28 maggio 2012
Tags : Vittorio Cecchi Gori
Biografia di Vittorio Cecchi Gori
• Firenze 27 aprile 1942. Imprenditore cinematografico e televisivo, figlio di Mario Cecchi Gori (Brescia 21 marzo 1920 – Roma 5 novembre 1993), l’uomo che ha prodotto una gran parte della cosiddetta commedia all’italiana. «All’altro mondo mi piacerebbe incontrare papà ed essere riconosciuto».
• Giovinezza lunga e dorata, fino a che il padre è rimasto vivo. Maurizio Crosetti l’ha descritta così: «Play boy nella dolce vita romana, un salto sul set per scherzare con Vittorio Gassman, una collezione di donne da cinemascope (Marisa Del Frate, Maria Grazia Buccella), a parte un bonsai biondo, Maria Giovanna Elmi. Babbo Marione lo tiene lontano da tutto, affidandosi a segretari e autisti purché il figliolo non faccia danni. E Vittorio gioca, ride, sogna». Benedetto Ferrara: «Che vita, Vcg: con la sua spider che scorrazza tra i Parioli e i set. “Sono cresciuto sulle ginocchia di Eduardo De Filippo”, dice lui».
• A un certo punto incontra Rita Rusic, che sposerà (1983) e dalla quale si separerà solo nel 2000. Crosetti: «Marione (cioè il padre – ndr), quel ragazzo lo chiamava “il mi’ bischero”. Quando Vittorino presentò a Marione un’ex modella di Postalmarket, figlia di un muratore, sassofonista a tempo perso, dalle sedicenti origini dalmate ma stanziale a Busto Arsizio, una che si chiamava Rita Rusic e credeva di essere un’attrice, Marione commentò: “Quella, il mi’ figliolo se lo ficca in saccoccia”. Difatti: sedici anni insieme, due figli (Vittoria e Marietto), il ruolo di Rita sempre più operativo quando muore Marione, d’infarto, nel 1993. Adesso è lei che fa la produttora, la Ritona: scopre Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. Insomma, se prima c’era il padre a fare ombra al su’ figliolo, ora quell’ombra appartiene alla moglie. E Vittorino ci sta dentro, finché non esplode e sono risse epocali, chiamate al 113, tentativi di strangolamento reciproco. Lei dice: “Mi picchiava e andava con le prostitute”. Lui risponde: “Una croata, ecco cos’è: una croata”. Lei gli fa causa per duemila miliardi di lire, la metà esatta del patrimonio quando ancora un patrimonio esisteva, lui le deve versare per gli “alimenti” un assegno da settanta vecchi milioni al mese».
• Alla morte del padre eredita tra l’altro la squadra di calcio della Fiorentina, di cui diventa presidente e con la quale vince una coppa Italia, una Supercoppa italiana (1996) e, nel 2001, un’altra coppa Italia. L’uomo simbolo di questa stagione è il centravanti argentino Gabriel Batistuta.
• «Io sono laureatooo!» (cacciando l’allenatore Gigi Radice).
• Intensa attività di produttore e di industriale della comunicazione tra il 1993 e il 2000, anno in cui hanno inizio le difficoltà economiche. Sono suoi tutti i film di Celentano e molte delle opere di Salvatores, Troisi, Benigni, Olmi, Antonioni, Fellini, Scola, tra le quali non poche insignite dell’Oscar. Tutta questa attività è troppo spesso misconosciuta o dimenticata a causa della grande attenzione che i media hanno riservato e riservano alla sua vita sentimentale, alle sue vicende giudiziarie, alle sue numerose originalità (Crosetti, riferendo di quello che successe dopo la morte del padre: «... non abbottona la camicia spalancata sul pelo, dove sfavilla un crocifisso incastonato di diamanti, non smette di levigare il ciuffo cotonato color mogano alla Tony Dallara, non interrompe la raccolta di gigantesse, pensa di depurare l’Arno perché lo vede lurido quando si affaccia dal suo attico, si mette in testa di poter essere più alto di Berlusconi in tutto: nel pallone, in politica, con le tivù, nel cinema...»).
• Nel 1995 compra Telemontecarlo e Videomusic, poi trasformata in Tmc 2 (su Videomusic vedi anche MARCUCCI Marialina).
• È eletto senatore nel Partito popolare nel 1994 ed è tra quelli che al momento del voto di fiducia al primo governo Berlusconi escono dall’aula determinandone la caduta. Rieletto poi nel 1996. Nel 2001 gli rifiutano la Toscana e lui si candida ad Acireale, per l’Ulivo. Promette di acquistare la squadra locale, all’epoca in serie C1, e versa un anticipo di 400 milioni al presidente Pulvirenti (oggi proprietario del Catania) garantendo che perfezionerà l’acquisto se sarà eletto. Non raccoglie però abbastanza voti e viene anzi messo sotto inchiesta per voto di scambio. Non riesce a farsi eleggere neanche nel 2006, quando si candida per la Camera nella circoscrizione Lazio 1, nelle liste del Movimento per l’Autonomia (Lombardo) alleato della Lega Nord. Da allora non si è più candidato.
• Nel 2000 comincia la grande crisi. «In una manciata di mesi Vittorione perde Batistuta, Rui Costa, le tivù, il seggio in Parlamento, la mamma, la Fiorentina (“È una casa di cristallo” dice, prima di frantumarla) e una montagna di miliardi. I tifosi della curva Fiesole lo chiamano Cecchi Grullo, e appendono allo stadio uno striscione con questa terribile domanda postuma a Marione: “Quella volta ’un ti potevi fa’ ’na sega?”» (Crosetti). La Fiorentina, fallita, viene poi rilevata da Diego Della Valle. La vendita delle televisioni a Telecom dà luogo a una vertenza infinita. «Per un debito di otto milioni di euro, che forse era solo di tre, e che con una lettera mi ero detto pronto a pagare, mi hanno pignorato centinaia di miliardi. La mia società, 350 film prodotti, era la Fiat del cinema e colpendo me hanno colpito il cinema italiano. Mi hanno accusato di riciclaggio e dopo quattro anni è stato archiviato tutto. Il capo del tribunale fallimentare di Firenze che si occupava del mio caso, Sebastiano Puliga, ha avuto accertamenti di natura disciplinare. Ho pagato anche perché sul calcio mi ero messo contro poteri forti che nel calcio truccano le carte».
• L’11 dicembre 2001 una perquisizione in casa sua a Roma, alla presenza della fidanzata Valeria Marini, porta alla luce un’ingente quantità di cocaina, che egli si ostina a chiamare “zafferano”. Il 28 ottobre del 2002 non apre la porta agli agenti che vogliono notificargli un’ordinanza di custodia cautelare (tra i reati contestati c’è la bancarotta fraudolenta). Gli agenti, guidati da Fabio Pocek, si fanno aprire da un suo collaboratore ed entrano mentre Cecchi Gori grida al complotto.
• Per il fallimento della Fiorentina (decretato dal Tribunale di Firenze il 27 settembre 2002), all’origine del suo primo arresto, il 10 novembre 2006 il Tribunale di Firenze lo condanna per bancarotta a 3 anni, poi portati a 3 anni e 4 mesi dalla Corte d’appello di Firenze il 10 dicembre 2008, e così confermati dalla Cassazione il 9 maggio 2012; tre anni sono comunque coperti da indulto (vedi anche MASTELLA Clemente).
• Per il fallimento della Safin Cinematografica (decretato dal Tribunale di Roma il 20 febbraio 2008), la società che controllava le sale cinematografiche, il 25 giugno 2008 è nuovamente arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta per oltre 24 milioni di euro: inizialmente rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dopo due giorni di reclusione dice «Voglio morire, ma da solo non ce la faccio, aiutatemi con un’iniezione letale», viene quindi ricoverato in una clinica romana e infine assegnato agli arresti domiciliari (fino al 6 ottobre). Il 1° febbraio 2013 il Tribunale di Roma lo condanna in primo grado a 6 anni, confiscandogli inoltre il capitale sociale delle società Cecchi Gori Cinema e Spettacolo e New Fair Film e confermando il sequestro delle quote di Adriano Entertainment e Vip 1997. Nella vicenda è coinvolto anche il magistrato Luisanna Figliolia, rinviata a giudizio il 9 dicembre 2010 con l’accusa di concussione: secondo la testimonianza di Mara Meis (vedi sotto), poi sostanzialmente confermata anche dalla Rusic e dalla Marini, la Figliolia avrebbe convinto l’imprenditore, con l’aiuto della maga Maria Giulia Dominicis, di essere vittima di un complotto, e gli avrebbe concesso il suo aiuto in cambio di laute remunerazioni (viaggi, feste, assegni da 100 mila euro mensili per il marito).
• Per il fallimento della FinMaVi (decretato dal Tribunale di Roma il 23 ottobre 2006), ex cassaforte e società operativa del gruppo, il 25 luglio 2011 è ancora arrestato, con l’accusa di bancarotta fraudolenta per 600 milioni di euro. Il 7 ottobre 2013 il Tribunale di Roma lo condanna in primo grado a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, decretando inoltre la confisca delle quote societarie e dei beni precedentemente sequestrati.
• Nel maggio 2010 Mediaset si è aggiudicata all’asta per 17,5 milioni di euro la cosiddetta Library della Finmavi, un archivio cinematografico comprendente oltre 500 titoli e i relativi diritti televisivi. «Una grossa ferita che non si rimarginerà mai. Finché vivrò combatterò per riaverli. La storia del cinema italiano svenduta: Monicelli, Pasolini, Benigni, Risi, Verdone e tanti altri ancora. Lei non può immaginare quello che può rendere la Library, una fortuna letteralmente regalata» (a Malcom Pagani) [Fat 23/3/2012].
• Dopo la tempestosa separazione da Rita Rusic, è stato a lungo con l’attrice Valeria Marini (che racconta: «La prima volta che l’ho incontrato, a Palazzo Borghese, si stava facendo fare la manicure. “Ti dispiace se continuo?”, mi ha chiesto...»). I due si sono detti addio in televisione: mentre lei raccontava la sua crisi a Porta a Porta, lui faceva lo stesso a Matrix (ottobre 2005). Successiva relazione con Mara Meis, al secolo Mara De Gennaro (San Severo Foggia 1972), concorrente a Miss Mondo 1996. Si sono lasciati, dopo due anni, all’inizio del 2008. Da gennaio 2010 ha una relazione con Filomena Azzarito detta Philly, alta, bionda e florida ex ballerina di burlesque.
• Sono rientrate nella sua orbita – per ragioni professionali – sia Rita Rusic sia la Marini. Tra le due non corre però buon sangue. La Rusic: «I rapporti tra di noi sono migliorati dopo che è uscita di scena la compagna». Ma Valeria Marini si è sacrificata restando vicina a Vittorio anche nelle difficoltà. «Sì, con cinque auto a disposizione».
• Nella sua autobiografia Lezioni intime (Cairo 2008), Valeria Marini dice che a letto Cecchi Gori era «Duracell»: «Le nostre notti d’amore trasformavano il talamo in un ring di incontri a più riprese».
• «Io Vittorio Cecchi Gori me lo ricordo per un paio di incontri in occasioni festivaliere: abbronzato, ciarliero, sbrigativo. Un vero padrone del vapore, uno che sembrava la parodia di un personaggio di Alberto Sordi e che invece era vero. Come vere e strazianti erano le storie di alcuni miei colleghi che raccontavano di sue sonore dormite durante la proiezione dei film da lui prodotti, seguite dalla richiesta di tagli e cambi a scene che aveva visto solo nei suoi sogni» (Davide Ferrario) [Cds 13/4/2013].
• «Io in politica non sarei mai dovuto entrare. Lo feci per Martinazzoli e per combattere la battaglia sulle tv. Il grande errore della mia vita. Una strada pericolosa che mi ha quasi ucciso» (a Malcom Pagani) [cit.].
• «Se a Berlusconi gli dai un dito, ti prende il culo» [Cds 12/3/1995].
• Due figli da Rita Rusic, Vittoria (1986) e Mario (1992). Due cani, Amore e Principessa.