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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Jury Chechi

• Prato 11 ottobre 1969. Ex ginnasta. Medaglia d’oro degli anelli alle Olimpiadi di Atlanta (1996), bronzo a quelle di Atene (2004). Quattro titoli europei (1990, 1992, 1994, 1996), cinque titoli mondiali (1993-1997). Soprannominato il Signore degli Anelli.
• «Nella palestra dell’Etruria di Prato, dove fu portato dalla madre per seguire la sorella Tania (altro nome russo, una passione di famiglia), aveva cominciato a lottare anche contro qualche strano pregiudizio. Piccolino di statura, gracile, con quei capelli rossi non poteva passare inosservato» (Pier Bergonzi).
• «A 14 anni ho dovuto lasciare casa e andare in collegio a Varese, perché per la ginnastica in Italia c’erano solo due palestre. È stato triste, duro, penoso. Ho sofferto tanto. Io a dieci anni mi facevo da mangiare da solo, stavo cinque ore in palestra, uscivo da casa a Prato alle sette di mattina per tornarci alle dieci di sera. Con lo sport vivi cose molte belle, ma ne perdi altre. Impari il prezzo di ogni scelta: e lo paghi».
• «I miei sono atei, però mi accompagnavano in chiesa e mi aspettavano fuori. Nell’86 Federico Chiarugi, detto Chico, mio amico e compagno, nel riscaldamento mi passa avanti e corre a fare un esercizio, lo stesso mio, cade male, resta paralizzato dal collo in giù. In quel momento ho pensato di smettere, ho chiesto aiuto alla fede ma non l’ho trovato. Avevo 16 anni. Non riuscivo a capire perché se Dio amava ognuno di noi, aveva permesso che un giovane ragazzo non camminasse più. Alla fine chi mi ha aiutato è stato proprio Federico che all’ospedale mi ha detto: “Yuri non abbandonare, tu sei nato per vincere”».
• «Posizione preferita agli anelli? La croce. È una delle più antiche. Mi viene con naturalezza, con facilità. Questo mi ha anche differenziato dagli altri ginnasti che quando fanno la croce mostrano una grande fatica sul loro volto. Io l’ho eseguita in maniera molto serena, senza mostrare troppa fatica, che c’era naturalmente, dando così una buona impressione alla giuria. Questo mi ha aiutato molto per il punteggio».
• «Il mio problema da sportivo era la stitichezza. Ogni viaggio, ogni cambiamento di abitudini ha avuto effetti drammatici su di me. E poi come ginnasta a tormentarmi sono state le piaghe sulle mani, i calli grossi come bistecche».
• «Quando ad Atene sono rientrato al villaggio olimpico, scortato e con la medaglia al collo, sono entrato in camera, ho fatto la pipì, e mi sono detto: e adesso? Che faccio, dove vado? Ho sentito dentro un vuoto pazzesco, non è che il mondo finiva, ma una parte della mia vita si chiudeva. È difficile scendere dallo sport senza scossoni, chiunque dice di no è bugiardo. Dove lo trovi un altro attimo d’immortalità così immenso?».
• «Non mi riesce tifare per squadre di calcio. Ci ho provato con Fiorentina, Roma, Inter. Proprio non ce la faccio. Preferisco Mohammad Alì e Coppi che hanno saputo dare un segnale al mondo. E l’hanno pagato. Mentre i calciatori non pagano mai niente».
• Durante le Olimpiadi di Londra ha lavorato per Sky come commentatore. Sempre per Sky, nel 2013, conduce Più forza nella vita, un programma che spiega come mantenersi in forma dopo i 50 anni.
• Sposato con Rossella, due figli, Dimitri nato nel 2003 e Anastasia nata invece nel 2005.