28 maggio 2012
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Biografia di Mario Ciancio
• (Mario Emanuele Ciancio Sanfilippo) Catania 29 maggio 1932. Editore e direttore del quotidiano La Sicilia di Catania. Ex presidente della Fieg (1996-2001) ed ex vicepresidente Ansa.
• «Nipote ed erede di Domenico Sanfilippo, il simpatico avventuriero che fondò il quotidiano La Sicilia, è l’uomo che più di tutti incarna il potere economico nella terra dei lazzaroni. Passato indenne attraverso tutte le tempeste giudiziarie e politiche degli ultimi anni, alleato di tutti, da Mario Scelba è arrivato fino a Enzo Bianco. Con il suo giornale è misteriosamente riuscito a diventare il presidente degli editori italiani. Come tutti, come noi, combina se può la notizia e l’inserzione. Se c’è il congresso degli psicoanalisti ad Acireale, per esempio, gradisce il modulo di pubblicità, ma può capitare, in sua assenza, che ignori Freud con tutto Lacan. Una volta Gianfranco Fini, abituato ai fasti dell’informazione in continente, fece il ritorno da Catania a Roma bestemmiando per aver dovuto saldare a Ciancio una fattura per una manifestazione al cinema Lo Po. Direttore ed editore ha acquistato la Gazzetta del Mezzogiorno, parte del Giornale di Sicilia e la Gazzetta del Sud. Ha comprato tutte le televisioni che c’erano sul mercato di Catania. È il migliore amico di Pippo Baudo, Carlo De Benedetti, il principe Carlo e, in serate di luna piena, pure di qualche gattone un po’ cattivo. Di sé dice: sono un tranquillo editore di provincia. È in realtà un abilissimo uomo d’affari. Anche di vecchio stampo agrario. Ha costretto amabilmente la moglie a sei parti, uno dopo l’altro gridando: “Voglio il maschio”» (Pietrangelo Buttafuoco).
• Il 30 novembre 2010 il Fatto Quotidiano pubblicò la notizia secondo cui Ciancio era indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso: «La Procura sta rileggendo vecchie carte processuali che si intrecciano con nuovi elementi. A partire dai presunti rapporti tra Ciancio e il boss Pippo Ercolano, uno dei capi storici di Cosa nostra che – secondo quanto risulta dall’ordinanza del maxi-processo Orsa Maggiore – pretese e ottenne che Ciancio “mettesse a posto” in sua presenza un giovane cronista de La Sicilia che aveva osato definirlo “boss mafioso”. (…) All’attenzione della Dda anche l’articolo, senza alcun accento critico, da La Sicilia sulla nomina del nipote (incensurato) del boss Ercolano alla guida della sezione catanese della Federazione autotrasportatori. Nessuna critica e nessun commento anche il 9 ottobre del 2008 quando La Sicilia pubblicava la lettera, scritta dal 41 bis da Vincenzo Santapaola, figlio del boss Nitto Santapaola. Nei faldoni raccolti dai magistrati c’è anche il racconto di Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito condannato per mafia. Ciancimino avrebbe parlato dei retroscena dell’ingresso di Mario Ciancio nel pacchetto azionario del Giornale di Sicilia, “benedetto” – a dire di Ciancimino Jr – da don Vito in persona che avrebbe avuto il via libera da Bernardo Provenzano. I magistrati stanno rileggendo anche altri vecchi episodi come il presunto tentativo de La Sicilia di screditare il pentito Maurizio Avola riguardo al delitto Fava. Tra gli episodi confluiti nell’inchiesta ci sarebbe anche l’interrogatorio del pentito Giuseppe Catalano che parla della restituzione della refurtiva di un furto subito da Ciancio imposta ai ladri – secondo il collaboratore – dal mafioso Aldo Ercolano, “perché Ciancio era un amico della famiglia Santapaola”. All’iscrizione di Ciancio si arriva nel marzo 2009, dopo una lunga indagine partita da un’inchiesta messinese. Il 30 marzo del 2001 un indagato per mafia dialogava con un presunto intermediario del gruppo Rinascente alla ricerca di nuovi affari in Sicilia, che “riferiva – si legge nell’ordinanza – di essere stato il giorno prima con Ciancio, il quale gli aveva fatto vedere due terreni, uno vicino all’aeroporto di 300 mila metri quadrati e l’altro, sempre della stessa dimensione, dove c’è l’autogrill. Mario Ciancio – secondo le indagini – avrebbe “garantito per tutte le autorizzazioni possibili e immaginabili, senza pretendere una lira fino all’inizio dei lavori”. Nel 2005 grazie ad una variante al piano regolatore generale su uno dei terreni di Ciancio, vicino all’aeroporto, è stato possibile realizzare un nuovo centro commerciale oggi gestito proprio dal gruppo Auchan-La Rinascente. Tra i soci della società che ha realizzato il centro commerciale il fratello del senatore azzurro Carlo Vizzini, e il figlio (incensurato) dell’ex parlamentare di Forza Italia Tommaso Mercadante, considerato uno degli uomini più vicini a Bernardo Provenzano. I lavori di movimento terra in questo cantiere sono stati eseguiti dalla ditta dei fratelli Basilotta, uno dei quali è condannato in primo grado per associazione mafiosa. Nel marzo 2009 l’inchiesta I Vicerè, di Sigfrido Ranucci per Report, parlò di molte di queste vicende. Ciancio citò in giudizio Report (…)» (Domenico Valter Rizzo e Antonio Condorelli) [Fat 30/11/2010]. Indagato anche per turbativa d’asta aggravata dall’aver favorito la mafia nell’aggiudicazione dei lavori per l’ospedale Garibaldi di Catania, Ciancio ha sempre respinto tutte le accuse.
• La cortesia fatta persona. Colleziona porcellane.