28 maggio 2012
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Biografia di Ferdinando Cesarano
• Castellammare di Stabia (Napoli) 26 agosto 1954. Camorrista. Capozona di Pompei e Castellammare di Stabia, membro del direttivo della Nuova Famiglia.
• Alias Nanduccio ‘e Ponte Persica, altrimenti ’o Pagliaiuolo.
• Detenuto dal 10 giugno 2000 nell’area Riservatissima del carcere di Parma, subito in 41 bis. Arrestato il 15 maggio 1993, era evaso il 22 giugno 1998 dall’aula bunker di Salerno. Doveva già scontare 3 ergastoli, quando, nel 2006, è stato condannato, in via definitiva, per associazione camorristica ad altri dodici anni e tre mesi.
• Ha sempre negato di aver fatto parte della Nuova Famiglia, e quando gli contestano che il capo della federazione, Carmine Alfieri, era suo padrino di cresima, risponde che si trattò di un caso. Non essendosi ancora cresimato e dovendosi sposare, si era recato al santuario di Pompei, «dove le cresime si fanno a centinaia», ma siccome la persona che aveva scelto come padrino aveva avuto un incidente all’ultimo momento, chiese la cortesia di sostituirlo al primo che gli capitò a tiro, cioè Carmine Alfieri.
• Dal confronto tra lui e Carmine Alfieri (diventato collaboratore di giustizia), il 28 febbraio 1994. Alfieri: «Compariello, voi sapete quanto vi voglio bene. Io conosco il vostro animo. Voi mi avete dato tutto, per questo voglio dirvi una cosa ora, non sapendo se vi rivedrò più: è finita la storia». Cesarano: «Io vi ho conosciuto una volta, undici anni fa a Pompei, e basta. Se mi conoscete non mi dovevate far venir qua. Non mi sento bene. Voi che volete?». Alfieri: «Ma chi penserà ai vostri figli? Se ho fatto questo passo è stato per darvi l’esempio. Voi avete sentimenti nobili». Cesarano: «Se mi volete salvare, dite che non ho fatto niente, voi lo sapete». Alfieri: «Vorrei farmi la vecchiaia tra venti anni con voi. Abbiamo creduto in cose sbagliate».
• Si schiera con Carmine Alfieri, nel 1981, quando i cutoliani ammazzano Giuseppe Allocca.
• Aggressivo e senza scrupoli, non risparmia nemmeno il fratello dai suoi scatti d’ira, umiliandolo davanti a tutti nelle riunioni di vertice e non mancando mai di precisare che le decisioni spettano solo a lui.
• Tra i più fedeli collaboratori di Carmine Alfieri, tanto da conoscere tutti i suoi nascondigli segreti, è sempre prescelto nei commando degli omicidi eccellenti: Alfonso Rosanova, braccio destro di Cutolo; strage degli uomini di Valentino Gionta, socio di Lorenzo Nuvoletta (agosto 1984); assassinio dell’imprenditore Antonio Malventi (legato a Carmine Alfieri e poi sospettato di avere venduto alle forze dell’ordine alcuni affiliati); omicidio di Peppe Rocco, l’affiliato che a un certo punto aveva deciso di mettersi in proprio (estate 1991, nell’agguato rimane ucciso anche Mimmo Sarmino). Quando Alfieri gli aveva ordinato di ammazzare Rocco, Cesarano si era opposto («Compare, lei vuole ammazzare il mio più caro amico»), ma dopo avere eseguito l’ordine, andò a fare le condoglianze al padre (il tempo di andare a casa a lavarsi e a togliersi gli abiti schizzati di sangue) (dalle dichiarazioni di Pasquale Galasso).
• Diventato ricchissimo con usura e appalti, tenta di investire i soldi a Roma acquistando gli stabilimenti cinematografici De Paolis, ma così facendo disturba la trattativa che sta conducendo Pasquale Galasso (altro fedelissimo di Alfieri). Così, quando Galasso, arrestato nel 1992, inizia a collaborare con la giustizia, diventa uno dei primi ricercati. Nel maggio 1993 viene arrestato a Pompei, e sottoposto a misura cautelare per l’omicidio di Peppe Rocco e Mimmo Sarmino. Il 22 giugno evade, insieme a Geppino Autorino, dall’aula bunker di Salerno («(...) i cinque compagni di gabbia si alzavano in piedi per occultare l’azione di Cesarano e dell’Autorino, che, dopo aver sollevato la parte più alta della gradinata di legno della gabbia, utilizzata come sedile, si dileguavano attraverso una botola nel pavimento (...) dalla botola gli evasi hanno raggiunto un vano sottostante e attraverso uno scavo lungo circa due metri e mezzo, praticato sotto il muro dell’aula, sono arrivati in un canale esterno che fiancheggia il muro perimetrale del complesso. Ai due è bastato percorrere il canale, senza oltrepassare il muro di cinta del complesso, per trovarsi, dopo 150 metri, in prossimità della linea ferroviaria e, poco dopo, della corsia sud della tangenziale di Salerno. Qui, armi in pugno, hanno costretto un automobilista a cedere la vettura proseguendo in direzione di Pontecagnano, dove la vettura è stata abbandonata» ).
• Il sostituto procuratore Luciano Santoro, responsabile della Dda di Salerno: «Quell’aula era un colabrodo» (a la Repubblica, 25 giugno 1998).
• Nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2000 Cesarano viene arrestato in una villetta di Torre Annunziata, a qualche chilometro dal suo quartier generale. È in compagnia della sua amante, si è fatto crescere la barba e ha un parrucchino (Autorino, invece, era morto crivellato di colpi dai carabinieri il 21 marzo 1999: all’alt, invece di scendere dall’auto e alzare le mani, si era messo a sparare). La Guardia di Finanza, nel frattempo, ha scoperto capitali ingentissimi, accumulati, tra l’altro, con la gestione del mercato dei fiori di Pompei.
• Dalla richiesta di ordinanza di custodia cautelare a carico di uomini legati a Nanduccio: «La straordinaria disponibilità di risorse finanziarie consente di soccorrere continuamente gli operatori economici della zona, attraverso prestiti usurari che costituiscono una delle più redditizie attività dell’associazione; il clan garantisce (ovviamente nel proprio interesse, ovvero per evitare controlli da parte della polizia) l’ordine pubblico sul territorio, in particolare scoraggiando, anche con metodi violenti, la microcriminalità e lo spaccio di sostanze stupefacenti; esso svolge, inoltre, una funzione di vera e propria regolamentazione dei rapporti sociali, intervenendo per dirimere liti e per risolvere contrasti, sempre comunque assicurando agli abitanti della zona la prevalenza contro atti di concorrenzialità nello svolgimento di attività d’impresa da parte di soggetti provenienti da altre località» (Bruno De Stefano).
• L’11 maggio 2010 ha subito un’altra condanna definitiva, all’ergastolo, per concorso in un duplice omicidio commesso nel 1992, tra gli altri, con Carmine Alfieri (che di anni ne ha presi 12, beneficiano dell’attenuante speciale per la collaborazione).
• Nel 2010 chiedeva invano di essere autorizzato a seguire in videoconferenza le lezioni universitarie. Ricorreva in Cassazione invocando il diritto allo studio, ma i giudici confermavano la decisione del Tribunale di Sorveglianza, spiegando che il collegamento audiovisivo a distanza è consentito ai detenuti al 41 bis solo per partecipare ai processi, e che il diritto allo studio, nonostante l’importanza della risocializzazione penitenziaria, debba essere assicurato «contemperando le esigenze di restrizione dell’agire del detenuto» (a cura di Paola Bellone).