28 maggio 2012
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Biografia di Piero Chiambretti
• Aosta 30 maggio 1956. Conduttore tv. «La tv non è l’ottava arte, è il primo elettrodomestico».
• Vita Mamma Felicita l’ha avuto a diciotto anni e l’ha tirato su da sola a Torino: «A quattro anni imitava le gemelle Kessler e Gino Bramieri. Era un patito di Rita Pavone. Si vestiva da sceicco bianco. Voleva diventare Alighiero Noschese e piangeva tutti gli anni davanti alla televisione quando il suo biglietto della lotteria non vinceva. A dieci anni, con una lettera 32, cominciò a scrivere un romanzo giallo. A scuola però non si è mai applicato».
• «“Scambiavo la scuola per un teatro. Gli insegnanti e i compagni erano il mio pubblico. Avevo l’ossessione di strappare risate”. Dalle elementari alle medie ha dovuto cambiare una trentina di scuole. Quando lo sbattevano fuori, si ripresentava in classe accompagnato non da mamma Felicita ma da Luisa, una ragazza che gli dava ripetizioni e che indossava strepitose minigonne» (Anna Maria Salviati).
• «Mia madre mi iscriveva a tutte le scuole possibili. Liceo linguistico, corrispondente in lingue estere, cartellonista pubblicitario, odontotecnico. Diceva: l’importante è partecipare. Ogni tanto facevo quattro anni in uno, tre anni in uno, due anni in uno. Qualcosa portavo sempre a casa» (sostiene di essersi diplomato al liceo linguistico, come cartellonista pubblicitario e come odontoiatra).
• «Il primo bacio? In colonia, a Nervi. Ci andavo tutte le estati. Al sabato andavamo al cinema. Io mi misi vicino a Nicoletta, una ragazza molto carina, di Milano, con i capelli neri e gli occhi verdi. Mi sono avvicinato, tremavo tutto, ho girato la faccia, lei l’ha girata nello stesso momento e ci siamo schiantati. Prima con la testa e poi con la bocca. Io ho dato il bacio con la lingua e lei ha detto: “Che schifo!”». «La prima volta fu con una ragazza più grande di me: lei 22, io 18. Mi chiese: “Quante volte l’hai fatto?”. Ed io: “Più di te”. L’ho buttata lì. Neanche fossi Humphrey Bogart. Pensavo che dovevo dare la sensazione che l’avevo già fatto. Aveva delle enormi tette. Non riuscivo a contenerle nelle mani perché avevo le mani piccole. Dovevo essere disinvolto, cioè… diciamo che dovevo trovare subito la via… sì… la via giusta insomma, non sbagliare» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Università al Dams di Bologna. Per mantenersi, lavorò ai mercati generali e poi alla discoteca Ritual di Torino: «Mi consigliarono di comprare un cane di razza per rimorchiare le ragazze. Ma io non avevo una lira. E decisi di fare il disc jockey. Perché lo faceva anche il mio macellaio e mi segnalò che al Ritual ne cercavano uno. Poi le radio libere. La prima fu quella dei preti. Radio Torino Centrale. Molto rigore. Certe parole pesanti non si potevano dire. Tipo minigonna e gambe». Dall’81 all’86 si guadagnò da vivere facendo l’animatore turistico sulle navi da crociera.
• Battesimo televisivo nel 1977 alla Grp, una tv privata piemontese: «Io e il mio amico Erik Colombardo provammo un programma di video commentati e telefonate in diretta, Non siamo gazzose. Facevamo i nostri siparietti cercando la trasgressione assoluta. Avevamo evocato un demone, e arrivavano telefonate violentissime. Una fece traboccare il vaso: “Sei un figlio di puttana”. E io: “Non sono tuo fratello”. Insomma, ci chiusero senza gloria» (a Luca Telese). Poi l’approdo a Tele Manila, «un canaletto», con il programma Il dedicone: «Mi inventai la candid camera visibile. Feci comprare al proprietario un cavo lungo centinaia di metri e andavo per le strade con la telecamera di studio coinvolgendo i passanti. Beccavo una vecchietta che arrivava da lontano, e cominciavo a dire: “Buongiorno da Stoccolma. Vediamo una vecchietta italiana. Andiamo a intervistarla”». «Il grande momento fu il concorso Rai. Novemila partecipanti. Vincemmo in quattro: io, Cecchi Paone, Fabio Fazio e Corrado Tedeschi. Mi arrivò una bella lettera: “La chiameremo per inserirla nei nostri futuri programmi”. Mai più sentiti».
• «Mi telefonò uno da Torino. “Si è ammalato un valletto, venga a fare un provino”. Dovevo dire: “Pronto, da dove chiama?” Mi presero. Ma non piacevo al capostruttura, un democristiano di ferro, Luciano Scassa. Io mi ero un po’ allargato e lui per castigo decise che il mio intervento doveva essere registrato. Corinne Clery apriva una cesta di vimini. Uscivo fuori io e dicevo: “Che numero è?” E Corinne richiudeva la cesta. Tutto registrato».
• «Arrivò Angelo Guglielmi a Rete Tre. E Bruno Voglino. Volevano facce nuove. E feci Il divano in piazza. Fermavo una passante: “Signora, sono un giovane intervistatore, dovevo intervistare la madre di Rambo che non è potuta venire, io perdo il posto, potrebbe recitare la parte della mamma di Rambo? Tanto non se ne accorge nessuno”. E lei nel giro di trenta secondi diventava la madre di Rambo».
• Il divano in piazza andava in onda su Raitre all’interno del Va’ pensiero di Andrea Barbato. Con lo stesso Barbato, che ogni sera da Raitre scriveva una cartolina al personaggio del giorno, venne progettato Il portalettere: Chiambretti, col berretto da postino, piombava in casa di qualcuno o suonava al suo citofono e l’arrivo – del tutto inatteso – provocava ogni sorta di gag. Esperienza ripresa poi da Striscia, con i vari tapiri ecc.
• Prima del Portalettere: Complimenti per la trasmissione (1988), Prove tecniche di trasmissione (1990). Dopo: Telegiornale zero (1992-93), Il laureato (1994-95, con Paolo Rossi ed Enzo Jannacci), L’inviato speciale – l’uomo giusto nel posto sbagliato (Raiuno, 1997).
• Nel 1997 clamorosa conduzione del Festival di Sanremo, con Mike Bongiorno e Valeria Marini (chiamati da lui): in smoking e scarpe da ginnastica, due ali d’angelo attaccate dietro le spalle, planava sull’Ariston tenuto da una corda. Ricevuto in seguito da papa Wojtyla, dichiarò: «È stato emozionante come incontrare Mike. Solo un po’ di più».
• Flop, nel 2000, col suo unico film (Ogni lasciato è perso), scritto a suo dire per una delusione d’amore.
• Svolta artistica nel 2002 con Chiambretti c’è su Raidue, programma pensato con Gianni Boncompagni: uno studio con 140 belle ragazze cantanti e plaudenti, ma che si volevano laureate (di alcune venne fornito anche il titolo della tesi, per esempio Capitalismo, consumismo e crisi della coppia moderna di una venticinquenne Emanuela Fogliazza), Chiambretti che conduceva facendo domande agli ospiti («nelle mie trasmissioni le domande devono essere più belle delle risposte»), Alfonso Signorini che spettegolava e un fenomenale collegamento di fine serata con un salotto di nobili governato dallo stilista Renato Balestra (grande popolarità per la matrona romanesca Patrizia De Blanck, la sua figliola pigolante Giada e altri che parevano partoriti là per là da un Fellini anni Novanta).
• Subito dopo fu cacciato dalla Rai: «Riuscii a deprimermi talmente tanto che un giorno, andando a giocare a tennis per allontanare la disperazione, riuscii a rompermi una gamba. In quel momento capii che il mio fisico stava dicendo stop, e per un anno niente televisione. Ricordo ancora l’ultimo incontro con Cattaneo, accompagnato da Marzullo e dal loro capo ufficio stampa Paglia che masticava chewingum. Mi guardavano come se già fossi un cadavere che scivolava lungo il fiume, anzi lungo il canale, visto che eravamo a Venezia».
• Passato nel 2004 a La7 (senza Boncompagni), continuò nel finto megashow con ospiti, pubblico e interviste, stavolta intitolato Markette – tutto fa brodo in tv: «Esistono due tipi di Marchette, quelle con la k e quelle con il ch, ovvero le dichiarate e le nascoste».
• Tra i personaggi lanciati o rilanciati nei quattro anni di Markette Nino Frassica (dentro uno studio simil-Letterman), Sabina Negri («Guarda, la prima cosa che mi ha detto Pierino è stata: “Ti spiego la differenza tra mostro e personaggio. Io sono un mostro, tu sarai un personaggio”»), la congolese-fiorentina Sylvie Lubamba, la brasiliana Magda Gomes che girava nuda mentre Albertazzi leggeva poesie, ecc.
• Nel 2008 di nuovo conduttore del Festival di Sanremo (con Pippo Baudo, flop d’ascolti ma la sua performance si salvò dal disastro); quarta edizione di Markette, su La7 alle 23.30 dal martedì al giovedì, i primi due giorni preceduto da Speciale Chiambretti (un quarto d’ora di commenti sui quotidiani della mattina coadiuvato da giornalisti famosi).
• Nell’estate 2008 il passaggio a Mediaset, molto criticato dalla sinistra, che lo accusò sostanzialmente di intelligenza col nemico. «Ho avuto una telefonata simpatica di Berlusconi la notte di Natale, è stato il mio Gesù bambino, mi ha detto: “Benvenuto a bordo!”. Sono di sinistra ed è pieno di gente di sinistra a Mediaset, forse Berlusconi non sa quanti sono» (a Silvia Fumarola). Per celebrare il suo arrivo, organizzò un brindisi al circolo Arci milanese di via Bellezza, riuscendo a condurvi anche un titubante Piersilvio Berlusconi, vicepresidente Mediaset. «Tra di noi c’è proprio amicizia. È un rapporto che va oltre il fatto che lui è il grande capo. C’è simpatia reciproca da almeno 10-15 anni, quando lui veniva chiamato Dudi e io Pierino la peste» (a Chiara Maffioletti).
• Nel gennaio 2009 partì Chiambretti night – Solo per numeri uno, «talk show per nottambuli, un Markette migliorato», in onda in seconda serata: due stagioni su Italia Uno coronate da successo, quindi la promozione alla rete ammiraglia, Canale 5, per un’altra stagione. «È un corpo estraneo (potrebbe andare in onda tanto su La7 quanto su Raidue), un corpo mostruoso (ci sono persino Diego Abatantuono e Tiziano Crudeli), un corpo d’armata con tanto di ballerina che viene dal Moulin Rouge, di coreografie, di balletti, di Jonathan del Grande Fratello che gli fa da spalla e da parafulmine per le allusioni sessuali. Spiace molto, ma Chiambretti Night è vecchio per mancanza di curiosità» (Aldo Grasso) [Cds 21/5/2009].
• Nel gennaio 2012 fu la volta di Chiambretti Sunday show – La Muzika sta cambiando, trasmesso in prima serata su Italia Uno. L’aveva preceduto l’11 novembre 2011 una puntata pilota interamente dedicata a Laura Pausini e intitolata Chiambretti Muzik Show, il cui scarso seguito aveva indotto gli autori a ridimensionare la componente musicale. Sei puntate, ascolti scarsi.
• Nell’ottobre 2013 condusse per due settimane Striscia la notizia (Canale 5), in coppia con Michelle Hunziker.
• Da ultimo Supermarket, in seconda serata su Italia1 da maggio 2014. Ad affiancarlo Cristiano Malgioglio e la fashion blogger Chiara Nasti. «Supermarket è il padre di tutte le marchette e il nonno di tutte le telepromozioni. Supermarket è la televisione perché usa un linguaggio consono a quello televisivo: quanti prodotti congelati ci sono nei nostri piccoli schermi? E quante primizie?» (a Luca Dondoni) [Sta 13/5/2014].
• È alto 1 metro e 66, pesa 60 chili. Investe i soldi in bar e ristoranti a Torino: lo Sfashion Cafè dove la mattina va a fare colazione con cappuccino e brioche ripiena di marmellata, il Fratelli La Cozza, il Birilli.
• Nel 2009, chiuso dopo sette anni il fidanzamento con Ingrid Muccitelli (1979), volto di La7 (Niente di personale, Omnibus), ha ritrovato l’amore con Federica Laviosa (quasi trent’anni meno di lui), addetta stampa, che il 26 maggio 2011 gli ha dato una figlia, Margherita («Un po’ pizza e un po’ regina d’Italia»).
• «Tutte le volte che mi chiedo se sono capace di fare il padre penso a Briatore e mi tranquillizzo» [Valerio Palmieri, Chi 15/6/2011].
• Critica «Una mina vagante, un incursionista pericoloso, uno che, gira e rigira, finisce sempre per farti fare la figura del cretino» (Michele Anselmi).
• «Piero Chiambretti? Lui ci crede moltissimo. Grande professionista, ma vive solo per i suoi programmi» (Gianni Boncompagni) [Giancarlo Dotto, Sta 30/7/2007].
• «Con la conduzione del Festival di Sanremo del ’97 Chiambretti ha concluso la sua fase innovativa, una ventata di freschezza nell’afoso panorama italiano. Poi si è dato al mainstream, alla ripetizione, al già visto. La tv generalista di Chiambretti si fonda su alcuni elementi: il lusso (grandi studi, coreografie, animazione, nani, gay e ballerine), l’intervista più che possibile (invita un personaggio e gli pone domande apparentemente irriverenti, un solletico di intervista) e, la sua vera cifra stilistica, l’esibizione di mostri. Il suo amore per il mostruoso (il coniglio e la coniglia, i gemelli e tutta la sua sinagoga di finti iconoclasti) non ha sapore letterario, non è un palco dell’assurdo mosso da desolata comicità: è reality non dichiarato, è colore locale, horror, pulp e fantasy in salsa neorealistica» (Grasso) [Cds 1/5/2010].
• Frasi «Fare la televisione mi permette di evitare di guardarla».
• «Non bisogna criticare la tv di adesso, tanto tra qualche anno rimpiangeremo quella attuale».
• «Sono un uomo-bandiera. Quando ero in Rai mi sentivo parte integrante del canone, a La7 di un telefono. Ora mi sento parte di Mediaset. (…) Io lavoro per me stesso, ho la mia scala di valori. E sono ben lieto di lavorare a Mediaset» (a Chiara Maffioletti).
• «Il format dei miei programmi sono sempre stato io».
• «Un circo, il suo, che tutto include e nulla esclude? La cronaca nera. Il criminale sdoganato dai media da me non avrebbe il lasciapassare. I miei personaggi sono tutti positivi. Possono essere antipatici, mai negativi» (a Giancarlo Dotto).
• «Mi ritengo uomo della notte. Un metronotte, vista l’altezza».
• «Andare al Festival di Sanremo è come fare un viaggio in Tibet: quando torni sei un altro» [Mes 1/2/1999].
• «Stare nella scatola della tv, anche se sei il più fesso del mondo, ed è la tv più sfigata, ti dà una luce che quando ne esci fuori non hai. È la prima legge del chiambrettismo: in tv tutti possono essere dei numeri uno. C’è un’altra regola: la tv va fatta fare a chi non la vuol fare» (a Luca Telese).
• «Se io fossi una donna non andrei mai con uno come me. Fortunatamente non sono una donna».
• Politica «La prima volta ho votato liberale. Mi avevano detto: vota liberale perché i liberali sono eleganti. Poi sempre a sinistra» (a Claudio Sabelli Fioretti) [Set 11/5/2000].
• «Sono di sinistra per storia e valori, ma non sono della sinistra. Non ho tessere, non appartengo a qualcuno. Anche quando lavoravo a Raitre non ho mai frequentato salotti, partecipato a convegni, presentato feste di partito. Non sono stato né un militante né un pierre».
• «Diciamo che molti sperano che vinca il centrosinistra per tornare a lavorare, e questo mi piace poco» (alla vigilia delle politiche del 2006).
• «Aveva messo all’ingresso del suo ristorante la scritta: Vietato l’ingresso ai dipendenti Mediaset» (Antonio Ricci).
• Tifo Tifa Torino da quando (1967) con amici che giochicchiavano a calcio con lui andò dall’oratorio all’obitorio per dire due preghiere davanti alla salma del grande calciatore granata Gigi Meroni: «Sbagliai salma, mi commossi per un altro, pregai per la sua anima. Quando scoprii l’errore, mi sentii dannato, ma due giorni dopo al derby il Torino fece per me 4 gol alla Juve nel nome di Meroni e io mi sentii perdonato».
• «Il mio è un tifo contro il potere, contro le squadre vincenti, quelle dei soldi e dei petrolieri. E soprattutto contro la squadra a strisce bianconere. Tifare granata significa essere sfigato ma felice» (a Lorenzo Franculli e Alessandro Penna) [Oggi 23/6/2010].
• «A vent’anni ero innamorato di Adriano Panatta. Avevo i suoi manifesti, mi piacevano le sue Superga, le sue magliette Lacoste verdi un po’ sbiadite, i capelli lunghi, il gioco sottorete, al punto tale che cercavo di emularlo, avevo anch’io i capelli lunghi e fino a trent’anni ho giocato con la racchetta di legno. Poi, quando è diventato grasso, ho cominciato a guardare le donne».
• Vizi «Non cerco una moglie, cerco una babysitter, il bambino sono io».
• Colleziona orologi, dischi e libri antichi.
• La mamma: «Piero mangia ogni giorno pasta con olio e formaggio o sofficini». Lui: «Faccio un pasto al giorno come i pastori tedeschi. Pochi dolci, caffè senza zucchero».
• Dal dentista è «di quelli che aspettano l’ultimo momento prima di sedersi. Si premura di far passare avanti tutti gli altri pazienti, praticamente dirige il traffico, finché non resta solo lui in sala d’attesa. Mi tocca mandare le signorine a prelevarlo. Poi, però, una volta seduto, si rilassa» (dr. Giovanni Macrì, odontoiatra) [E.M., Novella 2000 29/1/2009].
• Ama il mare, gioca a tennis.
• «È tirchio, o meglio ha parecchi problemi con il denaro contante, e poi è convinto che, nel suo piacere alle donne, non c’entri la notorietà» (il suo socio nei ristoranti Charlie).
• Da ragazzo era un figlio dei fiori: «Mi mettevo camicioni e tuniche e giravo per i parchi di Torino in questa atmosfera di amore universale. Ci scappava pure qualche bacio, ma in generale ho baciato più bottiglie che ragazze» (a Gianni Poglio) [Pan 23/9/2009]. Un solo spinello, quando aveva vent’anni, in onore di Jimi Hendrix.
• Non usa prodotti di bellezza.