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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Roberto Cavalli

Firenze 15 novembre 1940. Stilista. «Il vestito che amo di più è sempre quello che vendo meno».
Vita «Era il 1972 quando con in tasca un rivoluzionario brevetto di stampa su pelle da lui ideato, presentò il suo primo défilé nella famosa Sala Bianca di palazzo Pitti. Da allora non si è mai fermato, ma il mondo l’ha scoperto solo poche stagioni fa. La donna firmata Cavalli è una bomba di sex appeal, è appariscente, vistosa. Secondo alcuni esagerata» (Jacaranda Falck).
• «Ama le belle donne e gli eccessi e la sua famiglia. Era un po’ volgare, ma ora non più. Roberto Cavalli è un uomo che bisogna conoscere. Oh, sì! Si presenta in giacca di pelle nera, occhiali con i brillantini e sigaro in bocca. Da duro. Poi però piange quando racconta del padre ammazzato dai tedeschi. È questo lo stilista toscanaccio che ebbe successo negli anni Settanta, visse di rendita fra gli Ottanta e i Novanta, e riagguantò il successo nel marzo del 1995, ma nel 1994 si diceva finito» (Paola Pollo).
• Il padre fu ucciso dai nazisti nel 1944: «“Quando i soldati arrivarono, all’alba, lui non si nascose, non scappò”. I militari tedeschi lo fucilarono insieme agli altri uomini del paesino toscano di Cavriglia e poi bruciarono i cadaveri. “Il suo corpo non l’abbiamo mai trovato”» [Sta 17/12/2009]. La madre rimase «sola a Firenze con un negozio di carbone, un secondo marito sbagliato, io con la mia balbuzie che mi portò a perdere due anni alle medie. Facevo il cinico, ero sempre a zonzo, poker e cavalli».
• «Era il settembre del 1961 e Firenze ospitava la mostra della calzatura. All’epoca mi occupavo marginalmente di moda perché stampavo maglieria per altri stilisti. Una sera mi dissero che c’era una festa a casa di un designer, Mario Valentino. Non ero invitato, ma decisi di andare, e lì conobbi una ragazza. Cominciai a corteggiarla: era bellissima, bionda, alta. Quando mi chiese cosa facevo nella vita, non resistetti e inventai una storia per fare colpo. Le dissi che stampavo pelle. Lei rimase colpita e mi propose di mostrare i miei prodotti al padrone di casa. Il giorno dopo corsi a comprare un pezzo di pelle. La pelle usata allora per l’abbigliamento era molto diversa da quella di oggi. Era spessa, poco versatile, ingombrante. Così acquistai piccole pezze di pellame usate per i guanti e inventai i primi patchwork. Diversi designer francesi, da Pierre Cardin a Hermès, cominciarono a chiedere le mie creazioni. A quel punto decisi che era arrivato il momento: lanciai la mia prima collezione in Francia, e subito dopo a Firenze a Palazzo Pitti». «Fu un periodo meraviglioso: belle ragazze, sfilate a Parigi e tanti bravo. Dal punto di vista economico, però, la situazione era tragica: ciò che guadagnavo con la stamperia lo rimettevo con la moda. Poi mi venne l’idea di unire pezzi di jeans vintage alla pelle stampata. Da qui una serie di modelli che ebbero un successo strepitoso. Cominciai a sfilare nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze con i grandi» [a Serlenga, cit.]. Il mondo della moda «mi è piaciuto subito. Mi piaceva l’idea che si potesse collegare la parola Arte alla parola Moda. Io mi consideravo un artista non un designer. I designer creano la silhouette. Io creo motivi, le forme» (ad Alain Elkann) [Sta 23/5/2010].
• «Non sono Valentino, non sono capace di fare schizzi sublimi. Io giro per il mondo, e quando trovo qualcosa che cattura la mia fantasia fotografo e cerco di rielaborare».
• «Forse se vuoi arrivare, a volte devi esagerare. Insomma, l’eccesso aiuta il successo! E io sono eccessivo, in tutto. Ma la vita è così breve, c’è tanta monotonia se non ci si diverte è la fine. Per questo non presi il treno con Giorgio Armani e gli altri. Avevo già tutto: una bella casa, una Ferrari, non mi divertiva l’idea di impegnarmi. Nel 1994 quando il treno è ripassato ho pensato anche ad Eva, mia moglie, lei era giovane, così attenta alla moda. Però ho perso la mia libertà e non ho amici veri: conosco migliaia di persone, ma, a parte la mia famiglia, non mi sono mai sentito così solo».
• «Una volta portai mia madre a New York a una festa, non la trovavo più: era seduta su una poltrona, con il suo metro e cinquanta e i suoi 77 anni e i capelli bianchi. Con una voce stridula mi disse: “Robertino, hai visto mi hanno offerto una sigarettina...”. E io “Mamma, è uno spinello!”».
• Varie trasformazioni della sua azienda. Nel dicembre 2007 lo stilista ha rifiutato sia l’offerta di un fondo arabo che di uno italiano. Nel gennaio 2008 ha acquistato il 4% di Lineapiù, azienda di filati di alta gamma. Nel 2009 ha confermato le voci di una trattativa per la cessione del 15-20% al fondo Clessidra: «Mi aiuterebbe a togliere quella patina di familiarità all’azienda anche se credo che oggi questa caratteristica sia un atout» (a Antonella Amapane) [Sta 15/2/2009]. Ciò pare in conseguenza del fallimento di Itierre, l’azienda che fino ad allora aveva prodotto e commercializzato il marchio Just Cavalli nel mondo. «L’azienda e tutto quello che girava intorno compreso la mia linea Just che registrava incrementi di fatturato del 100 per cento ogni anno, sono stati rovinati da chi non ha saputo gestire. In Italia va in galera chi ruba una mela per fame, ma circola liberamente chi ruba miliardi: dov’è la persona che ha causato questo disastro?» (a Lucia Serlenga) [Grn 18/9/2010]. L’accordo con Clessidra è però sfumato dopo la due diligence e il marchio ha iniziato ad essere distribuito dalla Staff International di Renzo Rosso (Diesel). La ricerca di un socio «di minoranza, esperto e capace» è sembrata finire quando, in seguito ad una complessa riorganizzazione della società, è nata una nuova holding, la Roberto Cavalli Spa.
• Nel 2012 ha mostrato interesse alla griffe il gruppo russo Tashir, «una conglomerata che fa capo al magnate Samvel Karapetyan attiva soprattutto nell’immobiliare e nelle costruzioni, già nota per il progetto lanciato qualche anno fa con il nome di Casa Italia. Obiettivo: portare i marchi del made in Italy a due passi dalla Piazza Rossa e dal Cremlino» [S24 21/2/2012]. Lo stilista sul suo blog ha però smentito: «è una barzelletta».
• Negli ultimi anni ha aperto negozi in quegli stati dove il mercato del lusso non ha subìto flessioni: Emirati Arabi, Russia, India e Cina, dove ha debuttato nel 2011. Nel suo ristorante di Dubai «ogni elemento del locale è realizzato in puro stile Cavalli, dalle pareti impreziosite da cristalli Swarovski al pavimento in quarzo nero, alle stampe animalier, alle scale rivestite da visone sintetico. Il piano superiore ospita un ristorante italiano e un sushi bar» [Chi 21/5/2009].
• Nel 2011 è stato il padrino della prima fashion week israeliana a Tel Aviv.
• È stato il primo stilista italiano a disegnare una collezione economica per la catena svedese H&M nel 2007, venti capi per donna e altrettanti per uomo, accessori e intimo, messi in vendita nei 300 più importanti grandi magazzini: «Ho pensato a tutti quei ragazzini che mi fermano per strada e che finalmente posso fare contenti».
• Con il figlio Tommaso ha firmato Cavalli Selection e Cavalli Collection, bottiglie deluxe di vino toscano.
• Ha recitato nella parte di se stesso nell’ultima puntata della serie tv americana Ugly Betty. Il dj Little Louie Vega ha campionato la sua voce in un remix di Love to love you baby di Donna Summer (2012).
• In libreria, nel 2013, con la sua autobiografia Just Me (Mondadori). Presentato a Milano insieme al sindaco di Firenze Matteo Renzi, il libro «è come la sua moda: piena di cose, emozioni, sensazioni, a volte bellissima, ogni tanto esagerata sempre sorprendente e, soprattutto, mai banale» (Daniela Fedi) [Grn 18/9/2013]. Per la stesura «non ha voluto un ghost writer. Per tre anni ha torturato la tastiera dei suoi telefoni, digitando ricordi, emozioni e pensieri, poi affidati a qualcuno in ufficio, con il compito di assemblare tanti pezzetti di vita» (Cristina Manfredi) [Vty 18/9/2013].
• Ha in programma, per febbraio 2014, l’apertura di una nuova boutique in via Monte Napoleone a Milano.
• I rapporti con i suoi colleghi sono «Buoni. Solo con Dolce e Gabbana, non capisco perché, non c’è verso di strappare un saluto» [a Amapane, Sta 18/9/2010].
• Vive in collina circondato da vigneti. Dopo l’alluvione dell’8 agosto 2007, gli abitanti delle Cinque Vie, quartiere fiorentino di ville a mezza costa e insediamenti popolari nel fondovalle, gli diedero la colpa per l’enorme massa d’acqua piovana che riempì di melma case e garage, devastò campi e orti e travolse automezzi.
• Frasi
«La moda americana è una farsa, uno scopiazzamento, ci siamo prostituiti ai loro voleri ma ora è tempo di finirla. Gli americani andrebbero ridimensionati. La loro moda? Non vale niente, bisognerebbe stroncarla. La Wintour? Me ne frego se non ce l’ho in prima fila: siamo forti, facciamo vedere chi siamo» (nel febbraio 2008).
• «La mia donna è appariscente, eccentrica, qualcuno dice un po’ sgualdrina. Ma per me la chiave è il sogno. Una sfilata deve rappresentare un sogno, per la donna che si sente un po’ Pretty Woman, e per l’uomo che vede queste bellezze e brama di averle tutte».
• «Non nego che, alla mia prima collezione, più che gloria e soldi mi intrigava entrare in questo mondo per conoscere le donne. Sono stato un playboy nella Saint-Tropez godereccia».
• «Come si fa a fare questo mestiere senza amare il corpo femminile? Trovo stupido spogliarle in passerella. Se una è già nuda, svanisce la voglia di spogliarla. Per me non c’è nulla di più sexy di una gonna sopra il ginocchio. Sono un romantico».
• «I miei non sono modelli che possono certamente andare in Parlamento. Però mi piacerebbe molto vestire Veronica Berlusconi».
• «In Italia vendo moltissimo tra i giovani, ragazzi tra i 16 e i 20 anni. In America, invece, la mia moda un po’ folle impazza tra i signori di una certa età».
• Politica «Sono per la pace, un gandhiano» (a Antonella Amapane) [Sta 15/2/2009].
• «La mia è una famiglia antifascista da generazioni. Questa volta ho scelto Emma Bonino, ammiro la sua serietà. Stimo Fausto Bertinotti, è anche elegante, ma troppo estremista» (nel 2006).
• «I politici pensano solo a mettersi in mostra e non alle vere necessità dei cittadini. Non ce n’è uno che mi piaccia. Ci vorrebbero persone diverse: teste pensanti, colte, sensibili e con una certa esperienza. Come Umberto Veronesi. L’Italia ha bisogno di gente come lui. Lo voterei immediatamente» (a Antonella Amapane) [Sta 18/9/2010].
• «Non voto dagli anni Ottanta, ma per Renzi tornerei alle urne (...). La verità è che i valori possono essere gli stessi indipendentemente dalla maschera che si indossa. Renzi passa per essere un rottamatore, o asfaltatore, ma è solo uno slogan per arrivare alla gente. Per me yacht, champagne e modelle sono solo un’operazione di marketing: faccio una moda che si rivolge a quel mercato. Ma quel che mi interessa davvero sono l’onestà, l’educazione, la giustizia sociale, soprattutto ora che l’Italia è un pantano nauseante» (a Beatrice Borromeo) [Fat 18/9/2013]. Per queste dichiarazioni si è guadagnato le ire di Flavio Briatore (che poco tempo prima aveva incontrato proprio il Sindaco di Firenze). Il manager, via Twitter, ha definito lo stilista «sfigato, geloso, rancoroso e rifatto male».
• Prenderebbe come modello Barack Obama: «È chic, è elegante anche quando non veste elegante. Gli metterei uno dei miei abiti jacquard, scuro, ton sur ton» (a Silvia Paoli) [Vty 28/1/2009].
• Amori Si è sposato due volte: la prima, a 29 anni, con Silvana; la seconda nel 1980 con Eva Maria Düringer, ex Miss Austria, che ora lavora con lui. «Non è solo bellissima: ha anche un cervello di primissimo ordine e una non comune capacità di canalizzare positivamente l’energia creativa di lui» [Fedi, cit.]. Ha cinque figli: «Cristiana, si occupa dei miei Cavalli club, Tommaso segue il progetto vodka e vino e in più i cavalli da trotto, Rachele affianca Eva nella parte creativa degli accessori donna, Daniele mi aiuta nell’uomo. L’ultimo, Robin, vive e studia a Londra. Quando ci si ritrova al completo è un gran ‘hasino, si parla tutti insieme... e a me piace così» [a Amapane, Sta 18/9/2010].
• Quando aveva 29 anni, incontrò a Firenze, una ragazza bellissima di 24 anni, neozelandese. Ebbero una breve ma travolgente relazione, poi lei ripartì. Si incontrarono di nuovo dopo quattro anni, ma la scintilla si era spenta: «Questa storia mi ha insegnato una grande verità: il passato va rispettato e lasciato riposare. Non bisogna mai disturbarlo» [Gianluigi Paracchini, Cds 25/7/2012].
Calcio Tifa per la Fiorentina: «Tifoso di curva, non di poltroncina». Una passione per Claudio Prandelli: «Mi piace anche fisicamente. Ha un corpo che sprizza simpatia e, poi, indossa quei giubbotti divertenti. Stile Cavalli».
• Vizi Veste quasi solo di nero, non toglie mai gli occhiali da sole.
• «Metto sempre la stessa giacca nera, ne ho 50 identiche, poi jeans, maglietta scura e stivaletti... Sono il prototipo dell’antimoda. Anche Armani però è sempre uguale. Valentino a volte sembra un manichino... ma non si può dire che sia inelegante».
• Ha come portafortuna una borsa a tracolla in jeans e pitone verde [Laura Asnaghi, Rep 8/5/2009].
• «Lavora tanto, guadagna tanto e spende tanto (“È il mio credo”)».
• «Mi piace fotografare la natura». Alcuni suoi scatti, compresi quelli realizzati tra i cannibali della Nuova Guinea, sono raccolti in Il nero non è mai assoluto (Bompiani, 2010).
Religione «Parlo con Dio tutte le sere, mi ha sempre aiutato e mi ha dato tanto». «Ma non prego perché sono anti-religione e apolitico. Parlo con Dio, il miglior designer dell’universo, quando ammiro la meraviglia della natura, i tramonti e i geroglifici che formano le nuvole» [a Serlenga, cit.].
• «So di dover morire e non mi attacco alle cose perché voglio andarmene serenamente. Sono sicuro che quello che verrà dopo sarà molto meglio di adesso» [a Manfredi, cit.].