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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Sergio Castellitto

• Roma 18 agosto 1955. Attore. Regista. «Fosse per me farei più figli che film».
Ultime Tra le interpretazioni recenti, quelle di Italians (Giovanni Veronesi 2009), in cui è un ladro che arriva a Dubai con un carico di macchine rubate da rivendere agli arabi, e di Una famiglia perfetta (Paolo Genovese 2012), nel ruolo di un uomo tanto ricco quanto solo che per le feste natalizie decide di ingaggiare una compagnia di attori che interpreti la famiglia ideale. Ha inoltre diretto due film: La bellezza del somaro (2010), sceneggiato insieme alla moglie, in cui una diciassettenne ribelle presenta ai genitori (Castellitto e Laura Morante), borghesi progressisti, il suo nuovo fidanzato, un arzillo settantenne interpretato da Enzo Jannacci («il primo cinepanettone progressista» per Massimo Gramellini [Sta 17/12/2010]), e Venuto al mondo (2012), tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, drammatica storia d’amore e di morte nella Sarajevo sconvolta dalla guerra.
• Per la televisione, nel 2013 è il protagonista della serie In Treatment diretta da Saverio Costanzo (Sky Cinema Uno), basata sul format israeliano Be Tipul, nella quale Castellitto interpreta uno psicoterapeuta che dal lunedì al giovedì riceve i pazienti (un paziente al giorno, sempre lo stesso ogni settimana) e il venerdì diventa paziente egli stesso, sottoponendosi alle sedute di un’altra terapeuta (Licia Maglietta).
Vita Famiglia originaria di Campobasso. «Ero ragazzino. Tornavo da scuola. Vidi scendere da una di quelle roulotte che si usano sui set Vittorio Gassman avvolto in un cappotto di cammello. Fu come vedere l’astronave di E.T.: un’apparizione folgorante».
• «Nell’azienda dove lavoravo da un anno e che si occupava della distribuzione di giornali sul territorio nazionale, arrivò la telefonata di un mio ex compagno di scuola con il quale avevamo organizzato qualche saggio scolastico. Io ero davanti ad un tabulato e stavo decidendo quante copie di una nota rivista pornografica avrei dovuto far spedire in una cittadina di mare. “Stanno cercando il conduttore di una trasmissione per bambini, perché non ci provi? Pagano poco, però pagano”. Ci provai, per gioco, per noia di quel tabulato e di quella rivista che nemmeno mi eccitava più. Naturalmente non mi scelsero, presero un raccomandato, ma due mesi dopo il regista di quella trasmissione mi chiamò per dirmi che c’era un ruolo in uno spettacolo teatrale, “Calderon de la Barca, poche battute, pochi soldi, ti va?”. Molto spesso lo spettacolo saltava perché per la regola il numero degli attori non può superare quello degli spettatori in sala. Eravamo otto attori, fatevi il conto. Ma alle prove di quello spettacolo conobbi un allievo dell’Accademia d’Arte drammatica di Roma che mi convinse a frequentare i corsi come uditore. Durante le lezioni in un piccolo, bellissimo teatrino, la passione per questo mestiere cominciò a crescere. Fino a quando non arrivò il giorno della scelta definitiva. Gli insegnanti chiesero ad alcuni uditori se volessero affrontare gli esami per diventare allievi. Ci pensai su qualche giorno, o forse qualche ora. Scrissi una lettera di dimissioni all’azienda dove lavoravo e la presentai. Una sera a cena informai i miei genitori del salto. Se volete conoscere la loro reazione, basterà che andiate a rivedervi la scena in cui il ragazzino di E.T. scopre l’alieno dietro il cespuglio. L’alieno, naturalmente, ero io».
• Subito con registi importanti: Luigi Squarzina, Aldo Trionfo ecc. Nel 1996 provò la regia teatrale con Manola, scritta e interpretata da Margaret Mazzantini, poi diventata sua moglie.
• «Con Margaret ci siamo conosciuti allo Stabile di Genova, facevamo Le tre sorelle di Cechov. Erano gli anni Ottanta. Poi Margaret ha capito che per lei stare a casa e scrivere era meglio e io ho continuato da solo a far l’attore». Lei: «Ci ha messo un po’ a convincermi, non mi fidavo. Intanto non mi fidavo degli attori in generale, per cui non mi andava di mettermi con uno che faceva quel mestiere lì. E poi lui era molto "allegro”, scherzava con tutte le ragazze, aveva avuto parecchie storie. Poi, è successo. E il nostro è stato un amore immenso, e lo è ancora» (a Enrica Brocardo) [Vty 20/5/2009].
• Esordio al cinema nell’81 (Tre fratelli di Franco Rosi), cui seguì Il generale dell’Armata morte di Ricky Tognazzi e Stasera a casa di Alice di Carlo Verdone. Belle interpretazioni ne L’ora di religione di Marco Bellocchio, Concorrenza sleale (Ettore Scola), Caterina va in città (Paolo Virzì), Il regista di matrimoni (Bellocchio), La stella che non c’è (Gianni Amelio), Non ti muovere (che ha anche diretto). Nel 2007 impegnato sul set del Principe Caspian, seguito del kolossal fantastico Le cronache di Narnia, in cui interpreta il Re Miraz usurpatore del trono dei Telmarini: «Finalmente faccio un film che i miei figli andranno a vedere!». Ha poi realizzato il cortometraggio Sono io (Intimissimi 2007).
• La grande popolarità gli viene dalla televisione: prima il giudice De Santis in Un cane sciolto di Giorgio Capitani (tre serie: 1990, 1991, 1992), poi il Fausto Coppi di Alberto Sironi, il Padre Pio e l’Enzo Ferrari di Carlo Carlei, l’insegnante d’italiano in una scuola della periferia napoletana in ’O professore di Maurizio Zaccaro (Canale 5, giugno 2007), l’aviatore genovese Massimo Teglio in Fuga per la libertà di Carlei (Canale 5, gennaio 2008), tratto dal libro Uno su mille di Alexander Stille (Massimo Teglio è un aviatore che, durante l’ultima guerra, salvò decine di prigionieri nei campi di sterminio). Unico flop una riedizione di Maigret (2004) sbagliata nella definizione prima ancora che nell’interpretazione (Luca Zingaretti: «Una cazzata prima o poi la doveva fare»).
• In teatro grande successo nel 2008 con la regia de Il dubbio, in cui ha diretto Stefano Accorsi nella parte di un prete presunto pedofilo (dal dramma che nel 2005 fruttò il premio Pulitzer allo scrittore statunitense John Patrik Shankey).
• È una delle tre voci che doppiano Persepolis, il film d’animazione censurato in Iran e candidato all’Oscar (febbraio 2008).
• Direttore artistico dei nuovi progetti Sky.
• Ha smesso di fumare. «Smettere di fumare è stato come ritrovare una strada, come ritrovare un amico (me stesso) di cui avevo perduto le tracce».
• Dalla Mazzantini ha avuto quattro figli che hanno tutti per secondo nome Contento (o Contenta): Pietro Contento, Maria Contenta, Anna Contenta, Cesare Contento (Castellitto: «La contentezza è un bello stadio della vita. La felicità è isterica, c’è sempre la paura di perderla, è più sudata»). «Con loro non voglio fare l’amico. Come papà sono abbastanza ottuso, nel senso buono della parola. La cosa peggiore che potrei regalare a tutti loro è un papà troppo disponibile» (a Roberto Alessi) [N20 3/11/2011].
• «Sergio Castellitto è l’attore italiano che tutti i registi vorrebbero, Margaret Mazzantini è la scrittrice che con Non ti muovere ha vinto lo Strega: insieme fanno la coppia più invidiata del nostro panorama cultural-mondano» (Simonetta Robiony).
• Sulla vita di coppia: «Noi la normalità l’abbiamo perseguita. La mattina, quando esco per andare sul set, io dico: “Ciao, vado a lavorare”. Tutto ciò naturalmente non mi impedisce di coltivare la mia eccentricità di artista, ma restando dentro la rima, come si richiede a un poeta». Ma anche: «Vivo in un tranquillissimo, quotidiano terrore: se lascio in disordine mi prendo le lavate di capo come un ragazzino. Sono una star, guadagno un sacco di soldi, ma quando la sento rientrare in casa ancora nascondo col piede il calzino sotto il letto». Replica della Mazzantini: «Ti faccio tutto, preparo e disfo le tue valigie, difendo il tuo sonno coi denti, ti cucino spaghetti aglio e olio e quant’altro vuoi. Di’ quanto sono una moglie tradizionale in questo, anche se ti urlo “Ehi, star, non vedi come sto coi ragazzini, vieni qua!”».
Critica «Un cavallo di razza, il Roberto Baggio della recitazione» (Carlei).
• «Il più accreditabile successore di Marcello Mastroianni» (La Stampa).
• «Il nostro De Niro» (Alessandra Comazzi).
• «Riesce a trasmettere emozione. Attraverso le sue. E ti entra dentro con quegli occhi neri, fondi, profondi, un po’ rotondi, un po’ all’ingiù. Con quello sguardo di ragazzo agé, consapevole ma non per questo disincantato» (Micaela Urbano).
• «Non è un divo, non è un sex-symbol, insomma non è una “immagine”. È qualcosa di più raro e complesso. È un attore-autore, e da prima di passare alla regia, per la sicurezza e la disinvoltura con cui sa mettere qualcosa di suo, talvolta di segretamente suo, nei personaggi più diversi. È un attore di solida formazione classica, con anni di studi e di palcoscenico alle spalle, trasformatosi come pochi in “animale” cinematografico. Ma è anche il professionista coraggioso che quando ruoli e film interessanti scarseggiavano ha preso il cappello per andarsene all’estero. Accettando anche piccole parti, o autori alle prime armi, pur di scoprire altri mondi e rimettersi in gioco» (Fabio Ferzetti).
Frasi «La Dolce vita è il film grazie al quale ho capito che volevo fare questo mestiere».
• «Il mio sogno sarebbe fare un film coi fratelli Dardenne. E poter girare un’immagine, anche un’immagine sola, con Bernardo Bertolucci. Allora sarei felice».
• «Ogni volta che comincio le prove di uno spettacolo o un film, cerco di sentirmi un po’ inadeguato al compito. Io non credo nell’immedesimazione, per carattere, per cultura, per preparazione, perché sono italiano. Credo nella rappresentazione, i miei maestri si chiamano Marcello Mastroianni, Gianmaria Volonté, Alberto Sordi. Ma cerco sempre il panico, l’incertezza, quell’adrenalina che accende l’immaginazione e la nutre. Un grande regista cecoslovacco, Otomar Kreijka, con il quale ho recitato in teatro Čechov e Strindberg, ci diceva: “Fatevi venire almeno una seconda idea perché la prima assomiglia sempre a uno stereotipo”».
• «Quando sono attore sono come un soldatino ubbidiente, sono sempre d’accordo con il regista anche quando non lo sarei, anche perché quando faccio il regista voglio che tutti siano d’accordo».
• «Amo gli errori: un attore che sbaglia a darti una battuta, un vuoto di memoria, un inciampo nel binario della cinepresa, è la vita che si fa beffa delle prove, del preconfezionato. Detesto gli attori che interrompono un ciak dicendo “scusate, ho sbagliato”. Vaffanculo! Non hai sbagliato, sono solo cambiate le regole, accetta la sfida che quel binario fra i piedi ti lancia. Ecco, è così che mi diverto, l’ho imparato dai bambini, che quando giocano s’impegnano, s’incazzano, ridono ma guai a chi interrompe il gioco».
• Nel grande attore «c’è la millanteria, il “millantattore”: si mettono in scena false verità. Le bugie le dicono i bambini e gli attori; gli adulti le menzogne. Noi siamo pagati per rendere credibili le bugie, diceva Mastroianni» (a Valerio Cappelli) [Cds 19/4/2012].
• «Non vedo l’ora di invecchiare, così si chiederà ai giovani chi somiglia a Castellitto» [ibidem].
• «Non amo il cinema che si occupa dell’attualità: bisogna far allontanare le cose, la realtà deve diventare simbolo» [ibidem].
Politica «Sono dispiaciuto ma io non sento di appartenere ad alcuna generazione, ad alcun esercito, a nessun gruppo di stile o di tendenza. Siamo tutti individualisti che cercano di caricare le proprie schede personali».
• Folgorato da Barack Obama: «Lui, per me, è stata la vera luce» (a Fabrizio Roncone) [Iod 22/10/2011].
• Nella primavera 2013 ha sottoscritto, insieme ad altri personaggi pubblici (tra i quali Furio Colombo, Margherita Hack, Franca Valeri), una petizione perché Emma Bonino fosse eletta presidente della Repubblica.
Vizi «Siamo come i coniugi Blair. Sembra che solo loro e solo noi si abbia il coraggio di fare un quarto figlio. In un altro ambiente sarebbe normale. Nel nostro no. Appare un gesto rivoluzionario».
• «Chi non ha mai rubato un libro non sa niente della vita» [Mariarosa Mancuso, Panorama 23/1/2009].
• Mentre la moglie scrive i suoi libri, si commuovono spesso entrambi, abbandonandosi a grandi pianti: «Diventiamo due psicolabili» [Rep 23/3/2009].
• Urla prima del ciak: «Due secondi prima di girare fa “Aaahh”, come se stesse per svenire. La prima volta ho pensato: “Ma che sta a fa’ questo?”» (Marco Giallini a Margherita Corsi) [Vty 5/12/2012].
Tifo Romanista. «Il calcio rappresenta qualcosa di più di una partita: è una metafora della vita, sono due schieramenti che entrano in guerra» (a Gabriella Greison) [SportWeek 3/11/2012].
• «Il ciclismo è il vero sport, io vado tuttora a fare grandi giri in campagna e, appena ci riuniamo, mi porto pure tutta la famiglia. Con il ciclismo misuri realmente te stesso e la tua capacità di stare in silenzio: grande dono, che non tutti hanno. Ma le vicende di Armstrong mi hanno fatto disamorare dei campioni di oggi, non seguo nemmeno più il Giro. Dopo Pantani, c’è stato il vuoto assoluto» [ibidem].