28 maggio 2012
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Biografia di Antonio Cassano
Bari 12 luglio 1982. Calciatore. Attaccante. Dal 2013-2014 al Parma. «La parola scusa, da quando sono nato a oggi e fin quando morirò non la userò mai».
• Vita Lanciato dal Bari, ha giocato con Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan e Inter. Nel 2011 al Milan ha vinto lo scudetto e la Supercoppa italiana. Con la Nazionale ha disputato gli Europei del 2004 (in gol contro Svezia e Bulgaria, fu certamente il migliore degli azzurri), quelli del 2008 (subentrato contro Olanda e Romania, giocò da titolare gli ultimi due match contro Francia e Spagna) e del 2012 (vice-campione d’Europa) durante i quali è stato sanzionato dall’Uefa con una multa di 15.000 euro per alcune dichiarazioni discriminatorie nei confronti degli omosessuali.
• «La sua simpatia, molto immediata, latina, lo avvicina a Maradona. Le sue origini, anche: da molto tempo l’Italia non aveva un campione nato povero, un ragazzo di strada cresciuto da una madre sola, Giovanna Perrelli, bidella al mattino e ambulante per poche altre lire» (Giuseppe Smorto).
• Con il padre Gennaro, che lo riconobbe ma lo abbandonò da piccolo e si fece un’altra famiglia e altri quattro figli, non ha mai parlato. Non è andato neanche al suo funerale il 3 gennaio 2010. «Gennaro, che i suoi doveri di padre si limitò ad assolverli quel 12 luglio, quando si presentò all’anagrafe per denunciare la nascita di un neonato che voleva chiamare a tutti i costi Paolorossi. Così, tutto attaccato, per quello che sarebbe diventato un altro segno del destino. Gennaro, un dipendente dell’Azienda per la nettezza urbana, tornò poi alla propria famiglia. Che non era la stessa di Tonino» (Gianni Mura) [Rep 2/2/2002].
• «Quando aveva dieci anni e giocava nella Pro Inter di Bari, faceva già impazzire i dirigenti. Una volta, in trasferta, si era messo in testa di voler giocare la partita non con le scarpe da calcio ma con le Timberland. Il presidente lo racconta ancora adesso: dovette fermare il pullman e saccheggiare un autogrill. Naturalmente non trovò le Timberland, ma ne scrisse il nome col pennarello su un paio di mocassini qualunque. (…) Da ragazzo, in un ritiro, bucò tutti i bicchieri di plastica alla mensa della squadra. Nessuno riuscì a bere, ma lui rise come un matto. Non ha mai sopportato la mediocrità. Nella Pro Inter arrivava davanti al portiere e si fermava. Chiamava urlando il presidente Rana e gli diceva: io a questo portiere non segno, è troppo scarso» (Mario Sconcerti) [Gds 20/3/2005].
• «Ci ho messo sette anni per fare tutta la media, e la licenza l’ho presa solo alla scuola serale. Non ero nato per fare il ragioniere. Si vede anche da come sto in campo, no? Io decido sempre all’ultimo istante, come mi viene una cosa, la faccio, i calcoli non sono per me. La mia vita è sempre stata solo il calcio. Quello delle pietre dure del mio quartiere, e poi dei campi di terra. Il primo prato verde l’ho visto a tredici anni, quando fui convocato per un’amichevole nell’antistadio contro la prima squadra, e ricordo la sensazione del pallone che frusciava».
• «Improvvisamente, a diciannove anni, si scopre ricco quasi come Paperon de’ Paperoni. Dopo il celebre gol all’Inter, con colpo di tacco, la Roma paga trenta milioni di euro per il suo cartellino, il cassiere di Trigoria gliene versa quattro ogni anno. E nessuno lo tiene più. Gli errori baresi (guida senza patente, velocità eccessiva) diventano poca cosa. Per il presidente Franco Sensi è “il ragazzo ribelle di una terra ribelle”. Ma a forza di scusarlo per la giovane età, questo Cassano non cresce mai. Eppure l’avvio in casa giallorossa dà speranze. Il gioiello barese prende una villa all’Axa, vicino a quella di Francesco Totti, e diventa l’anima gemella del capitano, copiandone persino i vestiti. Tutti contenti, ma incombe il programma C’è posta per te. Cassano, redarguito da un Totti vestito da vigile per la guida spericolata, chiude con la frase: “Seguirò il capitano fino a che Dio non mi chiamerà”. Quando si rivede in tv, Antonio storce il naso, è stato troppo umile e allora tronca l’amicizia con Totti. Qui comincia la fase Cassano-2. Capelli gialli, orecchino e catena d’oro al collo, il ragazzo si trasforma nel “Pierino la peste” di Trigoria» (La Stampa).
• Venduto al Real Madrid all’inizio del 2006, pochi mesi prima che le norme relative allo svincolo gli consentissero di andarsene da solo senza far incassare un euro a Sensi, nel 2006/2007 ritrovò come allenatore Fabio Capello, col quale a Roma aveva avuto molti scontri ma pure dato il meglio di sé. In breve ruppero definitivamente, il titolo spagnolo vinto vale giusto per gli statistici (giocò pochissimo, mentre i compagni festeggiavano lui stava in Italia).
• Grande rilancio nel 2008, ma continuando a dar di matto con numerose “cassanate”, su tutte quella del 2 marzo contro l’arbitro Nicola Pierpaoli che gli costò una squalifica di cinque giornate o la lite con Riccardo Garrone (allora presidente della Sampdoria, scomparso nel 2013, Cassano lo insultò negli spogliatoi davanti a mezza squadra urlandogli «Vecchio bocch…») che tra le altre cose determinò il trasferimento al Milan.
• «Ha cambiato sette squadre in 13 anni. Non si fida di allenatori, presidenti, giornalisti. L’unico di cui si fida è Giuseppe Bozzo, il suo procuratore che non ha mai pensato di cambiare» (Beppe Di Corrado) [Fog 11/7/2013].
• Il 30 ottobre 2011 fu vittima di un malore durante un allenamento (ischemia all’ipotalamo sinistro causata da un «forame ovale pervio cardiaco interatriale»), il 4 novembre fu sottoposto a un intervento chirurgico perfettamente riuscito. Dopo poco più di un mese ha ricominciato ad allenarsi.
• Due libri pubblicati con Pierluigi Pardo, Le mattine non servono a niente (Rizzoli, 2009) e Dico tutto (Rizzoli, 2010). «Sono il primo che ha scritto più libri di quanti ne abbia mai letti».
• Amori Sposato con la pallanuotista Carolina Marcialis (4 febbraio 1991, gioca col Diavolina Nervi), due figli (Christopher e Lionel). Matrimonio nella chiesa del Divo Martino a Portofino il 20 giugno 2010, lui emozionatissimo in abito blu, gilet e cravatta argento, orecchino di diamante; lei in un vestito di Odicini in seta rigida color panna, un nodo in forma di rosa a chiudere una vertiginosa scollatura sulla schiena. La festa all’Antica Abbazia della Cervara, concerto dell’amico Gigi D’Alessio e fuochi d’artificio.
• Ha fatto sapere di aver avuto tra le 600 e le 700 donne.
• Nel 2007, durante il Festival di Sanremo mandò 500 rose rosse alla Hunziker firmandosi A. C.
• «Una volta una donna mi ha detto: ”Scegli, o me o tua madre”. Non è stata una frase fortunata…».
• Religione «Io non sono credente, ma anche se non credo in Dio rispetto chi ci crede. In chiesa non ci sono mai andato, ma ho portato a lungo al collo una immagine di padre Pio. Non penso che ci sia contraddizione».
• Frasi «Tieni lo stesso vizio di tua madre: sempre con le gambe aperte» (a un avversario dopo un tunnel).
• «Non studio niente, sono gli altri che devono studiare me».
• «Le mattine non servono a niente».
• «Se mi svegliate alle nove mi offendo proprio, alle dieci mi incazzo, alle undici mi girano, a mezzogiorno si comincia a ragionare. All’una va bene».
• «A me dovrebbero dare il 22, il numero del matto».
• «Il calcio fa miracoli. Ero brutto, so’ diventato Brad Pitt».
• «Io non sono e non potrò mai essere Maradona, anche se pensavo di esserlo».