28 maggio 2012
Tags : Massimiliano Cencelli
Biografia di Massimiliano Cencelli
• Roma 1936. Politico. Ex democristiano.
• «La Treccani ha la voce “cencellizzare”, e la Garzantina “Cencelli-manuale”. Formule, calcoli e calcoletti che, tenendo conto dei pesi delle correnti e degli spostamenti che man mano avvenivano, dovevano ispirare le nomine all’interno della Dc e le designazioni governative» (Angelo Picariello).
• «Mio nonno da parte di madre lavorava in Vaticano con Leone XIII, mio padre era l’autista personale di Pio XII, immaginava per me un lavoro in Vaticano e mi affidò al direttore dell’Osservatore Romano, Raimondo Manzini. Ma la mia passione era la politica, e quindi fu lo stesso Manzini a presentarmi a un giovane deputato di Cuneo, Adolfo Sarti, del quale divenni capo della segreteria. Nel 1967 Sarti, con Francesco Cossiga e Paolo Emilio Taviani, fondò al congresso di Milano la corrente dei “pontieri”, cosiddetta perché doveva fare da ponte fra maggioranza e sinistra. Ottenemmo il 12% e c’era da decidere gli incarichi in direzione. Allora io proposi: se abbiamo il 12%, come nel consiglio di amministrazione di una società gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute, lo stesso deve avvenire per gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere. Sarti mi disse di lavorarci su. In quel modo Taviani mantenne l’Interno, Remo Gaspari fu sottosegretario alle Poste, Cossiga alla Difesa, Sarti al Turismo e spettacolo. La cosa divenne di pubblico dominio perché durante le crisi di governo Sarti, che amava scherzare, rispondeva sempre ai giornalisti che volevano anticipazioni: chiedetelo a Cencelli».
• Il suo nominativo era tra quelli compresi nella lista degli appartenenti alla P2.
• Nel 1981 Renato Venditti ha pubblicato Il manuale Cencelli. Il prontuario della lottizzazione democristiana. Un documento sulla gestione del potere (Editori Riuniti).
• A proposito della situazione politica attuale dichiara: «L’ultima volta che sono andato a votare alle primarie ho scelto Prodi perché l’ho seguito e stimato ma negli ultimi anni non riesco più a ritrovarmi nel Pd. Lasciamo perdere il Pdl. Ma si può parlare dalla mattina alla sera di Berlusconi? Oppure sentire Bersani che sostiene che servono finanziamenti pubblici ai partiti per evitare che la politica la facciano solo i ricchi. De Gasperi si faceva risuolare le scarpe, Moro non aveva una lira, ma facevano politica solo per passione. Adesso quasi tutti pensano al loro interesse […] È un governo che parla parla parla ma non conclude niente. Se lunedì andate nei mercati vedrete che ci sono persone che raccolgono la verdura per strada. Così abbiamo ridotto l’Italia». (Alberto Di Majo) [Tmp, 10/11/2013].