubo cromato con la lampadina rossa. È uno dei mobili che ricordo di più e che per me rappresentano il momento dell’inizio di Memphis».
• «Certo ci vogliono le idee, i talenti, i geni. Ma all’arte serve anche un bar accogliente, un locale dove è piacevole andare. Non voglio fare l’apologia delle feste, il mondano a oltranza. Per carità. Ma sono convinto che la socialità sia un elemento importante dell’arte. Per Andy Warhol un party era fondamentale quanto un museo. Io ero nato in provincia. Alla fine degli anni Settanta sono venuto nella Milano da bere per conoscere Sottsass e lavorare con lui. E come me c’erano decine di altri design che arrivavano da tutte le parti del mondo per incontrare persone che avevano la stessa voglia di creare, di inventare, di sperimentare. Milano è riuscita a capitalizzare quelle energie. È stato un decennio eccezionale. Erano tutti supereccitati. Poi la capacità propulsiva si è persa. Milano non ha saputo coltivare fino in fondo queste energie. Perché anche le città, come gli esseri umani, s’impigriscono, si rannicchiano sulle proprie glorie».
• Alla fine degli anni Ottanta fonda Cibic & Partners, noto studio di architettura e design, che oggi opera in molte parti del mondo spaziando dall’architettura agli interni, al design e al multimedia. Lo guida insieme a tre soci: Antonella Spiezio, Luigi Marchetti e Chuck Felton, affiancati da un gruppo di architetti, interior designer, grafici, industrial designer e da un fitto network di collaboratori esterni di estrazione culturale e professionale diversa. «Il distacco da Sottsass è avvenuto ufficialmente nell’89, ma era cominciato un po’ prima. Per me, diciamo, è come se avessi fatto indigestione di forme. La Memphis trasportata negli interni d’architettura l’ho sentita sempre più lontana dalla mia indole, perché raccontava se stessa e non era un rapporto di dialogo con chi ci viveva insieme. Era come se io dovessi continuare a lavorare in quel modo lì, facendo indigestione di torte St. Honoré. Nel 1987-88, ho cominciato a pensare a una collezione fatta da me e per me. Questa collezione voleva rappresentare esattamente quello che mi piaceva, il modo in cui mi piaceva vivere e quello di cui mi volevo circondare nella mia casa. E l’idea, rispetto a Memphis, era di fare degli oggetti molto normali. Io vivevo a casa da solo. Non mi piaceva avere la tavola piena di quello che trovavo in giro, di oggetti che trovavo in giro, volevo mangiare da solo dignitosamente e mi ero costruito un oggetto dove mettere il prosciutto o il formaggio perché fosse molto bello da vedere. Delle ciotole profonde perché mi piaceva mangiare l’insalata in una ciotola profonda per mischiare meglio l’insalata. E da lì l’idea - che so - di avere un divano molto profondo perché mi piaceva ricevere gli amici stravaccato, invece che sull’imbottito tipico B&B o sull’oggetto esasperato stile Memphis. Per cui mi sono costruito praticamente una storia a mia immagine e somiglianza e non trovando nessuno, o non avendo trovato subito o pensando che fosse difficile trovare qualcuno che potesse realizzare esattamente quello che io volevo, ho avuto la buona o la cattiva idea di diventare io stesso imprenditore per realizzare il mio sogno produttivo». (a cura di Lauretta Colonnelli)