28 maggio 2012
Tags : Alessio Casimirri
Biografia di Alessio Casimirri
Roma 1951. Terrorista. L’ultimo brigatista latitante del commando che rapì Aldo Moro. Dopo essere stato a Cuba e in Libia, dall’83 vive in Nicaragua.
• Figlio di Luciano Casimirri, capo dell’ufficio stampa e portavoce di tre pontefici, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. «Fu Paolo VI in persona a celebrare la sua prima comunione. Chissà se avrebbe mai potuto immaginare che quel bambino sarebbe poi diventato uno dei rapitori di Aldo Moro... Per il quale il papa rivolse agli uomini delle Brigate Rosse un accorato appello per ottenerne la liberazione (Aldo Grandi) [L’ultimo brigatista, Rizzoli 2007].
• «A parlare di Casimirri come componente del commando di via Fani furono Valerio Morucci e Adriana Faranda: i due br dissidenti decisero di dissociarsi con un documento in cui per la prima volta indicavano solo con le sigle i nomi di 2 terroristi mai comparsi prima, cioè A.C. (Alessio Casimirri) e A.L. (Alvaro Loiacono). Ha avuto rapporti proficui con i servizi segreti. Con quelli dell’Est, a suo tempo, tra l’81 e l’82, essendo fuggito in Centroamerica dall’Italia passando per Parigi e poi Mosca. Si favoleggia anche di una sosta a Cuba prima di essere fraternamente accolto dal rivoluzionario Daniel Ortega a Managua. Ma l’ex terrorista ha stretto un qualche accordo anche con i nostri servizi. Era il 1993 quando due agenti del Sisde, Mario Fabbri e Carlo Parolisi, lo contattarono nel suo ristorante “Magica Roma”, locale alla moda nel centro della capitale nicaraguense. Il risultato si vide qualche mese dopo: quando la magistratura romana poté impiantare il cosiddetto Moro quinquies, il quinto processo sul delitto Moro, a carico di due soli imputati. Si chiamavano Germano Maccari e Raimondo Etro. I nomi li aveva fatti Casimirri» (Sta).
• La versione di Grandi sostiene che il lignaggio ne avrebbe facilitato la fuga: «Nel giugno 1987, sul tavolo di un dirigente del Sisde, Riccardo Malpica, arrivò un appunto riservato: “Fonte confidenziale solitamente attendibile ha riferito che i brigatisti latitanti Casimirri Alessio e Algranati Rita si troverebbero presso una missione cattolica dell’Africa centrale. Il loro espatrio sarebbe stato favorito dall’intervento di un soggetto che opera in Vaticano, probabilmente legato da vincoli di parentela al Casimirri”» (Aldo Grandi, cit.).
• «Ha avuto rapporti proficui con i servizi segreti. Con quelli dell’Est, a suo tempo, tra l’81 e l’82, essendo fuggito in Centroamerica dall’Italia passando per Parigi e poi Mosca. Si favoleggia anche di una sosta a Cuba prima di essere fraternamente accolto dal rivoluzionario Daniel Ortega a Managua. Ma l’ex terrorista ha stretto un qualche accordo anche con i nostri servizi. Era il 1993 quando due agenti del Sisde, Mario Fabbri e Carlo Parolisi, lo contattarono nel suo ristorante “Magica Roma”, locale alla moda nel centro della capitale nicaraguense. Il risultato si vide qualche mese dopo: quando la magistratura romana poté impiantare il cosiddetto Moro quinquies, il quinto processo sul delitto Moro, a carico di due soli imputati. Si chiamavano Germano Maccari e Raimondo Etro. I nomi li aveva fatti Casimirri» (Sta).
• Condannato all’ergastolo (estradizione non concessa). Oltre al rapimento Moro, prese parte, il 10 ottobre 1978, anche all’omicidio del magistrato Girolamo Tartaglione. «Per questo su di lui pendono sei ergastoli (mai un giorno di galera), emessi nel processo Moro-ter. Prima di darsi alla latitanza fece parte del servizio d’ordine di Autonomia operaia e gestì insieme alla moglie un’armeria vicino piazza San Giovanni di Dio, a Roma. Adesso fa il ristoratore, sospeso tra il suo locale storico a Managua, La Cueva del Buzo, e le battute di caccia subacquea a San Juan Del Sur, dove ha aperto il suo secondo ristorante, il Doña Ines» (Andrea Colombari, Rafhael Zanotti) [Sta 8/3/2010].
• Già sposato con Rita Algranati (vedi), in Nicaragua ha sposato, senza divorziare dalla Algranati, una Raquel García da cui ha avuto due figli.