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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Igor Cassina

Seregno (Milano) 15 agosto 1977. Ginnasta. Medaglia d’oro alla sbarra alle Olimpiadi di Atene (2004), quarto a quelle di Pechino (2008). «Per vincere bisogna rischiare, ed io, rischio».
• «Ricordo che i miei genitori, visto il mio entusiasmo per la ginnastica, nel timore che mi impegnassi poco a scuola, mi dicevano: “Attento Igor, se torni da scuola con un’insufficienza, salti un giorno di palestra!”. Per me era la punizione peggiore. Per fortuna non è mai successo».
• «Non è un ginnasta scolastico, il perfetto esecutore di piroette nitide e usuali. Vince con la fantasia, il coraggio, il rischio. La sua immaginazione si spinge oltre, quasi fosse Spiderman» (Marco Ansaldo).
• «Dicono che in quei pochi istanti si spalanchi l’inferno. Il corpo vola, si contorce in aria, e quei pochi decimi di secondo in cui non sai se riuscirai a riagganciarti alla sbarra sembrano un’eternità. Non lo fa nessuno, solo lui, Igor Cassina. Per questo l’hanno chiamato così: movimento Cassina. Un marchio, un copyright. Una sfida alle leggi della gravità, un patrimonio della ginnastica. Qualche volta riesce, a Igor, il volo infernale che porta il suo nome. Qualche volta no: e stramazza a terra» (Mattia Chiusano).
• «Questo movimento che porta il mio nome è un doppio salto teso con avvitamento».
• Abbandonato momentaneamente il “cassina” dopo alcune cadute rovinose (ai Mondiali di Aarhus 2006 restò immobile a terra per 60 secondi), fu bronzo agli Europei 2007: «Nel mio sport, quando si insinua il dubbio di non saper fare più una cosa è finita: cominci a correggerti e a pensare. E sbagli il doppio».
• Laureato con lode in Scienze Motorie e dello Sport, è figlio di un produttore di mobili: «Con la ginnastica non si guadagna molto. Ma se hai un padre come il mio, con la sua fabbrica di sedie e mobili “Emilio e Carlo Cassina”, coi suoi dieci dipendenti a Meda, allora ti puoi davvero permettere di andare tutti i giorni in palestra».
• Nel 2011 il ritiro: «Mi sento pienamente soddisfatto e appagato da tutto quello che ho avuto nel corso della mia carriera. Ho realizzato tutti i miei sogni e non potevo chiedere più di quello che mi ha dato questo sport. Emozioni uniche e grandi gioie che, insieme alle fatiche e alle rinunce, mi hanno fatto sentire pienamente realizzato, come atleta e come uomo».