28 maggio 2012
Tags : Riccardo Chailly
Biografia di Riccardo Chailly
• Milano 20 febbraio 1953. Direttore d’orchestra. Dal 2005 alla guida del Gewandhaus Orchester (l’orchestra professionale più grande al mondo) e dell’Opera di Lipsia. Ex direttore della Concertgebouw di Amsterdam, ex direttore musicale dell’orchestra Verdi di Milano. Figlio di Luciano (1920-2002), violinista, compositore, didatta, organizzatore, saggista. Fratello di Cecilia (vedi). «Da ragazzo facevo spesso un sogno: l’orchestra era pronta, stava già accordandosi e io ero senza frac, disarmato. Mi svegliavo di soprassalto. Non ho mai trovato la spiegazione di questo tormento notturno».
• Cominciò presto, esordendo a 13 anni. A 24 diresse la sua prima opera alla Scala, a 33 era già direttore musicale del Comunale di Bologna. «Con Claudio Abbado e Riccardo Muti fa parte della triade di direttori d’orchestra che onorano il nome dell’Italia nel mondo» (Armando Caruso).
• «Un direttore d’orchestra, quando prepara un’opera lirica o grandi oratori, ha un’attività gestuale che va dalle 6 alle 12 ore al giorno. Per La passione secondo Matteo di Bach, ad esempio, io sto sul podio per quasi 12 ore continuative. Alla fine c’è una spossatezza fisica totale: non è legata particolarmente alle braccia, anche se il direttore d’orchestra vive con le braccia sospese, c’è pure il fatto di stare in piedi tanto a lungo. Ma è talmente bello farsi trascinare dalla musica che il dolore fisico non si sente. Il piacere della psiche vince sempre».
• «Ci sono corsi di direzione, ma la trasmissione di energia e la capacità di irradiare un’orchestra con la propria carica interpretativa è una cosa che hai dentro. La raggiungi con la gestualità e con lo sguardo. L’orchestra è sensibilissima alla forza dello sguardo: più intensa è la carica magnetica interiore meno hai bisogno della gestualità».
• «Ci sono maestri che non conoscono l’esternazione del piacere, che sono funebri sempre come se gli fosse morta l’intera famiglia. Non così Bernstein e Zubin Mehta. Io mi identifico un po’ con questo tipo di reattività espressiva».
• Da anni si parla di una sua candidatura alla direzione musicale del Teatro alla Scala; stando agli ultimi avvenimenti, tale candidatura dovrebbe diventare realtà nel 2017, quando Chailly sostituirà Barenboim, come già deciso ufficiosamente dal cda del teatro milanese. «Secondo una battuta a lui attribuita, Muti diceva anni fa: “Bisogna vedere chi verrà dopo di me, se barbanera o barbarossa”. Barbanera era Sinopoli, morto nel 2001, una perdita che fece dire all’allora sovrintendente Fontana, secondo quanto ha rivelato l’allora direttore artistico Arcà: “Si è spento il futuro”. Dunque c’è ora barbarossa» (Giangiorgio Satragni).
• Il 6 marzo 2008, alla Scala col Trittico Pucciniano, ricevette una lunga ovazione (mentre al regista Luca Ronconi toccarono oltre agli applausi molti «buu» e «vergogna»).
• Ha al suo attivo una ricchissima discografia, tra cui ricordiamo: nel 2010 il CD Rhapsody in Blue - Concerto in F, realizzato in collaborazione con il pianista Stefano Bollani e la Gewandhausorchester Leipzig. Il disco entra direttamente all’8º posto della classifica pop: è la prima volta in Italia che un disco di musica classica entra nella top ten pop. Rimasto in classifica per oltre 30 settimane, il CD ha ottenuto il Disco di platino e ha venduto oltre 60.000 copie. Sempre in collaborazione con Bollani, nel 2012 Chailly pubblica il CD Sounds of the 30’s e nel 2013, in occasione del bicentenario verdiano, il cd “Viva Verdi”.
• Nel 2012, nell’intervallo di un concerto da lui diretto nella Salle Pleyel di Parigi, con l’Orchestre de Paris, il ministro della cultura Mitterrand gli conferisce la carica di Cavaliere delle Arti e delle Lettere, alla presenza dell’ambasciatore italiano.
• Il 1° giugno 2013, in Piazza del Duomo a Milano, Chailly ha diretto la Filarmonica della Scala, sempre con Bollani, davanti ad un pubblico di circa 50.000 persone.
• Vive a Paderno Dugnano (Monza)
• Sposato con Gabriella Terragni (dal 1982). Dalla prima moglie Anahi Carfi (sposata nel 1973) ha avuto la figlia Luana (1974). «Il cinema (da Humphrey Bogart a Totò), la buona cucina (su tutto, il vino rosso), il calcio (il Milan, da sempre): queste le passioni di Chailly. Quelle tranquille, perlomeno. Poi ci sono quelle più spericolate. Come farsi trainare, appeso ad un paracadute ascensionale, da un motoscafo che sfreccia in mare: “Quando andavo in Costa Azzurra superavo anche i 50 metri di altezza. Mi godevo quel silenzio meraviglioso accompagnato solo dal soffio del tempo”» (Corriere della Sera).