28 maggio 2012
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Biografia di Massimo Castri
• Cortona (Arezzo) 25 maggio 1943 – Firenze, 21 gennaio 2013. Regista. Ex direttore del Teatro Stabile di Torino (dimissioni nel febbraio 2002).
• Inizi a Firenze, negli anni Sessanta in gruppi amatoriali di cabaret, poi con registi d’avanguardia come Carlo Quartucci e Giancarlo Cobelli, partecipò alla Comunità teatrale Emilia-Romagna, cooperativa d’attori fondata a Modena nel 1968 per ricercare un nuovo modello espressivo. Prima regia nel 1972, I costruttori d’imperi di Boris Vian, nel 1973 Einaudi gli pubblicò la tesi di laurea (Per un teatro politico. Piscator, Brecht, Artaud). Vennero poi gli allestimenti pirandelliani (Vestire gli ignudi, La vita che ti diedi ecc.) e quelli da Ibsen (Rosmersholm, Hedda Gabler). Tra i suoi capolavori la messinscena della Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni per il Metastasio di Prato (1996). Nel 2002 vinse l’Ubu come miglior regista per John Gabriel Borkman.
• Nel 2007 ha messo in scena Il padre di Strindberg, le Tre sorelledi ˇCechov e il Così è se vi pare di Pirandello su cui Franco Cordelli ha scritto quanto segue: «In questa terza edizione in ventotto anni del Così è (se vi pare) di Massimo Castri c’è qualcosa di profondamente irritante. È irritante Pirandello, qui alla sua più trita emblematicità. Ed è irritante Castri: egli continua a proporre un testo che aveva senso mettere in scena in epoca di grandi lavori ermeneutici, ma che oggi sembra una scappatoia se non, come sospetto, uno sberleffo. A chi? All’intera comunità teatrale. Perché, ci si chiede, il maggior regista italiano non è alla guida di uno stabile? Perché alla guida dello stabile di Roma non è andato un uomo che avrebbe garantito qualità e rappresentatività? Castri, che non è comunque liquidabile, è lì, nell’angolo, a fare spettacoli con giovani e acerbi (acerbissimi) attori, e a farli, come è logico, con la mano sinistra, così denunciando l’ignominia di un intero sistema culturale. All’improvviso, assistendo a questa nuova proposta del dramma pirandelliano si prova un senso di svuotamento, tutto ciò che accade sulla scena non è importante, o non lo è più».